Monta la povertà. E con essa la rabbia. La quarantena infinita da coronavirus evidenzia la crescita del disagio sociale degli italiani meno abbienti. Quelli che hanno perso il lavoro e gli altri che vivono (sarebbe più corretto dire vivevano) nel vasto mondo del sommerso. Presente soprattutto nel Sud del Paese. Persone, gente, che fa fatica a campare già alla terza settimana di quarantena obbligata. E sul disagio di alcune categorie si comincia ad avvertire l’alito forte delle mafie. Il soffio della criminalità organizzata, parimenti mortale. Si muore di coronavirus, ma c’è il rischio che, da qualche parte, si possa morire anche di fame. A fronte della meritoria iniziativa del Governo: cibo e buoni spesa alle famiglie in difficoltà. Quattro miliardi e trecento milioni per gli aiuti. Suona comunque oggi un tantino a mo’ di beffa lo slogan, la frase, che ha scandito ottimismo a futuro memoria in costanza di epidemia: "andrà tutto bene". La situazione rischia infatti di precipitare, è auspicabile che l’operazione "cibi e buoni spesa alle famiglie", affidata ai Comuni, funzioni da provvidenziale tampone. Detto con tutto il cuore e la sincerità possibile, da italiano vero. Parole di speranza nella marea di connazionali che ora comincia a fare fatica a campare. E a non morire di fame, mentre il Paese si avvia ad un ulteriore, inevitabile prolungamento della quarantena. Restate a casa, e le città senza vita, chiuse, blindate. Camerieri, operari, commessi: le nuove povertà già forma un esercito. La grande fame compagna, per fortuna, della grande solidarietà. Singoli cittadini, associazioni, grandi catene di distribuzione, piccoli esercenti: tutti impegnati, il Nord compreso, nel sostegno al Sud del lavoro sommerso (il nero, purtroppo) in grave difficoltà. Poveri al punto di non poter mettere qualcosa in tavola tutti i giorni. La serrata ha prodotto risultati disastrosi. A Palermo la rabbia è esplosa sotto forma di alcuni assalti ai supermercati. Il povero riempie il carrello e alla cassa si presenta non per pagare, ma per dire "non lavoro più, colpa del virus, non ho soldi, non pago". I supermercati sono ora controllati a vista dalle forze dell’ordine. Al Sud dove il reddito di cittadinanza voluto dai Cinque Stelle evidentemente non basta più. Certi assalti pare vengano suggeriti sui social da sedicenti gruppi rivoluzionari, ora monitorati con attenzione, come merita la loro pericolosità. "Lo Stato deve contrastare con fermezza comportamenti illegali che turbano l’ordine pubblico", non nasconde la personale preoccupazione e quella del Governo il ministro dell’Interno Luciana Lamorogese. La Protezione civile distribuisce da oggi pacchi alimentari. Fermenti di rabbia sono segnalati anche a Napoli e dintorni. Marzo se ne va con il suo carico di contagiati e di morti e aprile annuncia che per gli italiani non proprietari c’è l’affitto da pagare. E c’è purtroppo chi la casa l’ha già dovuta lasciare e dorme in macchina. Entrate zero, mentre il costo di un chilo di pasta è schizzato a dodici euro; frutta e ortaggi hanno subito aumenti fino al duecento per cento in un mese. Un’indecenza questa, che arricchisce il Banco Alimentare destinatario di un rotondo venti per cento in più di richieste. I nuovi poveri sono tutti sulla stessa barca: operai ed ex operai, bottegai, commessi, ristoratori, camerieri. A Roma, il titolare di una piccola impresa di costruzioni, lancia un grido d’allarme. Parole emblematiche, che sanno di denuncia. "Sono fermo da due settimane, ho cinque dipendenti con mogli e figli. Quello che mi spaventa è la mancanza di liquidità, se non ho i soldi non posso pagarli". Il vero problema è che la grande paura comincia a serpeggiare. L’auspicio è che non entrino in scena criminalità e usura. Leoluca Orlando e Luigi De Magistris, rispettivamente sindaco di Palermo e di Napoli, chiedono un "reddito di quarantena". Il presidente dell’Antimafia siciliana, Claudio Fava, avverte che "le periferie stanno diventando polveriere sociali, c’è il rischio che le mafie approfittino della situazione con la loro liquidità per costruire un welfare tra usura e corruzione". A Palermo, oggi, i carabinieri danno vita ad una iniziativa senza precedenti: busseranno alle porte delle famiglie più povere di un quartiere al limite, proibito alle forse dell’ordine, lo Zen. Spesa in mano, offerta da un ipermercato della zona. Ma la polizia? É in piena allerta, attenta a possibili eventuali scomposti sviluppi. "I clan mafiosi reclutano gli imprenditori in crisi". Il direttore dell’Anticrimine, Francesco Messina, ha inviato una nota a tutti i questori d’Italia. E un’allerta per le squadre mobili perché indaghino sulle nuove infiltrazioni mafiose nell’economia italiana al tempo del coronavirus. Il rischio di "ampi margini di inserimento della criminalità organizzata" viene ritenuto alto.

di FRANCO ESPOSITO