Un'odissea nell'odissea: quella degli italiani rimasti bloccati all'estero. Sono 35 mila, al momento, i nostri connazionali che sono riusciti a tornare a casa dall'inizio dell’emergenza Coronavirus. Ma in tanti, almeno in 50mila, sono ancora via, in attesa di fare ritorno. Prigionieri di una situazione ai limiti del paradossale con le operazioni di rimpatrio diventate complicate dal momento in cui il contagio si è esteso anche negli altri Paesi, trasformando l'epidemia in pandemia. Per capirci: l'unità di crisi della Farnesina viene tempestata ogni giorno di telefonate. Nell'arco di ventiquattro se ne sono contate almeno 7 mila e già questo, da solo, aiuta a rendere in maniera drammatica la dimensione del problema. D'altronde, è risaputo: gli uffici del ministero degli Esteri rappresentano uno di qui luoghi che, anche in tempi di grave emergenza sanitaria, non possono mai chiudere i battenti. Da qui il continuo andirivieni, fatto di appelli, risposte, pressioni. L'attività del Dicastero di Luigi Di Maio non prevede soste. Il vero problema, tuttavia, sono le frontiere. Molti Paesi le hanno chiuse nel tentativo di spezzare la catena della diffusione del virus. Per questo motivo la macchina messa a punto dalla Farnesina non sempre riesce a mettere tutti d'accordo o a soddisfare le mille e mille richieste che ogni giorno le piovono addosso. E così migliaia di italiani restano letteralmente alla mercé degli eventi. Tra loro c'è chi ha perso il lavoro e non sa più come pagare l'affitto e chi invece era in vacanza quando è esplosa la pandemia. Magari sono "costretti" a bordo di navi, oppure "sigillati" in hotel e scali aeroportuali (chiusi) in attesa di un ritorno che appare, di giorno in giorno, sempre più un miraggio. "Stiamo lavorando per risolvere i problemi di tutti. Sono giornate delicate ma stiamo rispondendo a questa crisi con tempestività", ha dichiarato Di Maio. Sarà. Resta il fatto che in tanti, in queste ore, si sentono abbandonati. A Dublino come alle Canarie. Ogni giorno vengono organizzati voli. Gli aerei partono vuoti da Roma e da Milano e rientrano pieni di persone che pagano regolarmente il biglietto. Adesso, però, potrebbe insorgere un problema. Le nuove regole impongono infatti di riempire gli aerei solo per metà, una fila sì e una no, lasciando un posto libero accanto ad ogni passeggero. Ma ci sono centinaia di voli già prenotati, che dovranno essere riorganizzati. E il rischio è che in questi viaggi le compagnie aeree non abbiano margini di guadagno e dunque decidano di non effettuarli. Che ne sarà, pertanto, dei "prigionieri" del coronavirus?