Il 20 marzo la Dr.sa Xihong Lin, del Dipartimento di Biostatistica di Harward, ha tenuto un seminario che si po’ trovare su Youtube, in cui viene descritto il lavoro di alcuni ricercatori cinesi (Wang et. al, 2020) che aiutano a capire, sulla base di quanto fatto dalla Cina, cosa si debba fare in Italia e nel mondo per contrastare la pandemia COVID-19 Sono dati importanti con cui dobbiamo rapidamente confrontarci. Al nostro paese serve una prospettiva di azioni concrete che permettano in tempi brevi di ritornare alla normalità, prospettiva che al momento attuale sembra mancare. Da questi dati possiamo ricavare un messaggio importante: dobbiamo implementare in Italia, costi quel che costi - la Fase 4 di Wuhan - e dobbiamo farlo al più presto. Cos’è la Fase 4 di Wuhan ? Come si collega a quello che è successo e che sta accadendo in Italia? Vediamo per sommi capi come si è sviluppata l’epidemia in Cina.

FASE 1

Inizio in Cina: 8 dicembre 2019. Evento identificazione del primo focolaio presso il mercato di Wuhan. Primi ricoveri, prime morti. Allarme ai vari livelli dell’organizzazione sanitaria prima in Cina poi a livello internazionale. Azioni: chiusura del mercato (1 gennaio). Prima organizzazione di accoglienza dei malati a Wuhan. Paragonabile a quello che è successo in Italia con i primi casi a Vo Euganeo e a Lodi intorno al 14 febbraio (primo morto il 22 febbraio). Differenza temporale fra Italia e Cina in questa fase iniziale: circa due mesi.

FASE 2

Inizio in Cina: 11 gennaio 2020. Avvengono spostamenti massicci per le festività del capodanno Cinese. Milioni di persone si spostano internamente in Cina e da e per tutto il mondo. Il sistema sanitario cinese, formatosi sull’ esperienza della SARS del 2002, si occupa seriamente dell’ epidemia, i casi aumentano senza sosta sia a Wuhan che in altre città e regioni cinesi. Il virus dilaga senza vere azioni di contenimento. Si può tentare un paragone con quello che è successo in Italia, tra il 30 gennaio (data dei primi due turisti cinesi ospedalizzati a Roma) ed il 23 febbraio data di chiusura delle prime due zone rosse. In Italia le piccole zone rosse vengono chiuse, ma gli spostamenti in tutto il resto del paese continuano inalterati. Differenza temporale fra Italia e Cina in questa fase: circa un mese e mezzo.

FASE 3

Inizio in Cina 23 gennaio 2020. Lockdown di Wuhan e di altre 15 città cinesi. Intervento durissimo di contenimento deciso dopo avere analizzato il tipo di evoluzione che caratterizzava l’epidemia. In pochi giorni 40.000 volontari provenienti da tutta la Cina, vengono coinvolti in questa fase e inviati in tutte le zone che sono state chiuse. Paragonabile, con quello che è successo a partire dal 4 marzo con il primo decreto di chiusura di molte regioni del nord, dal 7-8 marzo, data del decreto di chiusura dell’ intero paese, e dal 21 marzo, con l’inasprimento delle normative e definizione dei settori che devono fermare la produzione. Però con sostanziali differenze, a sfavore del caso italiano, relative al rigore e rapidità dell’implementazione e nel numero di persone a disposizione per le azioni collegate. Differenza temporale fra Italia e Cina in questa fase circa un mese e mezzo, con esiti dell’ intervento significativamente diversi a causa della difficoltà nell’ implementazione di norme così draconiane a livello dell’ intera nazione.

FASE 4

Inizio in Cina 2 febbraio 2020. Centralizzazione logistica ed informativa del trattamento di cura e gestione dell’ epidemia: organizzazione di centri di quarantena fuori casa, rafforzamento del controllo capillare di tutti i casi di contagio, raccolta dei malati presso i centri di quarantena, separazione fisica e protezione del personale sanitario spinta a valori limite. In Italia questa fase di centralizzazione non sembra ancora iniziata e siamo a fine marzo: ogni sera ascoltiamo attoniti i bollettini della protezione civile, si cerca di inasprire le misure già implementate ma non si discute, o per lo meno, non veniamo aggiornati su quale modello di gestione di questa fase stia venendo applicato dalla Protezione Civile. Quasi due mesi dopo che la Cina ha implementato la Fase 4, DECISIVA per debellare il virus, non abbiamo una chiara visione di che cosa ci aspetta nel prossimo futuro. Perché la fase 4 è decisiva? Basta guardare i tre grafici che seguono presi dall’articolo e dal seminario. Il fattore fondamentale per lo sviluppo dell’ epidemia è il tasso di contagio, il fattore R: misura quante persone infetta ogni nuovo contagiato. Se questo numero è più grande di uno, l’epidemia non si spegne e si procede verso l’immunità di gregge che vuole dire un numero enorme di morti e una durata complessiva dell’ epidemia che si misura in anni. Inaccettabile. Nella Fase 1 e nella Fase 2 in Cina questo numero era enorme, pari a R=3,9 (Figura 1). Se non si fosse intervenuti con il lockdown, il numero di contagi e di morti sarebbero esplosi in brevissimo tempo.

Figura 1: andamento dell’ epidemia in Cina nelle prime due fasi: R = 3,9. Nella fase 3, il lockdown cinese ha cambiato drasticamente la situazione portando R a 1,25 (Figura 2) Ma non sarebbe bastato perché l’epidemia continuava a svilupparsi, solo più lentamente. Notare il punto molto in alto il giorno 1 febbraio, che corrisponde ad una modifica del metodo di conteggio dei contagiati: l’andamento crescente rosa è ottenuto facendo una analisi che interpola tutti i punti fino al 2 febbraio. In questo modo è stimato un R pari a 1,25 tra il 23 gennaio ed il 2 febbraio.

Figura 2: andamento dell’ epidemia in Cina nella fase 3: R = 1,25.

Figura 3: andamento dell’ epidemia in Cina nella fase 4: R = 0,32.

E’ la fase 4 che è stata quella decisiva in cui si riporta decisamente R sotto l’unità, R=0,32. Non vi è motivo di pensare che in Italia nelle prime due fasi R non fosse compatibile con il valore cinese, circa R = 3.5-4. Certamente il lockdown italiano ha ridotto R ad un valore più basso, ma molto probabilmente più alto di quello cinese nella fase 3, che stimato a R=1,25. Se guardiamo la traiettoria della crescita dei contagi in Italia, oggi cresce più lentamente che in altri paesi, ma decisamente cresce ancora troppo, e non abbiamo assistito ad un marcato cambio di velocità di crescita dopo il lockdown. Abbiamo quindi urgentissimo bisogno dell’inizio della Fase 4 e di portare R ben sotto R=1, prima che il sistema collassi. Per cui le domande che ogni cittadino, scienziato, giornalista, gruppo di opinione, associazione, partito politico deve porre alla Protezione Civile, ai governi Regionali e Provinciali, ai responsabili dei sistemi sanitari, al Governo centrale sono: - Quando e come verrà implementata la Fase 4 della gestione dell’ epidemia, necessaria per raggiungere i risultati ottenuti a Wuhan? - Quali risorse umane e materiali vengono messe a disposizione a questo scopo? - Quale schema si sta seguendo per implementare la Fase 4 ? - Quanto si sta prendendo spunto dall’esperienza Cinese (oppure Coreana, Taiwanese che sono analoghe per molti aspetti) ? Ricordiamoci che la Fase 4 è per noi italiani è di gran lunga la più sfidante: il coordinamento tra le molteplici istituzioni e organizzazioni, i sistemi di comunicazione, i data base, i software, le differenze culturali, l’abitudine al rigore del dato, i protocolli, le verifiche del territorio, l’efficacia della comunicazione sociale, rendono il compito particolarmente difficile. Ma è su questo che occorre chiamare in causa tutte le risorse del paese: che siano volontari, civili o militari, impiegati pubblici o privati forzati all’inazione dal blocco in casa. Molte di queste attività si possono fare al computer o al telefono. Altre richiedono la presenza sul territorio. In generale serve un coordinamento centrale e chiarissime indicazioni su come procedere. Senza questo tipo di organizzazione certosina e paziente, le chances di vincere in tempi brevi contro il virus sono minime. Dobbiamo capire e ammettere che non abbiamo alternative, ogni tentennamento implica più morti, anche tra il personale sanitario, più ritardi, maggiori perdite economiche. L’Italia non è un sistema centralizzato come quello cinese, per cui è necessario attivarsi a tutti i livelli: è però vero che si tratta di regole elementari che possono essere fatte scalare dagli ambiti territoriali più piccoli a quelli più grandi. E’ responsabilità di governo, centrale o periferico che sia, organizzarsi per la Fase 4 coordinandosi fra le varie parti del sistema. Se il messaggio è chiaro ce la possiamo fare. Di questo, soprattutto di questo, forse solo di questo, dobbiamo discutere in queste ore decisive per il nostro paese. Altrimenti gli attuali enormi sacrifici di moltissime persone, in termini di perdite di vite umane e di perdite economiche, saranno vanificati perché l’epidemia non si fermerà, e potrà raggiungere una dimensione in grado di stroncare la forza e le risorse di qualsiasi paese o sistema di paesi, che si tratti dell’ Italia, dell’ Europa o degli Stati Uniti. Per cui: - Dobbiamo implementare in Italia, costi quel che costi, la Fase 4 secondo quanto appreso a Wuhan in Corea, ad Hong Kong, a Taiwan. - Dobbiamo farlo al più presto. Inoltre dobbiamo chiedere di essere regolarmente aggiornati su come la Fase 4 viene implementata, a tutti i livelli del nostro sistema: la contagiosità di questo virus è altissima, non dobbiamo lasciargli scampo e dobbiamo agire rapidamente correggendo gli errori più rapidamente possibile.

ROBERTO BATTISTON

FISICO, GIÀ PRESIDENTE DELL'AGENZIA SPAZIALE ITALIANA