Non si è registrato un solo caso di positività al Covid-19 in tutta la Costa d’Amalfi, da quando è scoppiata l’epidemia. Da Cetara a Positano, il tratto sembra essere “immune”, a differenza della vicina Penisola sorrentina dove si sono registrati una quindicina di casi. Ma qual è la ricetta adottata per proteggersi?

Più della immunità di gregge, in Costiera amalfitana si applica quella del pastore: sorveglianza al limite della ossessione, strade sbarrate come in guerra e gli oltre 150 residenti rientrati dall’estero o dal Nord Italia prelevati alle stazioni ferroviarie e agli aeroporti e condotti "coattivamente" in abitazioni separate da quelle dei familiari.

Il sindaco di Cetara, Roberto della Monica, descrive il metodo apparentemente brutale ma proficuo. "Sono venti giorni, ormai, che ho blindato i nostri accessi. Gli esercizi commerciali sono aperti soltanto di mattina e con gli altri colleghi sindaci della Costiera presidiamo la statale 163 fino al tramonto. Non si guarda in faccia a nessuno. I concittadini rientrati sono stati accompagnati coattivamente nelle loro abitazioni e vivono in modo separato. Li facciamo controllare anche due o tre volte al giorno: è come se scontassero una pena agli arresti domiciliari".

Anche la strategia di Andrea Reale, primo cittadino di Minori, è simile, con interventi mirati, come la sanificazione delle strade e kit per igienizzazione delle mani davanti agli uffici pubblici, e controlli a tappeto: "Ci siamo mossi non soltanto in tempo, ma molto prima che il Governo nazionale intervenisse con le sue prescrizioni".