Dal 1943 al 1969 è stato al centro del programma di armi biologiche degli Stati Uniti. Oggi rappresenta il comando medico dell'United States Army. Benvenuti a Frederick, stato del Maryland, qui si trova, su un'area di 490 ettari, Fort Detrick che adesso si è trasformato nel centro della speranza. Già diversi sono stati, tra pubblici e privati, gli istituti che hanno cominciato la loro ricerca per un vaccino efficace nella lotta al Coronavirus. Fort Detrick però ha molto di più: al lavoro nei laboratori infatti ci sono gli stessi scienziati che hanno contribuito a trovare gli antidoti per l'antrace e l'Ebola, solo per fare due degli esempi più eclatanti. Adesso si stanno impegnando in turni doppi per trovare una risposta a questa guerra. "I nostri ricercatori - ha spiegato il dottor Kathleen Gibson, capo della divisione servizi del U.S. Army's Medical Research Institute of Infectious Diseases (USAMRIID), in una intervista rilasciata a Fox News attraverso una finestra protettiva fatta di tre strati di vetro e indossando uno speciale equipaggiamento protettivo - prendono una parte del virus e lo immettono nelle cellule, cercando quello che le ucciderà".

Solo l'inizio di una ricerca, di uno studio che poi va avanti nei laboratori dell'U.S. Army, tra i pochi, in tutti gli Stati Uniti, con attrezzature specializzate in livello di sicurezza biologica 4 che consente agli scienziati di poter lavorare sui virus più letali. "Qui abbiamo la possibilità di condurre un maggior numero di studi contemporaneamente - ha spiegato ancora la dottoressa - possiamo far andare avanti le ricerche in parallelo, piuttosto che in sequenza e questo contribuisce ad accelerare i processi della scienza". I ricercatori di Fort Detrick hanno avuto bisogno di due settimane per far crescere, e di molto, il COVID-19 con la prima fiala del virus ricevuta dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) un mese fa. Da quel momento è stato avviato il sequenziamento genetico del Coronavirus utilizzando allo stesso tempo anche macchinari che sono in grado di provare i farmaci in modo veloce e su ampia scala.

"Qui abbiamo la possibilità di testare un elevatissimo numero di prodotti - ha sottolineato il dr. John Dye, capo della immunologia virale del USAMRIID - la maggior parte degli altri laboratori non dispongono di una simile infrastruttura. Attualmente ci sono almeno otto aziende che stanno sviluppando vaccini che possono essere tutti valutati per la sicurezza dell'essere umano. Avere più opportunità rappresenta la nostra migliore chance di poter combattere sostanzialmente questo virus". Tra i vari composti testati dai ricercatori dell'Army c'era anche la clorochina. "Siamo in grado di provare fino a 300 medicinali o composti alla volta - ha aggiunto il dr. Sheli Radoshitzky - li aggiungiamo usando un sistema robotico, quindi il trasferimento in bio-contenimento dove viene messo il virus".

È dal 1969 che questo labirinto di laboratori del Maryland è il principale sistema del Dipartimento della Difesa USA per la ricerca medica di difesa biologica. Ha collaborato, attivamente, con diverse aziende biotecnologiche come la Gilead per la scoperta di farmaci come il Remdesivir, un antivirale usato per combattere l'Ebola, che però potrebbe anche servire per il COVID-19. Inoltre USAMRIID si è unito al CDC, il NIH (National Institutes of Health) e compagnie farmaceutiche private per immettere sul mercato i medicinali scoperti. E questi ricercatori dell'U.S. Army stanno usando un equipaggiamento di protezione di livello 3, in quanto il COVID-19 è meno letale dell'Ebola, pur essendo altamente contagioso. Durante l'intervista con gli inviati di Fox News è stata mostrata anche una camera stagna dove i ricercatori vengono decontaminati alla fine dei loro turni. Si tratta di docce chimiche ad alta pressione che hanno una funzione simile a quella di un autolavaggio, con i ricercatori che si lavano indossando le divise protettive. "Il vaccino contro l'antrace, la peste, Ebola - ha aggiunto il dr. Dye - qui abbiamo contribuito a svilupparli, questo per dire che c'è una lunga storia oltre mezzo secolo".

L'istituto dell'U.S. Army sta inoltre usando i laboratori degli starnuti, una tecnologia inventata propri lì, per verificare come il virus si diffonde nell'aria. "Imita lo starnuto di qualcuno che passa vicino a te per strada - ha spiegato il maggiore Sabrina McGraw, scienziata del Center of Aerobiology - il vortice del virus nelle piccole gocce che vengono così respirate dalle narici e alcune riescono a superare le protezioni, penetrando nei polmoni". Ma quali sono le possibilità di trovare il vaccino? "Queste donne, uomini, i nostri ricercatori sono stati qui anche prima e hanno prevalso - ha commentato Ryan McCarthy, Army Secretary - Troveremo questo vaccino e alla fine vinceremo".

Sandra Echenique