Università sinergiche. Succede a Pisa, tre atenei si mettono insieme per creare una barriera a difesa delle false notizie sull’epidemia in Italia. Le fake news che impestano il web senza soluzione di continuità. C’è di tutto, dalla scoperta di cure e medicinali presunti miracolosi in grado di debellare il virus, ai dati statistici, al sempreverde avviso di realtà nascoste dai poteri forti, fino ai consigli su come rigenerare la mascherina chirurgica. Un inferno di scemenze, comunque capaci di attrarre, sedurre, interessare gli allocchi che ci credono. Pisa si è perciò attrezzata: l’Università, Scuola Superiore Sant’Anna e Scuola Normale Superiore sono impegnate, con grande immediato successo, nel delicato esercizio di scovare le bufale giornaliere imperversanti sul web. Venticinque gli studenti impegnati, mentre il virus viaggia anche sui nostri clic. E ad ogni link mitragliate di tweet fasulli, ammiccanti e bugiardi, contribuiscono ad accrescere la possibilità di registrare comportamenti scorretti e incrementare l’eventualità di contagi.

Gli studenti di Medicina e Biotecnologie affidano la preziosa loro opera a un video-decalogo e a un sito dove sono raccolte tutte le segnalazioni. Una battaglia comunque complessa contro la disinformazione. Combattuta dal team "stopcovid19", composto appunto da studentesse e studenti dei tre atenei di Pisa. Il video-decalogo contiene le istruzioni per riconoscere le notizie false. Il gruppo dei 25 ha aperto anche alcuni canali per raccogliere e diffondere materiale proveniente da fonti ministeriali e organizzazioni internazionali. Spiegano i componenti di questa autentica task force anti bufale: "Chi condivide sui social media, e in ogni altra forma, notizie false, fuorvianti o non verificate, rende più difficile la lotta alla diffusione del coronavirus". Un fenomeno molto particolare, del tutto particolare, in queste ultime settimane, da quando la pandemia è oggetto del pensiero quotidiano.

Tutti i contenuti di tutti i messaggi veicolati attraverso in canali di comunicazione di massa sono polarizzati su un unico argomento. Il virus, che chi se non lui, stramaledetto invisibile nemico. Sul conto del quale circolano montagne di informazioni false, inesatte, fuorvianti. Fake news che spingono chi ha la sventura di imbattersi in esse ad adottare comportamenti irrazionali. Peggio ancora, dannosi per il singolo cittadino e per la comunità in generale. È questo il motivo che ha spinto i tre atenei pisani a coalizzarsi, a mettersi insieme, a fare squadra e sistema. Una felice idea. Il video è realizzato in italiano e in inglese. Fornisce alcuni consigli, molto semplici, su come individuare una bufala e a starne lontani. Le bufale come il virus: è più facile evitarle se ce ne teniamo lontani, proteggendo noi e la nostra salute mentale. Il team dei 25, lo "stopcovid19", passa a setaccio la rete per trovare le bufale più evidenti. Autentiche castronerie che finiscono per risultare fuorvianti. Il team effettua interventi di bonifica delle indicazioni sbagliate, partendo da un presupposto fondamentale: "in certi casi una cattiva informazione è molto peggio di nessuna informazione".

Il messaggio è chiaro, dall’inequivocabile significato. Singolarmente non sarebbe possibile arginare il fenomeno delle bufale giornaliere. Necessita un contributo corale, di quale, qual è appunto il team degli studenti degli atnei pisani, iscritti ai corsi di Medicina e Biotecnologie. "Il lavoro corale permette appunto per imparare e riconoscere da subito una sospetta bufala e bloccarne la diffusione". Se vogliamo, si parla di un’azione praticamente simile a quella con la quale si blocca il coronavirus stando in quarantena. Il principio è questo, semplice e ineludibile. Prima di condividere una notizia sui social, riflettere un attimo e verificare la fonte. "L’unico modo per rallentare la corsa di una bufala". Il video preparato dagli studenti universitari pisani è un invito a prestare attenzione ai contenuti "che si ricevono attraverso i social media e a segnalarli qualora siano chiaramente fuorvianti". Pisa si compiace dell’iniziativa messa in piedi a beneficio di tutti. Consigli per evitare incauti dannosi acquisti. Sia pure sotto forma di consigli balordi. O informazioni fasulle.

Pare non sia questo il caso delle notizie provenienti da Prato. Dalla Chinatown di Prato, con le sue attività racchiuse in un dei due assi portanti, via Filzi. Dove si sarebbe verificato una sorta di miracolo: zero contagi. Ma sarà vero? Qualche sospetto gira a Chinatown, presa d’assalto da giornalisti e televisioni a metà febbraio. Con il ritorno a Prato dal Capodanno cinese si temevano contaggi diffusi. "Possibile che in una comunità così numerosa non ci sia neanche un positivo al coronavirus?", agita il forte dubbio personale l’ex assessore Aldo Milone, soprannominato lo sceriffo per le sue posizioni molto dure contro i cinesi soprattutto clandestini e sostenitore di una vecchia polemica sui cinesi "così chiusi in se stessi da non dar conto neppure dei morti, figurarsi dei contagiati". Allo sceriffo di Prato risponde il direttore del dipartimento della Asl Toscana centro, dati alla mano. "I numeri dicono questo, e io sto ai numeri".

Franco Esposito