L’unico posto che riunisce migliaia di persone e resta aperto anche nel regime di semi-quarantena decretato in Uruguay è il Mercado Modelo di Montevideo dove ogni giorno viene gestisce la rete della distribuzione ortofrutticola nel paese. Con una media di 3500 accessi giornalieri il Mercado rappresenta una delle pochissime eccezioni alle misure che stabiliscono il divieto di frequentare luoghi affollati proprio per contrastare la diffusione del coronavirus.

Ma le condizioni igienico-sanitarie dei lavoratori vengono rispettate? Cono Vallone, un immigrato della provincia di Salerno che lavora qui da più di quarant’anni, adesso ha paura. "Non hanno capito la gravità della situazione. Vedo in giro molti incoscienti, soprattutto i giovani. È stato fatto molto poco, la realtà è che siamo tutti esposti al contagio". Vallone fa parte di quella fascia della popolazione più a rischio: ha 68 anni e in base alle raccomandazioni del Ministero della Salute dovrebbe stare in isolamento a casa ma il suo lavoro non conosce soste come racconta con una straordinaria passione civile frutto di una vita di impegno e sacrificio.

"Sono cosciente del pericolo e infatti già da tempo ho ridotto gli orari e sto applicando diverse misure di precauzione: uso guanti, mascherine, gel alcolici e chiedo sempre con insistenza di mantenere la distanza anche se sono costretto a ripeterlo in continuazione e poi mi cambio anche i vestiti quando torno a casa. Tutti gli accessori li ho comprati io ma credo che il Mercado debba dare qualcosa a ogni locale perché c’è di mezzo la salute di tutti. C’è tanta gente anziana che lavora ma chi usa le protezioni è solo una minoranza. Questo settore non si può fermare" ripete diverse volte, perché "c’è tutta una catena coinvolta nel processo: i produttori che raccolgono la frutta e la verdura che seguono i tempi della natura e poi i venditori che la distribuiscono alla popolazione perché la gente non può restare senza mangiare. Il mio lavoro è molto particolare, ci devi essere per forza perché bisogna sempre controllare dato che c’è il rischio che qualcuno se ne possa approfittare: parlo in continuazione con i clienti e si stabiliscono i prezzi, sono tutte cose che per telefono non si possono fare".

3500 sono in media le persone che quotidianamente si recano al Mercado della calle Cadiz secondo i dati ufficiali anche se -assicura Vallone- i numeri possono essere molto più elevati dato che i giorni più movimentati come il lunedì, il giovedì e il venerdì "si possono raggiungere facilmente i 5mila accessi". La sfortuna ha voluto che il coronavirus arrivasse in Uruguay negli ultimi mesi di vita del Mercado Modelo, uno dei luoghi più italiani nella storia di questo paese che in passato ha saputo accogliere e integrare tantissimi connazionali come dimostrano i cognomi presenti ancora oggi nei suoi locali pieni di aneddoti e affetti familiari.

Inaugurata nel 1937 e gestita dalla Intendencia di Montevideo, la struttura ormai ha fatto il suo tempo e per questo sarà sostituita dal più moderno Parque Agroalimentario che dovrebbe aprire i battenti agli inizi del prossimo anno. "Il problema degli spazi rappresenta un ulteriore pericolo" segnale Vallone. "Qui abbiamo poco spazio, una situazione molto diversa rispetto ai mercati europei che ho visitato recentemente. La struttura è vecchia e non a caso a breve chiuderà.

Matteo Forciniti