Josh D'Amaro, presidente di Walt Disney World Resort, ha postato un video dove si vedono i dipendenti eseguire l'alzabandiera, all'interno di Magic Kingdom, uno dei parchi più celebri di Disney World, a Orlando in Florida. Così la bandiera a stelle e strisce continua a sventolare, ma attorno non c'è nessuno. "Mentre il mondo oggi sembra molto diverso - il post di D'Amaro - una cosa persiste, la bandiera americana vola ancora su Walt Disney World. Mi ha inspirato il fatto che ogni mattina i membri del team di security continuano a fare l'alzabandiera mentre stanno proteggendo il parco. È un simbolo, vuol dire che noi siamo ancora qui e non vacilleremo".

Hanno chiuso i parchi divertimenti più famosi al mondo, a tempo indeterminato. Non si sa quando riapriranno. Ma intanto anche qui stanno per cominciare i licenziamenti. La The Walt Disney Co. ha infatti annunciato che dal 19 aprile partirà la prima ondata e coinvolgerà quei lavoratori le cui prestazioni, al momento, non sono più ritenute necessarie. In ogni modo, questa la nota della Disney, anche chi sarà licenziato continuerà a rimanere un dipendente della compagnia. "Nelle ultime settimane - si legge nel comunicato - i decreti, obbligatori, emanati dai funzionari del governo, hanno di fatto chiuso la maggior parte delle nostre attività".

La nota emessa non specifica quanti dei 75.000 dipendenti di Disney World e i 31.000 di Disneyland (in California) saranno lasciati senza paga, anche se tra questi sarebbero inclusi dirigenti, salariati e impiegati retribuiti a ore e non appartamenti ai sindacati. In Florida Disney World, con 75.000 addetti, ha un record: il maggior numero di lavoratori in una unica sede, in tutti gli Stati Uniti. Unico sollievo, almeno per ora, anche i lavoratori che non saranno più sotto contratto continueranno a ricevere l'assistenza sanitaria completa, con i costi pagati dalla Disney. Inoltre quei dipendenti iscritti a programmi d'istruzione le cui tasse sono pagate dalla azienda continueranno a poter accedere ai corsi stessi senza dimenticare che i dipendenti avranno anche la opportunità di fare richiesta per un periodo di ferie retribuite.

È dalla metà di marzo che i parchi sono chiusi a tempo indeterminato e vista la situazione in tutti gli Stati Uniti, c'è la certezza che passerà ancora diverso tempo prima di rivedere Topolino e Minnie e tutti i loro compagni in azione. Solo Disney World accoglie oltre 52 milioni di ospiti all'anno, da ogni parte al mondo, il 'vacation resort' più visitato sul pianeta. Nel 2018 Magic Kingdom, che è stato aperto nel 1971, ha superato i 20 milioni, il più visto, seguito da Animal Kingdom (1998) con quasi 14 milioni, quindi Epcot (1982) a quota 12,5 milioni mentre gli Hollywood Studios (1989) hanno di poco superato gli 11 milioni. Ma non ci sono solo i parchi, infatti a Orlando esistono anche 36 resorts con un totale di 30.000 camere d'albergo, ma ci sono anche le cabins e i camping. Un vero mondo della vacanza racchiuso attorno alla città di Orlando.

Poi ristoranti 3000, con 350 chef: ogni anno Disney World serve 10 milioni di hamburger, 6 milioni di hot dog e oltre 4 milioni di chilogrammi di patatine fritte, senza dimenticare le bottiglie e lattine vendute: 13 milioni per l'acqua e addirittura 75 milioni per la Coca-Cola. Ci sono 400 bus e 12 treni a monorotaia, che da quando sono entrati in funzione hanno registrato abbastanza chilometri per percorrere 30 volte il giro del mondo e quotidianamente trasportano oltre 150.000 passeggeri. E sempre per restare al 2018, solo dai parchi, la Disney ha generato circa 20,3 miliardi di dollari, un record guardando gli ultimi dieci anni. Ma la chiusura, a tempo indeterminato, solo a Orlando, provoca, è stato calcolato, una perdita al giorno di 38 milioni di dollari (mediamente sono 159.754 i visitatori) cifra che comprende ingressi, parcheggio, hotel, cibo, bevande e merchandise dei quali $19,3 milioni per i tickets d'entrata, $10,6 milioni per gli alberghi, $7,9 milioni per magliette, cappellini e tutto ciò che è firmato Disney.

Ma non si devono dimenticare i $500.000 che quotidianamente venivano incassati per i parcheggi, calcolando 20.000 auto, che poi è solo la metà della capienza. E come Disney, anche gli altri grandi parchi sono stati costretti a seguire la stessa dolorosa strada: a cominciare da Universal Studios, le cui perdite sono calcolate in 10,79 milioni di dollari al giorno e poi da SeaWorld Entertainment, quest'ultima già con il 90% degli impiegati licenziati dei 4.700 a tempo pieno e 12.000 part time (ai quali si devono aggiungere i 4.000 stagionali) con, complessivamente, 12 sedi chiuse. E ovviamente tutto si ripercuote sul turismo della Florida.

Roberto Zanni