Il dibattito sul Mes tiene alta tensione nella maggioranza di governo. Ma non solo lì. Perché anche nel M5S le acque paiono particolarmente agitate. A fare rumore è stato l'affondo dell'ex deputato Alessandro Di Battista sull'eventuale utilizzo del fondo salva-stati. Un intervento a gamba tesa, quello del Dibba, che rischia ora di scatenare un dibattito al fulmicotone. Al centro dello scontro-confronto, manco a dirlo, l'utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), per provare a trascinare l'Italia fuori dalla crisi economica in cui l'ha precipitata l'emergenza scatenata dall'epidemia di coronavirus. Mentre, infatti, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio parlava di "falso dibattito" sul tema e sottolineava che servono comunque 1.500 miliardi, ecco arrivare il pressing dell'ex leader pentastellato: "Vogliono l'Italia all'angolo" ha detto Di Battista. "Bisogna dire no al Mes e giocare nell'Ue il rapporto privilegiato che l'Italia ha con Pechino". Immediata la replica dal Pd, con Andrea Romano, deputato Pd e membro della Commissione Esteri di Montecitorio, che ha bacchettato duramente l'ex parlamentare: "ci vuole servi sciocchi del totalitarismo cinese". A ruota, il renziano Faraone che ha chiesto al premier Conte (ed allo stesso Di Maio) di prendere le distanze dalla posizione di Dibattista. Il reggente grillino Vito Crimi, infine, ha sbottato "Conte è saldo, nessuna crisi sul Mes". E Calenda, dal canto suo, ha rilanciato: "serve unità nazionale, non si governa con Dibba".