#iorestolibero: sarà questo il grido che quest’anno risuonerà nelle case degli italiani che, per la prima volta dopo settantacinque anni, celebreranno in casa la Festa della Liberazione. Il 25 aprile del 1945 Milano veniva liberata dal giogo del nazi-fascismo; era l’ultimo atto della ‘Resistenza’, la rivolta popolare degli italiani che avevano combattuto il fascismo, reo di aver soppresso le libertà democratiche, di aver approvato le leggi razziali e – soprattutto – di aver condotto l’Italia a fianco di Hitler in una guerra che provocò soltanto morte, distruzione e povertà. Questo 25 aprile avrà senza dubbio per tutti noi un significato diverso: sarà una festa della "liberazione" da un nemico diverso, anche se altrettanto insidioso e mortale di quello di 75 anni fa: il "Coronavirus", ribattezzato Covid19 dagli scienziati. Migliaia di italiani di ogni credo politico e classe sociale hanno sottoscritto l’appello #iorestolibero per dare alla ricorrenza di quest’anno dei connotati nuovi, senza perdere né dimenticare i valori di libertà e democrazia che sono alla base di questa festa nazionale di tutti gli italiani. Accanto alla lotta al virus, l’appello ha individuato altri due "nemici" da sconfiggere: il riscaldamento del pianeta e le disuguaglianze socio-economiche. Tutti aneliamo in questo momento ad un mondo diverso, libero dalla pandemia e dalla privazione della nostra libertà di movimento e relazioni sociali. L’invasione planetaria da parte del virus ci ha insegnato e ammonito ad avere cura di una terra che mai come in questi anni è stata vicino al collasso, invitandoci a percorrere un modello di sviluppo alternativo ed ecosostenibile. Altrettanto esplosivo è un mondo sempre più ingiusto e diviso socialmente, tra Paesi ed aree geografiche del pianeta e all’interno delle singole nazioni. Davanti alla recrudescenza del virus abbiamo compreso meglio di non essere onnipotenti di fronte ad una natura che può riprendersi in qualsiasi momento il sopravvento sopra l’umanità; la libertà perduta, poi, ci sta facendo riscoprire i valori di autonomia, indipendenza e autodeterminazione ai quali tutti eravamo abituati e oggi facciamo giustamente fatica a rinunciare. Per tutti questi motivi il 25 aprile del 2020 è, oggi più che mai, il Natale della democrazia; una democrazia nata sulle ceneri del nazi-fascismo e fondata sui valori della nostra carta costituzionale, frutto di tutte le culture democratiche che diedero vita alla Resistenza e fondata sul lavoro e la libertà. Il 25 aprile è anche la festa della speranza e della ricostruzione. Ci sarà un’Italia da ricostruire. Il Covid19 non ci ha lasciato solo una terribile lapide con decine di migliaia di morti; la pesante eredità del virus sarà un lungo e forse drammatico periodo di recessione economica. Noi italiani dovremo affrontarlo, come ci ha giustamente chiesto il Presidente della repubblica Sergio Mattarella, con lo stesso spirito di unità e abnegazione che caratterizzò il periodo del dopo-guerra e che fece sì che l’Italia diventasse dopo alcuni anni una grande potenza politica ed economica, pilastro della costituenda Unione Europea. A questa ricostruzione gli italiani nel mondo sapranno certamente garantire il loro apporto; anzi, sono convinto che la ricostruzione avrà nelle comunità che vivono all’estero uno dei fattori-chiave di successo: dalla ripresa dell’export e del turismo alla valorizzazione della cultura e della formazione. Costruiremo insieme, così, un’Italia ancora più giusta e forte; sconfiggeremo il virus con la partecipazione di tutta la comunità ‘italica’ che vive dentro e fuori dai confini nazionali e che si riconosce nei valori di libertà e democrazia che sono alla base della Festa della Liberazione e della nostra Costituzione.

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