Più di quattromila chilometri in bicicletta nella sterminata Patagonia di Cile e Argentina: alle sue performance musicali, Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti aggiunge ora un documentario girato dal vivo nel cono sud del pianeta latino-americano. Si intitola "Non voglio cambiare pianeta" ed è visibile in esclusiva su RaiPlay, la piattaforma digitale della televisione di stato italiana. In tutto quaranta giorni di pedalata da Santiago del Cile a Buenos Aires, attraverso deserti, coste oceaniche, parchi nazionali, le cime delle Ande, le pampas sterminate, i villaggi sperduti e la grande città.

Il cantautore, che vive isolato a Cortona, su un colle a circa 600 metri d'altezza, possedeva già nel suo spirito la capacità di potersi estraniare dal mondo. Diviso in sedici puntate online, della durata di un quarto d’ora ciascuna, il film di Jovanotti è una sorta di viaggio nel viaggio con musiche, incontri, panorami, scorci incredibili, salite ardite, discese mirabolanti e tanto sudore per consentire al pubblico di condividere l’avventura umana e sportiva che il cantante romano-toscano ha vissuto pochi mesi fa tra Cile e Argentina. Un tragitto quasi in solitudine, a parte due operatori, che ha anticipato il distanziamento sociale ai tempi del coronavirus.

"Tra gennaio e febbraio scorsi ho fatto un viaggio in bicicletta nell’altra parte del mondo, – ha dichiarato Lorenzo, - sono tornato e il mondo era diventato un altro mondo. Ho fatto un viaggio per cercare un po’ di isolamento nella natura. Sono rientrato e mi sono trovato dentro ad un altro isolamento, questa volta obbligato dalla natura stessa. Ho fatto un viaggio per prepararmi al futuro e sono tornato impreparato a questo presente, ma ripensando a quei 4.000 km a pedali mi rendo conto che neanche uno di quei chilometri è andato perduto, perché mai come oggi è chiaro a tutti che la nostra vita è un grande viaggio pericoloso nell’ignoto, anche stando chiusi in casa. Con RaiPlay abbiamo scelto di realizzare questa specie di ‘serie tv adesso, di non tenerla ferma, per avere sulla piattaforma un contenuto inedito, leggero, sorprendente che può far piacere a qualcuno che in queste settimane ha voglia di qualcosa di diverso e di nuovo. Una esperienza che non consiglierei, ma per me è stata bellissima".

Jovanotti ha scelto di cimentarsi sulla Panamericana, la strada che dall'Alaska arriva in Terra del Fuoco lungo le Ande: "La bici ti porta in luoghi in cui non saresti mai stato. Ho avuto continue epifanie, in quel mese e mezzo ho scritto tantissimo, ogni giorno è stato bellissimo. E non ho neppure mai bucato una gomma" racconta il musicista. Per lui è stato "un viaggio iniziatico" anche all’età di 53 anni con il trauma di rientrare all'aeroporto di Fiumicino con i medici in camice che prendevano la temperatura ai viaggiatori. Con l'aiuto di Michele Lugaresi e Federico Taddia, Jovanotti ha condensato sessanta ore di girato realizzate con una telecamerina "che pesa la metà di una mela". Ogni puntata ha una struttura semplice, alterna immagini dalla bici ad altre riprese a terra, con commenti e monologhi improvvisati sul momento, e si conclude con una poesia.

Una di queste, paradossalmente intitolata "Il pigro" di Pablo Neruda, dà il titolo alla serie. La musica, invece, è registrata a casa sua, dopo il rientro, con gli strumenti e gli accorgimenti della quarantena. Una formula nuova tra cinema, viaggio e musica che lui definisce "docu-trip" soprattutto sapendo che Jovanotti ha toccato quota 4.800 metri sul livello del mare pedalando a tutta birra. Rammentando la sua ultima tournée Jovanotti sostiene che il documentario sulla Patagonia "è il negativo fotografico del Jova Beach Party, anche qui c'è il mare, addirittura l'oceano, e molta sabbia, ma in questo caso sono solo. Non ero partito con l'idea di farne una serie per RaiPlay, ma sono stati due mesi, o poco meno, di felicità estrema, dentro una natura bellissima che mi metteva alla prova dovendo passare metà giornata sui pedali con pochissimi incontri, ma tutti molto toccanti. Elena Capparelli, direttrice di RaiPlay, dice di aver conosciuto Jovanotti all'ultima puntata di "Viva RaiPlay", il programma di Fiorello di cui è stato ospite.

"In questi mesi - racconta Capparelli - anche noi abbiamo fatto tanta strada. Abbiamo fatto il record con 5 milioni e 814 mila visualizzazioni, 2 milioni e 215 mila visitatori e 1 milione e 605 mila spettatori, nell'ultimo mese abbiamo avuto più di 14 milioni di spettatori, il doppio di quelli registrati nello stesso periodo del 2019. Ora speriamo di fare anche altre cose con Lorenzo e con la musica, nella consapevolezza che il live è insostituibile" Jovanotti sembra contento di questa nuova esperienza fatta di immagini: "Sono uno che gli assembramenti li ama: le mie giornate in casa sono montagne russe di emozioni e di umori. Viaggiare poi è sempre stata la mia grande passione, da prima della musica. Anche alla mia età, tutti gli anni sono anni della formazione, fino all'ultimo minuto, come Picasso. Da piccolo sognavo di viaggiare ma non lo facevo, ora lo faccio e mi rendo conto che mi porto dentro il bambino di allora. Ogni viaggio che faccio è un modo per allontanarmi da Roma, dal Vaticano, da dove sono nato. È un modo per ritrovare Roma. Noi musicisti torneremo a fare il nostro mestiere nella fase quattro del coronavirus, chissà quando. Ma intanto mi piace pensare che il mio ‘docu-trip’ sia un tutorial per la fase due, in cui potremo di nuovo uscire, ma mantenendo le distanze, in cui potremo immergerci nella natura e tornare a fantasticare".

di MARCO FERRARI