"Fermi tutti, siete troppi, dobbiamo interrompere la funzione". I carabinieri irrompono in chiesa, il funerale è appena iniziato. La famiglia attonita assiste alla scena. Sono seduti nei primi banchi, a distanza di sicurezza, superando la naturale propensione a stringersi nel dolore. Gli uomini dell’Arma fermano il sacerdote, cominciano la conta. "Uno, due, tre … 15, 16.. siete più di 20, e poi ci sono quegli altri due lì sulla soglia, che non si capisce se vogliono entrare. Comunque siete più di 15 persone, in aperta violazione del dpcm".

Bisogna disperdere l’assembramento e procedere al verbale. Il prete invita il chierichetto a rientrare in sagrestia, al badante che ha accompagnato il nonno in chiesa viene chiesto il favore di aspettare fuori, un amico di famiglia lancia un bacio e si accomoda all’uscita, due cognati si guardano negli occhi e decidono: "Seguo io fino al Vangelo, poi esco, così tu entri e segui fino all’incenso e all’acqua benedetta". Altri quattro si offrono di uscire dalla chiesa quando entreranno i quattro dipendenti dell’agenzia funebre per portare a spalla la bara. Ora si può ricominciare… Il grottesco che emerge dall’ossessione regolatoria con cui il Governo si prepara ad affrontare la Fase 2 non mette limiti alla fantasia, senza scomodare i "15 uomini sulla cassa del morto" di Robert Louis Stevenson.

E fermiamoci ancora prima di immaginare funerali per inviti o selezionati in base a chi ha scaricato la App "Immuni". Il problema di fondo è voler regolamentare tutto, stabilendo un tetto di presenze per i riti funebri, che si svolgano nell’immensa San Giovanni a Roma o nella piccola parrocchia di paese. È impensabile, come è impensabile immaginare le forze dell’ordine impegnate nei controlli chiesa per chiesa. Chissà se, invece, trattare gli italiani da adulti e dare 5 regole chiare, di buon senso, fosse sufficiente: state ben distanziati in chiesa e fuori, portate le mascherine, evitate strette di mano e abbracci, niente fiori ma opere di bene … e condoglianze. Chiunque abbia vissuto in prima persona il funerale di una persona cara sa quanto importanza abbia la condivisione del lutto con parenti e amici anche nel momento della cerimonia. Per molti lo stordimento delle presenze, degli abbracci, dei baci, delle parole è un grande aiuto ad affrontare il momento più difficile.

Dà anche il senso di quanto il compianto e i suoi familiari abbiano costruito in vita in termini di legami, di rapporti, di amicizie, è il vero senso dell’accompagnamento alla morte. Per chi crede, poi, il rito di passaggio è un momento solenne. Vietare il rito funebre è stata una delle rinunce più dolorose dovute alle restrizioni per la pandemia di Covid-19, tanto più in giornate cupe, lugubri, scandite dalla conta delle vittime e delle persone a rischio di morte. Consentire nuovamente che si svolgano sarà una delle nuove conquiste della Fase 2 e c’è una coda impressionante di funzioni che attendono di essere celebrate. Saranno come sempre riti dolorosi e accorati, non chiediamo alle famiglie di dover studiare un manuale di istruzione per celebrarli. E pensiamo che forse la Chiesa cattolica, così come le altre confessioni religiose, ha una storia e un’organizzazione tali da garantire al pari di un’impresa o di un tabaccaio che le fondamentali regole di salvaguardia della salute delle persone vengano osservate anche nei luoghi di culto.

di CARLO RENDA