Prima il messaggio infastidito, stizzito, in cui rimarcava su Facebook di doversi occupare di cose più importanti del calcio, vale a dire di "tutti gli altri sport e dei centri sportivi (palestre, centri danza, piscine, ecc) che devono riaprire al più presto". Poi il dietro-front. Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, nel corso della trasmissione di Rai 1 Frontiere, cambia registro: "Sono speranzoso che la Serie A possa tornare, me lo auguro e sarebbe surreale il contrario".

L'iter è tortuoso, ma delineato: "Il Comitato tecnico-scientifico ha già dato l'ok per gli allenamenti individuali degli sport di gruppo dal 4 maggio, poi il 18 partiranno gli allenamenti collettivi se verrà approvato dallo stesso Cts il protocollo Figc. Sono fiducioso, entro la fine della settimana dovremmo avere un responso".

Quindi al Corriere della Sera: "Farò di tutto perché il campionato di serie A possa riprendere in sicurezza, da ministro dello Sport sarebbe surreale se non fosse così. Allo stesso tempo però non vi posso dire adesso se tra un mese o a metà giugno si potrà andare in campo. L’alternativa era chiudere tutto in anticipo come in Francia, ma nessuno vuole farlo. Se non si giocherà ci sarà una valanga di ricorsi? Speriamo che non siano proprio necessari”.

Certo, dipenderà anche dall'andamento della curva dei contagi, dalla situazione complessiva del Paese, dalle condizioni legate a un'eventuale riapertura. Eppure, dopo la sfuriata che aveva gelato non solo o non tanto gli appassionati di calcio, quanto i 300mila lavoratori che attorno a questo sport orbitano, adesso Spadafora apre nuovamente a una possibile ripresa. Insieme a palestri, centri danza e piscine, ovviamente.