Gli olandesi non demordono. In vista dell’Eurogruppo di venerdì, che dovrebbe ratificare le caratteristiche della nuova linea di credito sulla pandemia istituita nel Meccanismo europeo di stabilità (giovedì verranno messe a punto da una nuova riunione degli sherpa), il ministro delle Finanze de L’Aja Wopke Hoekstra invia una lettera al Parlamento olandese con quelle che secondo il governo devono essere le condizioni di accesso ai prestiti del Salva Stati.

Sono cinque. In sintesi: firma di un "memorandum" d’intesa per impegnarsi a spendere i soldi del Salva Stati solo per l’emergenza sanitaria e stabilire un controllo europeo sulle spese. E poi: "analisi dei rischi per la stabilità finanziaria e sostenibilità del debito" del paese che chiede il prestito. E inoltre: durata "breve" dei prestiti. E’ la conferma che gli Stati membri hanno ancora molto da discutere sulle caratteristiche della nuova linea di credito decisa dall’Eurogruppo dello scorso 9 aprile e con operatività a partire dal primo giugno, insieme al resto del pacchetto di 540 miliardi di euro (Bei, piano Sure della Commissione).

Va detto che, se venerdì ci sarà un accordo, un board dei governatori del Mes il 14 maggio potrebbe decidere di rendere operativa la nuova linea di credito pandemica già per quella data. Nel primo incontro degli sherpa (Euroworking group) la settimana scorsa, il governo italiano ha ottenuto che il controllo europeo sui prestiti concessi senza condizionalità si concentri solo sulla destinazione delle spese. Insomma che le risorse (2 per cento del pil, per l’Italia 36 miliardi di euro o poco più) vengano usate solamente per l’emergenza sanitaria. Nessuna troika, sorveglianza rafforzata, sarebbe a dire. Ma nonostante ciò, l’Olanda, paese rigorista e capofila dell’offensiva contro i paesi indebitati del sud Europa nelle trattative sulla risposta alla crisi, ci prova a piantare i suoi paletti.

Eccoli. Innanzitutto, scrive Hoekstra ai parlamentari del suo paese: gli Stati che chiedono il prestito del Mes devono sottoscrivere un "memorandum in cui si impegnano a utilizzare la linea di credito per sostegno al finanziamento interno dell’assistenza sanitaria diretta e indiretta, guarigione e i costi relativi alla prevenzione a seguito della crisi Covid-19".

"In secondo luogo – continua il documento inviato al Parlamento - la linea di credito sarà disponibile solo per la durata della crisi COVID-19. Terzo, la linea di credito per Stato membro sarà del 2% del prodotto interno lordo come punto di partenza". Il quarto punto è sui controlli. "Quarto – si legge - è importante che le procedure per la concessione di finanziamenti da parte del Mes, come previsto dal trattato Mes, vengano adeguatamente monitorate".

Per l’Olanda questo vuol dire: "Analisi dei rischi per la stabilità finanziaria, sostenibilità del debito e necessità di finanziamento". E’ una concezione ben diversa dall’interpretazione italiana, ferma al controllo solo sulla destinazione delle spese. La quinta condizione riguarda la durata del prestito. Anche qui, ci sono divergenze con il sud Europa che punta a prestiti di durata decennale e anche di più, per avere minor peso possibile sul debito. L’Olanda invece chiede che "le linee di credito siano più brevi" rispetto alla storia passata del Mes. "Dopotutto – scrive Hoekstra - la cosa riguarda prestiti a paesi che sono anche attivi sul mercato", che comunque offre prestiti "a tassi di interesse ragionevoli". Tradotto: chi ne ha bisogno, può chiedere anche al mercato e non solo al Salva Stati. Ecco perché, continua la missiva, "ci si può aspettare che i prestiti del Mes possano anche essere rimborsati in tempi relativamente brevi".

Il governo de L’Aja ha poi da ridire anche sul costo dei prestiti stessi. Il direttore del Mes Klaus Regling ha proposto di ridurre i tassi di interesse applicati generalmente dal Mes. L’Olanda accetta ma solo a condizione che siano superiori ai costi sostenuti dallo stesso Mes "per mobilitare le risorse necessarie". "I Paesi Bassi – conclude il ministro delle Finanze olandese nella sua lettera - hanno sempre sottolineato l’importanza di queste condizioni politiche, per assicurarsi che gli Stati membri emergano più forti da una crisi economica e finanziaria".

Insomma, L’Aja pianta i suoi paletti, nonostante il ruolo di mediazione tra nord e sud adottato dalla tedesca Angela Merkel. Si prepara un’altra settimana di trattative, a conferma che quanto stabilito dall’Eurogruppo del 9 aprile scorso non era tutto chiaro e senza incertezze, bensì ambiguo al punto tale da favorire diverse interpretazioni tra gli Stati, a seconda dell’interesse di ognuno. Non certo dell’interesse comunitario, o comunque non ancora.

di ANGELA MAURO