Il "caso migranti" scuote la maggioranza di governo. Nodo della discordia: la battaglia per la regolarizzazione dei migranti pagati "in nero" per il lavoro nei campi. Una battaglia di cui si è fatta portavoce la ministra dell'Agricoltura, la renziana Teresa Bellanova. "Non è una battaglia strumentale per il consenso. Queste persone non votano. Se non passa, sarà un motivo di riflessione sulla mia permanenza al Governo. Non sono qui per fare tappezzeria" ha spiegato la "pasionaria" di Iv a "Radio Anch’io", arrivando dunque finanche a minacciare le sue dimissioni qualora la sua proposta non dovesse essere accolta. Sul numero dei lavoratori coinvolti, al momento, non c’è però certezza. Si parla di circa 600 mila persone. Ma "non sono in grado di dirlo. Partiamo dai lavoratori nei campi, altrimenti qualcuno si dovrà assumere la responsabilità di far marcire i prodotti, e dalle badanti" ha spiegato la Bellanova. Con la ministra, schierati per la regolarizzazione degli irregolari, ci sono Pd, Italia Viva e Leu. Sul versante opposto, ecco invece profilarsi i 5Stelle che frenano, perché spaccati al loro interno sulla questione. Vito Crimi, capo politico del Movimento, ospite di "24 Mattino" in onda su Radio 24, ha provato a spiegare i motivi del no pentastellato: "continueremo a fare tutto quello che serve a fare emersione di lavoro nero, italiani o stranieri. Ma se c'è una sanatoria modello Maroni, Bossi, Fini e altri noi non ci stiamo" ha sbottato il leader grillino, provando così a mettere le cose in chiaro. Ma è tutta carne finita a cuocere sulla griglia rovente del dibattito politico. Non a caso nelle file dell'opposizione, c'è stato chi come Matteo Salvini ha alzato il tiro. "È allarmante che un ministro di un settore strategico come l'agricoltura minacci le dimissioni perché al governo stanno litigando sulla regolarizzazione di 600 mila lavoratori irregolari", ha sbottato il leader del Caroccio (a SkyTg24). "Che ci siano contrasti nel governo su questo è gravissimo", ha detto ancora il segretario della Lega, dicendosi fermamente contrario "a una maxi sanatoria di massa" perché, ha concluso "sarebbe un pessimo segnale nei confronti di chi ha sempre rispettato le regole".