Se Atene piange, Sparta non ride. Già, come potrete leggere dal reportage pubblicato oggi sul nostro quotidiano, sono tanti gli italiani bloccati anche in Argentina e che da mesi oramai non riescono a far rientro nel BelPaese. Qualche giorno fa abbiamo scritto, sempre dalle colonne di questo giornale, il grido d’allarme lanciato dai nostri connazionali che sono ancora in Uruguay. Lo stesso che lanciano dalla vicinissima Argentina altri conterranei. Insomma, anche nel feudo del sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo (ricordiamo che è di Buenos Aires) la situazione è davvero incandescente ed è abbastanza evidente come da un momento possa sfuggire di mano. Sono stremate e sfiduciate queste persone che in questo momento dovrebbero già trovarsi in Italia, ognuno nella propria residenza. Invece, come leggerete dalle parole di Carlo Collovà, giovane imprenditore siciliano anch’egli rimasto bloccato, si è arrivati davvero al teatrino dell’assurdo (pure con richieste economiche assurde per alcuni voli paventati e poi annullati), con vicende al limite dell’inverosimile che inchiodano anche la Farnesina alle proprie responsabilità. Che poche non sono (vero ministro Luigi Di Maio?). Il sentimento di questa gente è di assoluta sfiducia: si sentono, a ben donde, abbandonati al proprio destino dal governo e dai rappresentanti degli italiani all’estero. E leggendo quello che dicono e quanto a loro successo, il loro sfogo è comprensibile. Anzi, più che legittimo. Hanno addirittura messo in piedi una pagina Facebook dal nome ‘Bloccati in Argentina’, riportando storie davvero incredibili. Ma sono, in pratica, degli invisibili agli occhi dei governanti. Chiedono di essere aiutati e anche loro si appellano al buon cuore del sottosegretario Merlo. Anche loro lo invitano a destinare almeno parte dei fondi destinati al nuovo consolato di Montevideo alla ‘causa rientro’. "In Argentina comanda Merlo, non capisco perché non fa usare quei soldi per rimandarci a casa. L’Argentina è il Paese del Maie, il partito che ha fondato", si comanda sconsolato il 37 Francesco, da febbraio bloccato a Buenos Aires. Caro Francesco, ci sono tante domande cui è difficile avere risposte. Soprattutto se in questo momento la priorità per il sottosegretario è l’edificazione della cancelleria consolare, e non il bene dei propri connazionali.

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