La politica italiana è sempre stata un po’ bizzarra, specialmente negli ultimi tempi. Ma adesso sembra davvero un’edizione in reale di Walking dead: fantasmi si aggirano sulla scena, altri scompaiono, altri ancora sembrano del tutto abusivi. Il più illustre di questi camminatori fantasma è Matteo Renzi. Aveva in mano governo e partito. Li ha persi. Aveva il 40 per cento dei voti. Adesso rema come un disperato sotto il 5 per cento (ma forse anche meno). Ogni sei minuti rilascia una dichiarazione contro qualcuno o qualcosa. Subito si alza la ola dei suoi fan: bene, bravo, bis. Ma intanto i voti vanno da un’altra parte. E la politica è fatta di voti.

Zingaretti è uno scomparso. Era partito per andare da qualche parte, ma probabilmente si è perso lungo i binari della ferrovia. Non ha più dato notizie di sé. Qui sta accadendo di tutto, ma il segretario del maggior partito della sinistra non è reperibile. Anche se va detto che nessuno lo cerca con ansia. Si ritiene ovvio che sia assente, impegnato sa il cielo in che cosa e chissà dove.

I grillini sembrano tutti al parco giochi. Finalmente hanno soldi in tasca, vanno al ristorante. Un po’ per abitudine e un po’ per non perdere la mano, sparano su qualunque cosa passi loro davanti: a palle incatenate contro il Mes. Il documento in cui si spiega che cosa è il Mes consta di ben 60 pagine: inarrivabile, ingiusto, deve essere per forza un complotto. Altrimenti sarebbero bastate due pagine. Meglio imitare Crimi e farsi una bella dormita.

Matteo Salvini ha invece problemi con il cuore immacolato di Maria. Si deve essere stancata di essere tirata in ballo da questo mangiatore di tripli hamburger e quindi lo sta bersagliando come al tiro a segno nelle fiere di paese: tre palle un soldo. E ha già perso il 10 per cento dei voti che aveva questa estate. Alle sue spalle compaiono ancora manifesti con su scritto "Salvini premier", ma deve essere uno scherzo di Giorgetti, che lo piglia per il sedere. Per ripicca il Salvini si sta travestendo da statista: grisaglie orrende, ma sempre grisaglie comunque e non più felpe, in più occhialetti quasi cavouriani. L’Italia intera ride.

Sembra con il vento in poppa invece la Giorgia Meloni (sono Giorgia, sono una donna, sono una fascista), dalla Garbatella. Nemmeno lei sa perché, ma non importa. È giovane, urla più forte di tutti, i voti arrivano e la vita non è mai stata così bella.

E infine c’è Conte, il numero uno. Venuto dal nulla, si è specializzato in discorsi lunghissimi in cui non dice nulla: uscite, non uscite, state attenti, occhio al cane, fidanzate serie va bene, amanti meno, ma se proprio…

Giuseppe Turani