Mai come in questi giorni si è parlato di bunker per la sopravvivenza. Mai come in questi giorni il Coronavirus ha fatto schizzare i prezzi alle stelle. Nell'Indiana ci sono rifugi che possono ospitare fino a 80 persone: $35.000 a testa il costo. Poi ancora esclusivi bunker per milionari, capaci di resistere alla apocalisse: $1,5 milioni per circa 80 metri quadrati che possono diventare $4,5 milioni per quasi 335 metri quadrati. Ed è il listino della Atlas Survival Shelter nel Kansas.

Ma per trovare la più grande comunità di 'sopravvivenza' sulla terra si deve andare nel South Dakota. È della Vivos, compagnia specializzata nel settore, che ha acquistato 575 bunker realizzati dall'esercito statunitense durante la Seconda Guerra Mondiale. Era la Black Hills Army Base, originariamente costruita dalla Army Corps Engineers, una fortezza per custodire bombe e munizioni, in attività dal 1942 al 1967, quando la base fu completamente smantellata ad eccezione dei bunker, realizzati in cemento armato e acciaio, capaci di resistere a qualsiasi calamità portata dall'uomo o naturale. Il rifugio ideale per 575 famiglie e una popolazione, sotterranea, che può arrivare fino a 20.000 persone (a 35.000 dollari a testa). Oggi si chiama VivosxPoint, allora era Fort Igloo. Ci si arriva da una strada remota che poi si allarga su un paesaggio formato da centinaia di cupole coperte di terra, in file perfette. Questo era dal 1942 Fort Igloo che per 24 anni ha ospitato l'US Army's Black Hills Ordnance Depot e che in quel periodo ha creato migliaia di posti di lavoro. Una comunità numerosa.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, quei bunker erano attorniati da tante case di legno che ospitavano i lavoratori e le loro famiglie. Tra questi anche Tom Brokaw, divenuto, su NBC, uno dei più celebri anchorman nella storia della tv statunitense, uno dei 'Big Three' con Peter Jennings (ABC) e Dan Rather (CBS). Nato del South Dakota, a Webster, Brokaw ha poi raccontato quei giorni: "Mentre mio padre era al lavoro, mia madre stava a casa con tre ragazzini, tutti sotto i quattro anni. Mike, il mio fratello più piccolo, era nato nella base. Il mio intero mondo, dalle aride colline circostanti, alle uniformi e ai veicoli militari, era tutto marrone kaki e verde oliva ad eccezione di di alcuni stranieri, confinati ai bordi dell'igloo che indossavano uniformi arancioni e parlavano una lingua strana e molto velocemente".

Erano i prigionieri di guerra italiani che dalle prime linee del sud dell'Europa, erano stati mandati nel South Dakota. Questa era la Igloo Community: militari, civili e detenuti italiani. Erano circa 400, arrivati lì nel 1943, e dopo l'armistizio si offrirono volontari, e furono accettati, per effettuare lavori nel programma di guerra diventando le 'Italian Service Units' che in tutti gli Stati Uniti erano 184 in 60 località, ricevevano salari mensili e una certa libertà sotto forma di attività ricreative con un supervisore, tour nei dintorni e altro ancora cose che gli altri reclusi non potevano ottenere. Mai quei prigionieri avrebbero potuto immaginare di essere i primi a vedere quelli che poi sarebbero diventati bunker per la sopravvivenza nel Terzo Millennio.

Fort Igloo, trasformatasi poi in città fantasma dopo il 1967 quando l'esercito se ne andò, è tornato alla vita con Vivos e il suo fondatore, Robert Vicino che ha visto in questo complesso l'ideale per creare una grande comunità di survivors. Strategicamente si trova in una delle zone più sicure del Nord America, altitudine di quasi 1200 metri, clima relativamente mite e lontano da tutte le grandi zone idriche e a quasi 200 chilometri di distanza dai principali obiettivi nucleari militari conosciuti. Sopravvivenza garantita, nel caso di pandemie, guerre, calamità naturali e non.

Vivos fornirà un controllo di 24 ore su 24, 7 giorni alla settimana con addetti alla sicurezza addestrati da militari, dispositivi all'avanguardia, sistemi di telecamere. L'acqua verrà pompata da due pozzi che raggiungeranno una falda acquifera artesiana e poi immagazzinata in enormi serbatoi sotterranei, di cemento armato con un sistema di distribuzione che raggiunge i bunker sepolti sotto uno strato di terra, Ci saranno servizi che comprendono ristorante e bar, teatro, idromassaggio, palestre negozi di diverso genere. Ogni rifugio potrà contenere fino a 20 persone, con riserve per oltre un anno, capace di resistere a qualsiasi catastrofe, sigillato. E le prenotazioni sono quasi complete con un ulteriore boom dovuto al Coronavirus.

di ROBERTO ZANNI