La Gente d’Italia’ è nato con un unico grande obiettivo: essere sempre al fianco dei connazionali all’estero. Certo, in primis vicino a chi, volente o nolente, ha deciso di vivere lontano dal BelPaese. Lontanissimo, come nel caso del Sud-America. Ma per noi tutti i conterranei sono in qualche modo ‘fratelli’. In queste ultime settimane abbiamo seguito, con veri e propri reportage, tutte le traversie che stanno attraversano gli italiani bloccati all’estero, in particolar modo perchè a noi vicinissimi, sia in Uruguay sia in Argentina.

Abbiamo pubblicato alcune delle loro storie, vere e proprie invocazioni di aiuto affinché il governo possa dare una mano loro per rientrare in Patria. Macché. In pratica per il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sono possibili untori e per lui è giusto che restino dove sono. A loro rischio e pericolo. E che dire del sottosegretario Merlo per cui è più importante in questo momento costruire una nuova Cancelleria consolare a Montevideo...

Per la Farnesina insomma questi nostri "fratelli" sono in pratica diventati ‘invisibili’. Tra le dichiarazioni farneticanti del grillino e la mancanza di soldi dell’esecutivo tricolore, a questo punto ci facciamo promotori di un appello che rivolgiamo ai grandi colossi industriali e commerciali del Made in Italy che hanno interessi in tutto il mondo, con l’obiettivo di contribuire economicamente al rientro in Italia degli italiani. Se il governo non si mette una mano sulla coscienza e nemmeno nel portafoglio, potrebbero essere i privati ad autotassarsi. Pensiamo, per esempio, a Giovanni Ferrero, re della nutella e del cioccolato. Oppure a Eni, a Fincantieri, Pirelli, Enel, Tim... Ai proprietari del Brunello di Montalcino, della Barilla, ai grandissimi nomi dell’imprenditoria nostrana che potrebbero passare alla storia per aver aiutato i nostri connazionali a rientrare in Patria in un momento delicato come questo.

Con i loro fondi si potrebbero tranquillamente prendere in fitto alcuni aerei pronti a decollare da Roma oppure Milano destinazione Sudamerica... Se la memoria non c’inganna una ora di volo per un Airbus 330 ( capacità fino a 440 passeggeri, diciamo 220 per metterlo in sanità) costa sui 10mila euro….Tra andata e ritorno insomma 300mila euro, col personale 350, ma anche 400mila euro… I colossi di cui prima spendono milioni per la pubblicità all’estero: perché non dirottarne una parte per questo rimpatrio? Questo nostro ‘invito’ è dunque rivolto a personalità del ‘fare’, gente veloce d’azione e di pensiero, a differenza della stantia politica italiana, sempre pronta a promettere e che invece sistematicamente delude le aspettative.

Sarebbe davvero un gesto di grande amore verso quelle persone che non possono contare sull’aiuto del governo e che anche per motivi economici non riescono a godere di un loro legittimo diritto: tornare in Italia. E diciamolo chiaramente: potrebbe essere per questi gruppi industriali anche un’ottima operazione di marketing: avrebbero una visibilità mondiale, una pubblicità mondiale. E con pochi spiccioli rispetto ai loro budget pubblicitari.. L’unione farebbe la forza. Se si aspetta l’operatività di chi gestisce le cose nel BelPaese… campa cavallo che l’erba cresce. Non è un’idea balzana. Noi ci crediamo. E voi???