L’impatto della pandemia del Covid-19 sul commercio estero italiano si è palesato con tutta evidenza nei dati di marzo recentemente diffusi dall’Istat. Infatti, l’export è diminuito del 13,5 per cento in valore rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Un calo molto forte che non è destinato a rimanere isolato perché sugli scambi internazionali peseranno anche nel secondo trimestre e con ogni probabilità per tutto il 2020 sia la caduta della domanda interna dei vari Paesi sia le interruzioni e le difficoltà logistiche e dei trasporti lungo l’intera catena mondiale delle filiere produttive. Una prima indicazione in tal senso viene già anche dalla caduta degli ordini esteri della nostra industria a marzo, pari a -23,1% rispetto a marzo 2019, un segnale che ci dice che ad aprile e maggio le nostre esportazioni continueranno sicuramente a diminuire. A marzo la diminuzione dell’export italiano è stata particolarmente accentuata per gli autoveicoli (-40,7% rispetto a marzo 2019), gli articoli in pelle e cuoio (-32,2%), l’abbigliamento (-26,6%), i mobili (-25,3%) e per la voce macchine e apparecchi (-21,1%), pilastro della nostra meccanica e del nostro surplus commerciale con l’estero.

Tuttavia, analizzando attentamente i dati, scopriamo che il made in Italy aveva iniziato il 2020 con buoni risultati sui mercati internazionali ed era andato decisamente meglio degli altri maggiori concorrenti europei per ciò che riguarda l’export. Infatti, fino al primo bimestre di quest’anno l’export italiano risultava in crescita del 4,7% rispetto allo stesso bimestre del 2019, a fronte di un aumento del 2,3% dell’export spagnolo e di diminuzioni dello 0,7% e del 3,2%, rispettivamente, degli export tedesco e francese. Dunque, il Coronavirus è arrivato a tarpare le ali a una economia italiana che stava denotando un buon dinamismo nel commercio estero, dopo aver già chiuso il 2019 con un surplus record con l’estero di 52,9 miliardi di euro. Anche se oggi siamo angosciati dagli effetti devastanti della pandemia sulla nostra economia e sulla nostra società, non dobbiamo quindi perdere di vista gli elementi positivi che si stavano chiaramente manifestando nel nostro sistema produttivo dopo il triennio di riforme 2015-17 e l’impulso del Piano Industria/Impresa 4.0, e cioè: una vigorosa ripresa dei consumi privati, dell’occupazione, degli investimenti tecnici delle imprese e della produzione manifatturiera dal 2015 fino almeno alla prima metà del 2018, un accorciamento dello storico divario di crescita del PIL con gli altri maggiori Paesi europei, un forte aumento produttività e della competitività della nostra industria sui mercati esteri, grazie anche al citato Piano Industria/Impresa 4.0.

A tutto ciò si aggiunge un ampliamento della nostra specializzazione internazionale, che un tempo poggiava principalmente su moda, cibo e arredo-casa, poi si è estesa prepotentemente negli ultimi tre decenni alla meccanica ed oggi vede nell’industria farmaceutica un nuovo protagonista assoluto del made in Italy. Non è un caso se nel primo bimestre del 2020 l’export italiano di prodotti farmaceutici risultava ancora in crescita tendenziale del 19,6% in euro, dopo aver già fatto registrare nel 2019 la migliore performance di aumento tra i 15 primi esportatori mondiali e dopo essere stato sempre in linea con Germania e Svizzera per tassi di crescita sui mercati internazionali nell’ultimo triennio (escludendo i casi anomali di Olanda e Belgio i cui dati sono scarsamente attendibili per i fenomeni di transito e di re-export). Ma in questi ultimi anni abbiamo assistito anche a un forte aumento del nostro export agro-alimentare e di vini. E nel primo bimestre del 2020 l’alimentare, con un +11,6% di crescita sullo stesso periodo del 2019, è stato il settore trainante del made in Italy insieme alla farmaceutica.

Questa positiva dinamica di questi due settori non è venuta meno neanche a marzo, mese in cui l’export farmaceutico italiano è aumentato di un altro sorprendente 32,5% mentre l’alimentare-bevande è cresciuto del 13,5%. Complessivamente, nel primo trimestre 2020 il nostro export farmaceutico è aumentato del 24,1% e quello di alimentari e bevande del 12,3%. Questi sviluppi hanno permesso all’Italia di contenere il calo delle sue esportazioni nel primo trimestre del 2020 in un -1,9%, mentre l’export tedesco è caduto del 3,2%, quello spagnolo del 4,3% e quello francese del 7,8%. Non sempre l’Italia è "fanalino di coda".