È scattato l’Sos manodopera in agricoltura. Mancano braccia nei campi per la raccolta di fragole, asparagi e primizie, per le operazioni di primavera nelle vigne e per l’avvio delle colture estive. Di qui la proposta che si è fatta sempre più frequente di coinvolgere le persone che a causa di questa crisi sono rimaste senza lavoro e quelle che percepiscono indennità di sostegno al reddito, come ad esempio in Italia il reddito di cittadinanza (nell’attesa che prenda forma, probabilmente nel decreto di Aprile, il reddito di emergenza). La prima a ragionare su questa ipotesi è stata la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, di Italia Viva. La regione Veneto ha poi deciso di valutarla, e di studiarne la realizzazione.

Il problema è reale. Secondo Coldiretti, in Italia è a rischio più di un quarto del Made in Italy a tavola raccolto da mani straniere, con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero. La comunità di lavoratori agricoli più presente è quella quella rumena con 107.591 occupati, davanti a marocchini con 35.013 e indiani con 34.043, che precedono albanesi (32.264), senegalesi (14.165), polacchi (13.134), tunisini (13.106) e bulgari (11.261). Che fare? Bellanova, ministra renziana, ha proposto di impiegare lavoratori in cassa integrazione, disoccupati e persone occupabili che percepiscono il reddito di cittadinanza nel settore agricolo, per far fronte al calo di stagionali dovuto all’emergenza Coronavirus.

A questa platea di persone ha poi aggiunto anche "quei lavoratori che oggi sono irregolari nel nostro Paese, ma hanno lavorato magari attraverso il caporalato nei campi. Sono persone - ha spiegato Bellanova - alle quali dobbiamo dare uno strumento per la regolarizzazione, ma sono persone fondamentali per procedere alla normale attività nei campi". "Ci sono lavoratori che percepiscono il reddito di cittadinanza o un sussidio perché l’azienda è chiusa - ha ricordato la ministra -, a queste persone noi dobbiamo dare l'opportunità di contribuire a mantenere la normalità della vita delle nostre famiglie e quindi anche impiegandoli temporaneamente nel settore agroalimentare".

Intanto la ministra porta avanti la trattativa con la Romania, e in particolare con l'ambasciatore rumeno in Italia, George Bologan, per riaprire i flussi di lavoratori stagionali interrotti dall'emergenza coronavirus. Anche il Veneto sta prendendo in considerazione l’ipotesi di impiegare i disoccupati nei campi. L’assessore all’Agricoltura, Giuseppe Pan, tra i primi a proporre di reintrodurre l’utilizzo dei voucher semplificati, è in queste ore impegnato su una nuova ipotesi di reclutamento straordinario di manodopera. Con la collega alle Politiche per il lavoro Elena Donazzan sta studiando la modalità per coinvolgere i Centri per l’impiego nell’intermediazione diretta tra i disoccupati e le aziende del primario rimaste senza manodopera straniera, a causa dei blocchi alle frontiere e dei rischi di quarantena per gli operai dell’Est europeo.

L’ASSESSORE VENETO PAN: SERVONO 5MILA PERSONE

"Le organizzazioni agricole del Veneto - ha spiegato Pan - stimano un fabbisogno di circa 5 mila lavoratori stagionali per la raccolta. Se non sarà possibile fare ricorso ai voucher semplificati per l’agricoltura, chiediamo almeno che sia possibile attingere alle liste dei disoccupati e inoccupati iscritti ai Centri per l’impiego, e di proporre a queste persone un’opportunità di lavoro nelle aziende del territorio". Pan si è detto convinto "che per molti il lavoro nelle serre e nei campi sia una opportunità interessante di primo reddito o di integrazione al reddito, viste le deroghe assicurate dal decreto legge 18 Cura Italia ai disoccupati percettori di Naspi o del reddito di cittadinanza e lo scenario di recessione economica che si sta affacciando". Il sistema dei 39 Centri per l'impiego in Veneto registra al momento 140mila disoccupati iscritti, di cui 12.500 beneficiari del reddito di cittadinanza.