Cuore e centro d’Italia, la Toscana reduce dal lockdown, addosso ancora i micidiali effetti del Covid-19, tutti ovviamente negativi, espone tre facce. Centrale il tema del lavoro, delle aziende, degli operatori, degli alberghi. Firenze il termometro, la cartina di Tornasole, il termine di valutazione sull’andamento nell’intera regione. In materia di turismo, linfa vitale per la città capoluogo, due notizie definibili buone e l’altra pessima. Il 1° giugno riapre il primo cinque stelle di Firenze: lockdown finalmente terminato per il Portrait della Lungarono Collection, affacciato su Ponte Vecchio. E riapre pure il Caffè dell’Oro con il nuovo dehors. La brutta notizia è questa. Brutta proprio no, molto di più. Uno studio di Confindustria Firenze evidenzia il boom di cancellazioni alberghiere. Ne consegue la dichiarazione di non riapertura della maggioranza degli hotel. Azzerate le prenotazioni, tagliate nove su dieci a giugno e per tre quarti a luglio. Uno scenario impietoso dell’industria alberghiera fiorentina, settore trainante dell’economia cittadina e regionale.

Secondo le rivelazioni di Confindustria Firenze, il 99% delle prenotazioni di giugno risulta già cancellato; il 77% a luglio. In presenza del disastro economico e commerciale, il 49% degli albergatori hanno già deciso di riaprire non prima di settembre. La botta dell’epidemia ha messo al tappeto l’intero settore. La brutta realtà va al di là delle previsioni più nefaste. In Toscana, intanto, gli industriali lamentano gravi ritardi nell’erogazioni di prestiti previsti dal Governo attraverso i decreti Cura Italia e Liquidità. "Soldi che dovrebbero aiutare la ripartenza e sviluppare l’attività dopo le chiusure". Ma questi reali ritardi comunque non cancellano l’altra faccia della buona notizia. Un miliardo – sulla carta è questa la promessa del Governo – di prestiti garantiti a ventottomila aziende toscane. Una enorme boccata d’ossigeno è dire poco. Se le imprese non ce la faranno a restituire il debito, ci penserà lo Stato. Questo sostiene la teoria, vedremo se dalla pratica arriva la conferma. Un miliardo di prestiti garantiti, sarebbe davvero manna dal cielo per ventottomila aziende toscane messe in ginocchio dal coronavirus.

All’area di Firenze andrà un terzo dei fondi previsti dai decreti del Governo. Come vincere la Lotteria di Capodanno prima maniera. In pratica, un terzo dei fondi, 297 milioni di euro, è destinato a 7.359 aziende della provincia di Firenze. Quasi la metà del totale è andato a 1.800 imprese più grandi. Quali? La certezza riguarda Pitti Immagine, Pharma Quality Europe di Reggello, Terme di Saturnia. Aziende che pare abbiano tenuto decentemente botta durante il periodo del coronavirus. La quinta società ad ottenere la garanzia di quattro milioni e mezzo su cinque prestati è la Lorenzo de’ Medici Firenze. Plan srl di Chiusi, attiva nel settore delle costruzioni meccaniche, ha ottenuto due milioni e 300mila di garanzia su un prestito di quattro milioni e 600mila. E a scendere, Enegan, un milione e 800mila su un prestito di due, Costruzioni Spagnoli, 650mila euro, e la grossetana Montecristo, leader nella costruzione di materiale per surfisti, e la Chiantigiana, 800mila euro. Scorrendo l’elenco, vengono fuori Iliopesca, Barbagli Firenze, Caffetteria Nannini, Gran Hotel Imperiale.

Molto brutta, disgustosa, la terza faccia toscana a margine del lockdown. Arresti nell’edilizia, in manette dieci persone. Coinvolte due ditte della provincia di Prato. Novaedil srl e Eurocostruzioni 75 srl, nelle persone degli amministratori. Una coppia di fratelli egiziani, Said e Sabri Mohammed, e un italiano, Vincenzo Marchio, lui di origini calabresi. Nel corso degli anni la cricca di delinquenti è riuscita a ottenere lavori, fra questi il cantiere dei negozi di Giorgio Armani in via Tornabuoni e nello stabilimento Gucci, a Scandicci. Intorno ai tre imprenditori ruotavano una decina di caporali, marocchini, egiziani, un pakistano. Controllori alla maniera che sappiamo (pochi euro di paga l’ora e nessuna di sicurezza) di manovali. In alcuni casi irregolari in Italia. I caporali accompagnavano i manovali sui posti di lavoro e trattenevano quote sulle loro paghe. "Trattati come schiavi e a ogni conteggio mensile Said tratteneva in modo arbitrario diciassette ore dalla nostra paga", denuncia un manovale italiano intercettato dai caporali sfruttatori in un bar di Quarrata, il paese di cavalli trottatori e dei cavallari, intere famiglie che si dedicano all’ippica.

"Non lavoravo da mesi e dovevo mantenere una famiglia di quattro persone, più mio padre allettato a casa nostra. Eravamo anche sotto sfratto. A quel lavoro non potevo rinunciare, e così anch’io sono diventato uno zerbino". La rete di sfruttatori e caporali è stata smascherata dalla Procura di Prato. Partita dalla denuncia di un operaio nordafricano, l’inchiesta è finita sul tavolo della Squadra Mobile di Firenze, diretta da Nino De Santis. I lavoratori venivano reclutati in una piazza di Prato. Per loro, turni fino a dodici ore e pause di pochi minuti. L’alloggio in un dormitorio allestito a Quarrata, sei stanze per dieci persone al prezzo di 150-200 euro al mese. Se c’era bisogno, si lavorava anche di notte. I dieci arrestati sono accusati di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della manodopera. La Cgil ringrazia i lavoratori che hanno avuto il coraggio di denunciare.

Franco Esposito