Alla già infinita lista di decessi provocati direttamente dal coronavirus rischiano di aggiungersi ventimila morti. Contagio ed emergenza hanno paralizzato il lavoro di ospedali e sale operatorie, almeno 400mila interventi chirurgici programmati sono stati messi in stand by. Con un’attesa media di ripristino delle operazioni di circa sei mesi: risultato, un aumento drammatico e prevedibile di decessi prematuri. La sospensione dei ricoveri per interventi chirurgici non urgenti scattata in febbraio a causa dell’epidemia ha messo in attesa il 75% dei casi in regime ordinario e centinaia di migliaia di pazienti. Oggi viene calcolato che a essere riprogrammati saranno 410mila interventi. La stima è stata elaborata dalla Società di ricerche di mercato e consulenze Nomisma nell’analisi "Riprogrammazione degli interventi chirurgici, liste d’attesa e mobilità sanitaria: il Covid spingerà gli italiani a curarsi vicino a casa?". Nel rapporto viene sottolineato che da questo conteggio sono esclusi i ricoveri con diagnosi di tipo oncologico.

LA FASE 2 INTERROMPE I “VIAGGI DELLA SALUTE”

Ed emerge che anche i "viaggi della salute" tra regioni meno attrezzate e centri specialistici di eccellenza lontani da casa, subirà nella Fase 2 della pandemia un forte rallentamento, con presumibili ricadute sulle condizioni sanitarie dei pazienti. "Il persistente timore del contagio, accentuato nel caso di condizioni di salute precarie e le criticità legate agli spostamenti – prime fra tutti la disponibilità e i costi dei biglietti aerei – rallenterà la mobilità sanitaria di breve-medio periodo", dicono Maria Cristina Perrelli Branca e Paola Piccioni, analiste di Nomisma.

ANGIOPLASTICA: ERANO 20 GIORNI D’ATTESA, ORA 4 MESI

Non solo, il blocco degli ambulatori nei mesi del lockdown ha provocato l’allungamento delle liste d’attesa, i tempi si sono dilatati con conseguenze facilmente immaginabili per i cittadini. "Per un intervento programmato di bypass coronarico o di angioplastica coronarica, che in genere richiedono un’attesa media nazionale di 20-25 giorni, i tempi potranno raggiungere i quattro mesi, mentre per un impianto di protesi d’anca si potranno superare i sei mesi", afferma l’indagine Nomisma.

Le quote di interventi rimandati variano sensibilmente a seconda della categoria diagnostica. Le stime passano dal 56% dei ricoveri per interventi legati a malattie e disturbi dell’apparato cardiocircolatorio, alla quasi totalità dei ricoveri per patologie relative all’otorinolaringoiatria e al sistema endocrino, nutrizionale e metabolico. Un terzo degli interventi da rimettere in agenda riguarda l’area ortopedica, dove – valuta il rapporto – saranno 135 mila i ricoveri.

Nomisma auspica che tutti coloro che necessitano di prestazioni non disponibili dentro i confini regionali, continuino a rivolgersi altrove senza apprensione. Resta il fatto che in tempi normali, ogni anno sono circa 750.000 i cittadini che affidano la propria salute a strutture di regioni diverse da quella di residenza. Di questi, oltre il 90% si sposta per ricoveri acuti in regime ordinario (69%) e in regime diurno (23%). Lombardia ed Emilia Romagna sono le due regioni maggiormente attrattive. Al lato opposto della classifica, Campania e Calabria.