Una vita ambigua, sul filo del rasoio. Un’esistenza incartata negli imbrogli. Geniale la costruzione sulle fondamenta della perversione. Saltimbanco della politica, trapezista propenso e disponibile, in cambio di soldi, a volare da un partito all’altro. Colore e bandiera al servizio del fine personale, alimentato con la classe appunto di un certo tipo di criminalità. Al servizio occasionale e personalmente redditizio del migliore offerente, da Craxi a Berlusconi, passando per l’Italia dei Valori del fondatore Di Pietro. Un intelligente geniale trasformista, capace di prendere per i fondelli mezzo mondo, anche in qualità di numero uno di una fantomatica organizzazione chiamata "Italiani nel mondo". In cui sarebbe confluita la più grande delle sue opache passioni: i viaggi. Il tutto imbevuto di vanagloria e di malaffare. Sergio De Gregorio, napoletano, giornalista, è finito in manette: arrestato dalla squadra mobile di Roma su richiesta della Dda. Più volte processato in passato, ora è accusato di essere il capo di una banda che taglieggiava i proprietari di bar nella Capitale. È accusato assieme ad altre otto persone di estorsione, riciclaggio e auto estorsione. Il gip non ha dubbi che al vertice della compagnia delinquenziale ci fosse lui. "Vuoi tenere aperto questo bar o no? Vuoi che torniamo domani e ti mettiamo i sigilli?", il mantra sotto forma di interrogativo recitato dalla banda di estorsori. Sotto questo aspetto, una novità assoluta per l’ex parlamentare di centrodestra assurto a grande notorietà per mezzo di uno scoop giornalistico. L’intervista al boss Tommaso Buscetta, intercettato casualmente a bordo di una nave da crociera, nel 1995. Il criminale rientrava in segreto in Italia dagli Stati Uniti. Lo scoop sparse clamore, fece sensazione. Anche se accompagnato da diffusa opacità. Riciclaggio, estorsione milioni in ballo: un giorno o l’altro a De Gregorio doveva succedere di ritrovarsi in galera. Il Pm l’ha definito "soggetto dotato di una scaltrezza davvero eccezionale". In realtà lo è sempre stato, incredibile acrobata della politica e del malaffare ha deciso di vivere pericolosamente, borderline. Anzi di più: nel 2008 butta giù, da solo, con il suo voto, il governo Prodi. Una spallata da tre milioni di euro per passare con Berlusconi, l’ufficiale pagatore interessato a tornare a Palazzo Chigi, come ha ammesso De Gregorio in persona, in postuma confessione. Tre milioni per mandare a casa il governo di centrosinistra. Bastò un voto, il suo. Il successivo passaggio scabroso di una vita spericolata lo ha compiuto con LaSergio De Gregorio vitola, di mestiere non solo editore di un giornale. Sergio De Gregorio condannato per appropriazione indebita nell’ambito dell’inchiesta sul giornale "L’Avanti". "Uno stratega sempre pronto a sistemare le cose", questo è De Gregorio arrestato a Roma nelle parole del giudice. "Un personaggio di caratura criminale e scaltrezza davvero eccezionali e punto di riferimento indiscusso del sodalizio. È lui che risolve le questioni sorte all’interno della banda, e suggerisce ogni volta le strategie difensive. Inoltre è recidivo avendo riportato, tra l’altro, condanne per corruzioni in atto contrario ai doveri d’ufficio". Un curriculum di tutto rispetto quello di Sergio De Gregorio, il saltimbanco giornalista che ha scritto su giornali di destra e di sinistra, ha lavorato per la Rai e Mediaset, prima di inventarsi imprenditore. Ma di cosa? Armato di pragmatica fantasia, si è fatto editore, fino a scoprire una discutibile e discussa vocazione politica. Una vita, quella del politico, stroncata dal protagonismo personale negativo presente nelle sue azioni di saltimbanco di professione. Formato anche da due militari e sa una commercialista, il suo gruppo criminale viveva di estorsioni da quattro anni. L’indagine è partita del proprietario di un bar in zona Salario, al quale venivano estorti ottantamila euro con minacce tutt’altro che velate. Quelle sopra evidenziate. Metodi e toni classici: i ritardi nei pagamenti sottolineati con minacce. "In una circostanza mi hanno addirittura aspettato sotto casa. In diverse occasioni mi avevano consigliato di lasciare il locale e andare via". La vittima, terrorizzata, lo ha fatto. La polizia ha sequestrato circa mezzo milione di euro. Le carte dell’indagine raccontano che De Gregorio "sapeva quali rischi correva il gruppo e consigliava ai suoi collaboratori di presentare contro denunce per fornire una versione diversa dei fatti". In una intercettazione del 2017 l’ineffabile ex parlamentare dice che "io sono convinto già adesso che qualche piccolo problema lo prenderemo, per carità, e ce lo andiamo a spicciare…non voglio fare il pessimista per carità". De Gregorio, di persona, non aveva partecipato al blitz estorsivo. Aspettava fuori del bar, non troppo lontano però. Ma il barista non ha avuto dubbi nel riconoscerlo quando gli hanno mostrato la foto. Alla fine il titolare del bar aveva pagato. I soldi erano finiti nelle società dell’ex parlamentare, titolare di siffatto excursus di imbroglione e politico. La sua Tv benedetta da un cardinale ignaro che nel corso degli anni il beneficiato De Gregorio avrebbe usato l’emittente per la messa in onda di filmini hard. Poi si mise sul mercato come politico: senza esiti apprezzabili il tentativo di affiliazione presso l’ultimo Craxi, quello di Hammamet; il successivo avvicinamento a Forza Italia e l’abbraccio con Antonio Di Pietro, che lo fece eleggere con l’Italia dei Valori. Giunto al Senato col centrosinistra, riesce a diventare presidente della Commissione Difesa con i voti del centrodestra. Fino a offrirsi a caro prezzo, tre milioni in banconote da cinquecento avvolti in fogli di giornale, a Berlusconi. La cosiddetta "Operazione libertà" favorì lo sviluppo della fantomatica "Italiani nel mondo". Recitando, qua e là, il ruolo di fiancheggiatore degli Stati Maggiori e di esperto di politica mediorientale, fino allo scandalo e alla condanna per la vicenda de "L’Avanti". Studiato con infinita perfidia l’approdo al pentitismo. Nel senso che De Gregorio volle pentirsi di giravolte politiche e mercimoni perché glielo aveva chiesto in sogno il papà defunto. "Sennò mi avrebbero inseguito per tutta la vita come Al Capone". Una grande faccia di bronzo il soggetto De Gregorio, forse multiforme non in sogno, ma fin dalla nascita.

di FRANCO ESPOSITO