Una vita d’artista divisa tra Italia e Argentina: Tomás Saraceno (San Miguel de Tucumán, 1973) artista, architetto e performer lavora su una nuova armonia fra uomo e natura, un progetto reso ancora più urgente dalla pandemia che sta sconvolgendo il pianeta. Il suo lavoro si inserisce nel messaggio ecologista di Greta Thunberg e del movimento Fridays for Future relativo al ripensamento del nostro modo di vivere. Saraceno è protagonista della ripresa artistica italiana con la mostra "Aria", in corso a Palazzo Strozzi a Firenze fino al 1° novembre.

Una ripartenza a doppio binario: quello fisico con la rinnovata possibilità di visitare l’esposizione, tutti i giorni dalle 14 alle 20 (il giovedì 14- 23) ammirando dal vivo le sorprendenti installazioni a tema aracnideo dell’artista italo-argentino e quello virtuale, con gran parte delle attività collaterali che si sposteranno sul web: dalle audioguide e i kit con le attività per le famiglie scaricabili gratuitamente sullo smartphone, fino a un ciclo di videoconferenze su Zoom, in collaborazione con Fondazione Cr Firenze, con scienziati come Stefano Caserini, Franco Miglietta, Antonella Pasini.

Sempre su Zoom si svolgeranno, il mercoledì alle 18, gli incontri con lo psicoterapeuta Gianmarco Meucci, che "leggerà" ai partecipanti le carte dell’Aracnomanzia inventate dall’artista. E ancora si sposteranno sul web i progetti di inclusione dedicati alle persone con Alzheimer e Parkinson e una mostra virtuale in collaborazione con Ied. Per chi sceglie la visita al prestigioso Palazzo Strozzi, nel pieno centro fiorentino, ci sono tutte le precauzioni del caso: entrata uno alla volta nelle sale, capienza massima all’esposizione di 30 persone, obbligo di mascherina e misurazione della temperatura.

Dopo aver trascorso i primi anni della sua infanzia in Italia, Saraceno è tornato in Argentina, ha studiato architettura e arte, nel 2001 è entrato alla Städelshule di Francoforte, diretta all'epoca da Daniel Birnbaum (curatore della 53ª Biennale di Venezia) poi nel 2003 allo IUAV di Venezia. Nel giro di pochi anni è diventato uno degli artisti più richiesti nelle manifestazioni d'arte contemporanea di tutto il mondo partecipando alle Biennali di Venezia del 2001, 2003 e 2009 e alla Biennale di San Paolo del 2006. Le sue opere vengono esposte in decine di musei sparsi per il mondo.

Tra i temi affrontati dalla sua opera, messi in pratica anche nel processo di produzione del lavoro, la volontà di superare le barriere geografiche, comportamentali, sociali; l'utilizzo della tecnologia per la ricerca di modalità sostenibili per l'uomo e per il pianeta; il superamento dei confini tra le discipline; il modello collaborativo di ricerca e di produzione applicato a tutti i campi del sapere. Profondamente influenzata dall'architettura utopica degli anni '60, l'opera di Saraceno ruota attorno alla ricerca incessante di soluzioni tecniche, visive e progettuali per la creazione di strutture sospese e fluttuanti in grado di rendere possibili modalità di vita a basso impatto ambientale e ad alto potenziale di mobilità e interazione sociale.

L’artista ha realizzato anche alcune installazioni "visionarie", oltre a video, foto e collages, direttamente relazionati allo spazio, all'architettura e al paesaggio. L'elemento fondamentale è l'interazione col pubblico che forma parte dell'opera. Saraceno prende spunto da studi scientifici e artistici: dalle energie alternative all'etologia passando per la psicologia e l'ingegneria dei materiali per arrivare agli studi sociologici. In particolare, una struttura particolarmente utilizzata è la rete. La mostra fiorentina è aperta dall’installazione Le "Sfere", il primo elemento che unisce arte, scienze naturali e sociali. Nelle altre opere Tomás Saraceno invita a cambiare punto di vista sulla realtà e a entrare in connessione con elementi non umani come polvere, ragni o piante.

In un percorso di opere immersive ed esperienze partecipative tra il cortile e il Piano Nobile, la mostra esalta il contesto storico e simbolico di Palazzo Strozzi e di Firenze attraverso un profondo e originale dialogo tra Rinascimento e contemporaneità: dall’uomo al centro del mondo, all’uomo come parte di un universo in cui ricercare una nuova armonia. Le emissioni di carbonio riempiono l’aria, il particolato galleggia nei nostri polmoni, mentre le radiazioni elettromagnetiche avvolgono la terra. Tuttavia, secondo Saraceno, è possibile immaginare un’era diversa, l’Aerocene, almeno in termini artistici, caratterizzata da una sensibilità proiettata verso una nuova ecologia di comportamento.

"Gli ecosistemi – sostiene l’artista - devono essere pensati come reti di interazione al cui interno ogni essere vivente si evolve insieme agli altri. Focalizzandoci meno sull’individualità e più sulla reciprocità, possiamo andare oltre la considerazione dei mezzi necessari per controllare l’ambiente e ipotizzare uno sviluppo condiviso del nostro quotidiano". Non a caso il motto dell’esposizione fiorentina è "Lasciamo che la ragnatela ci guidi". Prolungando sino a novembre la mostra di Saraceno, slitta di un anno la retrospettiva su Jeff Koons Shine in origine programmata per questo autunno. All’inizio del 2021 potremo però vedere "American art 1961-2001", un excursus su quarant’anni di arte statunitense, dalla guerra in Vietnam all’ 11 settembre, da Andy Warhol a Cindy Sherman, organizzata in collaborazione col Walker Art Center di Minneapolis.

E se i prossimi saranno mesi di grande incertezza finanziaria, col direttore generale Arturo Galansino che prevede «almeno un milione di ricavi propri in meno, a fronte dei 3 incassati nel 2019» , le gambe su cui poggia Palazzo Strozzi restano solide, come conferma l’ultimo report annuale divulgato dalla fondazione presieduta da Giuseppe Morbidelli: 141 mila i visitatori della mostra su Verrocchio e 85 mila quelli della monografica su Natalia Goncharova; 7,5 milioni i proventi a fronte di 7,4 di costi e un equilibrio stabile fra risorse private (39%), risorse proprie ( 38%) e contributi pubblici ( 23%). Calcolato in 44 milioni l’indotto generato dai visitatori delle mostre sul territorio promuovendo la dimensione internazionale della città e un turismo di qualità.

di MARCO FERRARI