Ci sono due argomenti che in questo momento interessano particolarmente gli italiani residenti all'estero: la possibilità di poter votare elettronicamente ed il tanto sospirato rientro nel BelPaese. Il primo tema è, diciamo così, fresco di giornata.

Ricapitolando; la Lega ha presentato alla Camera un emendamento (firmato da Formentini e Iezzi) affinché si potesse consentire appunto agli italiani che vivono oltre confine (e quindi anche in Sud-America) di poter votare grazie a un semplice click. Una soluzione ottimale e veloce, senza la necessità di cartelle elettorali e scomodi plichi da dover poi inviare, in seguito, a Roma. Una perdita di tempo immane per non dire altro, soprattutto alla luce di quanto accaduto in occasione delle ultime tornate elettorali. Le stesse, per capirci, che hanno scatenato una ridda di polemiche circa la presenza di eventuali "brogli".

Ebbene, il M5S ha votato contro, così come la maggioranza di governo. Incredibile il fatto che sia toccata proprio ai grillini, che pure vivono di rendita grazie alla piattaforma Rousseau-Casaleggio Associati, loro, i più multimediali del lotto, a mettersi di traverso rispetto a questa opzione. Ieri Paolo Borchia, responsabile del Carroccio per gli Italiani all'estero, è tornato sull'argomento, invocando "un voto affidabile e trasparente, mentre la maggioranza accampa scuse".

"Paradossale – ha detto l'esponente leghista - la risposta del M5S che vagamente parla di sperimentazioni che partiranno il prima possibile. I nostri Connazionali hanno bisogno di pianificazione e tempi certi. Noi, come milioni di Connazionali residenti all'estero, siamo stufi del mercato delle vacche sui plichi elettorali, pratica che umilia un diritto sancito dalla Costituzione". E veniamo al secondo punto, quello legato al diritto negato, per gli italiani residenti all'estero (fuori, però, dall'area Schengen) di poter entrare in Italia magari per un saluto ai genitori o a qualche parente (quei "congiunti" così cari al premier Conte).

Quello che lascia assolutamente perplessi è la mancanza di una certa pianificazione e, peggio ancora, comunicazione. L'unica certezza, infatti, è che quanti vivono oltre Oceano (Uruguay, Argentina, Brasile, ecc ecc) non potranno rientrare in Italia fino alla fine di giugno, per poi - una volta messo piede sul suolo patrio - dover comunque finire obbligatoriamente in quarantena. Limitazioni che però non valgono per i tanti nostri connazionali che vivono sul Vecchio Continente. Nel frattempo la gente continua a prenotare i viaggi e ad acquistare i relativi biglietti che poi, ciclicamente, vengono posticipati a data da destinarsi.

E poiché comunque da luglio in poi non ci saranno poi chissà quanti voli destinati verso lo Stivale, c'è da chiedersi quanto tempo dovranno ancora attendere i nostri connazionali per poter finalmente salire a bordo di un aereo e ritornare a casa. Di Maio e Conte, se ci siete, battete un colpo.

Stefano Ghionni