"La nostra popolazione discende dalle navi", una frase che si ripete da decenni in ogni ambito culturale e politico, non poteva essere più grafica. Anche se le statistiche non sono tanto esatte, non c’é dubbio che quasi la metà della popolazione uruguaiana porta sangue italiano.

LA PRIMA GRANDE EMIGRAZIONE

Il primo grande flusso emigratorio proveniente dal nostro paese si verifica nel XIX secolo e si trascina, con alti e bassi, fino alla fine della Seconda Guerra mondiale. Nessuno può dimenticare che anche nella vera e propria costituzione dell’indipendenza dell’Uruguay, c’era un tale Trapani, uno dei 33 Orientales che hanno scritto la prima Carta Magna. L’influenza nell’affermazione dello Stato uruguaiano viene più tardi siglata dalla partecipazione del nostro Eroe dei Due Mondi nelle guerre interne della prima parte del XIX secolo, che hanno emancipato il paese da una possibile supremazia dell’Argentina del Generale Rosas.

Giuseppe Garibaldi è tutt’oggi considerato un eroe nazionale con strade, monumenti e piazze che portano il suo nome dal nord al sud. Nel XIX secolo l’impronta che hanno lasciato gli italiani in questo paese è veramente eccezionale. Nella prima parte del secolo, attorno al 1840, alcuni storiografi affermano che oltre il 30% della popolazione era composta da cittadini nati in quella Italia ancora divisa, frutto di un’emigrazione massiccia che portò i nostri connazionali in molte parti del mondo. Architetti, ingegneri e costruttori italiani, fra il 1840 e la prima parte del XX secolo, hanno letteralmente costruito la metà del paese, essendo simboli dell’epoca Veltroni, Andreoni o Bello e Reborati.

La Stazione Centrale, innumerevoli club, il Palazzo delle Leggi, l’Ospedale Italiano, il Teatro Solis, insomma tutte le costruzioni emblematiche dell’Uruguay, sono state progettate e fatte da italiani, fino alla fine del Secolo XX con costruttori della dimensione del Cavaliere del Lavoro Alvaro Palenga.

INFLUENZA POLITICA, ECONOMICA E CULTURALE

Fra la seconda parte del XIX e la prima parte del XX secoli, non erano soltanto contadini gli italiani giunti in Uruguay. Gran parte di loro erano sindacalisti e anarchici e furono loro a costruire il tessuto socio-politico del paese, lasciando, fra l’altro, un’impronta economico-industriale che ci ricorda uno dei più grandi storiografi uruguaiani, il discendente di italiani Beretta-Curi. Il contributo di illustri italiani come Garibaldi alla prevalenza del Partido Colorado nella storia del paese, fu tale che vari storici come Barràn, affermano che l’Uruguay fu un paese con due grandi partiti politici storici: il Partido Colorado, formato da una borghesia intellettuale con reminiscenze anarchiche e socialiste, sposato con il commercio e l’industrializzazione dei grandi imprenditori italiani e il Partido Nacional, formato, soprattutto, da un altro tipo di borghesia, sposata con il latifondo e l’allevamento del bestiame.

Furono italiani che fondarono i primi bastioni di modernismo in Uruguay. Scuole, Ospedali, società di mutuo soccorso e, fino ad oggi, il sistema di sanità privata si basa sui principi di nostri concittadini. Fu così forte la nostra influenza in questo periodo che l’Uruguay, fino all’anno 2006, fu l’unico paese al mondo (dopo l’Italia) ad avere la nostra lingua obbligatoria curricolare in tutti gli strati dell’insegnamento pubblico. Ma l’impronta forse più importante che hanno lasciato i nostri antenati, è quella culturale. Pizza, farinaccio, pasta, polenta e dieta mediterranea sono alla base della gastronomia locale e non possiamo mai dimenticare che, in Uruguay, funzionano tutti i principali Patronati, finanziati dallo Stato Italiano, vincolo fondamentale dei connazionali con la propria Patria.

Quando giunsi in Uruguay nel 1965, in Uruguay avevamo una comunità di poco più di 10.000 italiani, di cui la metà, erano nati in Italia. Oggi, dopo 55 anni, i connazionali di passaporto raggiungono i 130.000, costituendo una delle collettività italiane più grandi del mondo, anche se, i nati in Italia, non superano i 7.000. Questi uruguaiani con passaporto italiano, sono figli, nipoti o pronipoti. "Non ho mai conosciuto un uruguaiano, con almeno uno degli 8 nonni discendenti, che non fosse stato italiano" mi disse tanti anni fa un vecchio dirigente della nostra comunità, Egidio Monciotti!

Ed è così, difficilmente si trovano persone che non abbiano una goccia di sangue italiano nelle vene! Da questa settimana scriveremo dei personaggi italiani "illustri" che hanno fatto la storia in Uruguay. Cominciando da Julio Maria Sanguinetti, il due volte Presidente...

STEFANO CASINI