Salmone la strega, la strega da bruciare. Al rogo perché salmone ha fatto patto e combutta col Maligno in forma di coronavirus. E’ una idiozia planetaria quella secondo la quale il salmone (nello specifico norvegese) sarebbe vettore di contagio. Una idiozia che per essere raccontata, diffusa e creduta, ma anche solo pronunciata, presuppone che chi fa una qualsiasi di queste cose ignori per prima cosa che coronavirus non si trasmette per via alimentare (non si contrae covid 19 mangiando cibo contaminato). Non basta: il subdolo virus sarebbe sopravvissuto, anzi diciamola tutta si sarebbe scientemente nascosto come clandestino, nel salmone congelato. Sopravvissuto in stato di ibernazione criogena (nota strategia virale) fino a liberarsi, resuscitare sui banchi del mercato di Pechino. E qui realizzare la missione originaria di infettare.

CORONAVIRUS AL SALMONE Eppure questa idiozia planetaria viene raccolta e raccontata ovunque. In Cina come in Occidente. Ciascuno a suo modo e ciascuno per i suoi fini, nessuno si astiene dal raccogliere, prestare orecchio, diffondere.

VIRUS SUI BANCHI E SUI COLTELLI, NON NEL SALMONE Tracce di coronavirus sono state trovate sui banchi del pesce del mercato di Xinfadi a Pechino, sui banchi e su alcuni coltelli. Non nel pesce, non nel salmone ovviamente. Sui banchi e sui coltelli. Quindi l’ipotesi più probabile è che qualcuno abbia tossito su quei banchi o maneggiato quei coltelli. E invece no, la gran parte della comunicazione mondiale piazza il virus nel salmone. Senza plausibilità, soprattutto senza un solo razionale motivo parte la caccia al salmone stregone maligno che porta la pestilenza.

IL FASCINO IRRESISTIBILE DEL ROGO DELLA STREGA Il rogo della strega, sulle comunità umane esercita un fascino irresistibile trovare qualcuno o qualcosa da bruciare perché contiene il Male con cui tresca. Anche nel 2020 anno del coronavirus il fascino del rogo è imponente. A Pechino, in Cina ovviamente le autorità sanitarie escludono che vi possa essere stato contagio per via alimentare. Ma l’autorità politica, pur non accusando il salmone, lascia dire. Perché quel che importa nella comunicazione non è "salmone" ma "di importazione". Lasciar crescere la voglia di rogo per le cose che vengono da fuori, per le cose straniere che ammalano on dispiace all’autorità politica cinese. Dà sfogo, indirizza paura, la fa diventare rancore nazionalista.

CINA, ANCHE QUI I SOCIAL E poi anche la Cina ha i suoi social e anche in Cina i social fanno il loro lavoro: sui social gli scienziati e i virologi da tastiera non hanno dubbi: è stato il salmone straniero. Esattamente come facevamo noi qualche mese fa non andando a comprare nei negozi cinesi neanche una penna, perché… roba cinese.

L’INFORMAZIONE OCCIDENTALE Cina, l’autorità politica ci marcia con questa storia del salmone straniero e la gente non è che ci casca, ci vuole cascare. Tocca quindi all’informazione occidentale…Cosa tocca all’informazione occidentale? Toccherebbe almeno non raccogliere e diffondere l’ultima delle idiozie in circolo su coronavirus. Compito che l’informazione occidentale respinge con determinazione. Idiozia ricca, mi ci ficco: questa la ferma e ferrea linea di condotta dell’informazione occidentale. E quindi titoli, articoli e notizie sul contagio da salmone. Resta una domanda: lo si fa per totale inconsapevolezza o per assoluta noncuranza del danno che si procura? Diffondere su scala planetaria l’idiozia del contagio per via alimentare oggi indica come strega maligna il salmone norvegese, domani toccherà al riso cantonese, dopodomani alla pasta italiana, la prossima settimana all’hamburger americano…

di ALESSANDRO CAMILLI