C’è il "giallo Venezuela", con il presidente Chávez che, secondo quanto ha scritto il quotidiano spagnolo Abc, avrebbe finanziato i Cinque Stelle con 3,5 milioni di euro. Ci sono due dossier, Mes e revisione dei decreti sicurezza Salvini in tema di migranti, sui quali i pentastellati esprimono una linea contraria a quella delle altre forze politiche che compongono la maggioranza. C’è il dossier Autostrade, sul quale dalla tragedia del Ponte Morandi in poi i Cinque Stelle chiedono la revoca della concessione alla famiglia Benetton. Infine, lo scontro tra uno dei padri fondatori Beppe Grillo e l’ex deputato Alessandro Di Battista, e lo spettro di una scissione. L’orizzonte politico di breve medio termine del Movimento è costellato di sfide, tra loro strettamente connesse. Poiché M5s è azionista dell’esecutivo Conte due, le insidie sono di conseguenza anche per la tenuta del governo.

IL “GIALLO” DEI FINANZIAMENTI DA CARACAS Nel 2010, con Hugo Chávez ancora al potere e Nicolás Maduro ministro degli Esteri, il Venezuela avrebbe finanziato il Movimento 5 Stelle. A lanciare l’accusa, è stato il quotidiano spagnolo Abc, che ha citato un documento dell’intelligence venezuelana. Secondo il giornale, che ha successivamente confermato la notizia, l’attuale presidente del Venezuela avrebbe spedito una valigetta con 3,5 milioni di euro al consolato venezuelano a Milano indirizzata a Gianroberto Casaleggio per finanziare segretamente il movimento. "Fake news ridicola. Valuteremo se adire alle vie legali", è stata la reazione del capo politico dei 5s Vito Crimi. Il conLuigi Di Maio sole venezuelano a Milano, chiamato in causa, ha parlato di "notizia completamente falsa, non ho mai conosciuto Casaleggio", ha chiarito.

LO SCONTRO TRA GRILLO E DI BATTISTA E IL RISCHIO SCISSIONE L’improvviso scoppio della "guerra" tra Beppe Grillo e Alessandro Di Battista ha destabilizzato il Movimento. L’Armageddon era nell’aria ma il blitz televisivo dell’ex deputato, in occasione del quale ha chiarito che se Conte ha davvero in animo di prendersi i 5 Stelle si deve iscrivere a M5S e al prossimo Congresso portare la sua linea, e l’affondo via tweet del fondatore del Movimento ("Dopo i terrapiattisti e i gilet arancioni di Pappalardo, pensavo di aver visto tutto... ma ecco l’assemblea costituente delle anime del Movimento. Ci sono persone che hanno il senso del tempo come nel film "Il giorno della marmotta""), hanno creato forti fibrillazioni. M5S è così di fronte al concreto rischio di una scissione. Lo scontro tra Grillo e Di Battista è lo scontro tra "contiani" e "puristi", tra chi vorrebbe l’attuale premier come punto di riferimento di un Movimento europeista e chi cerca, insistentemente, la terza via tra Pd e Lega. Il "congresso" del Movimento, nonostante la frenata di Grillo, potrebbe arrivare anche prima di ottobre.

IL NO AL MES MA PD E ITALIA VIVA PREMONO PER ADERIRE AL SALVA STATI Un’altra sfida per i Cinque stelle è tutta in un acronimo, "Mes". Sta per "Meccanismo europeo di stabilità". Il Fondo Salva Stati oggi mette a disposizione 36 miliardi senza condizionali ("ultra light" è detto) per sostenere la spesa sanitaria. I Cinque Stelle hanno più volte sottolineato che il Mes è uno strumento inadeguato, la priorità va data al Recovery Fund. Il Pd e Italia Viva premono invece per attivarlo. Il presidente del Consiglio ha fatto presente che sul Fondo Salva Stati "come governo abbiamo detto che in questo momento non c’è necessità di attivare il Mes, dovremo costantemente aggiornarci. Non ci sono delle certezze: semmai dovremo fare delle valutazioni le faremo con il Parlamento, non c’è alcun cambiamento".