Maxi inchiesta, oltre ottanta indagati tra associazioni e cooperative. La Caritas di Bergamo nel mirino. Incluso il sacerdote ex direttore, Claudio Visconti. Per direttore e dirigenti, l’accusa di aver gonfiato le spese per l’accoglienza migranti. Associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, turbativa d’asta, sfruttamento del lavoro, inadempimento di contratti di pubbliche forniture le ipotesi di reato formulate dalla Procura. Sono registrare in una parte dei trentotto avvisi di garanzia inviati anche ad altri nomi noti del mondo dell’accoglienza bergamasca. E ai funzionari pubblici in Comune e in Prefettura.

Il malaffare nella successione dei gravi fatti è venuto alla luce in tutta la sua evidenza attraverso le intercettazioni. Alle 8:34 del 17 aprile 2017, il direttore Claudio Visconti parla al telefono con Luca Bassis, suo strettissimo collaboratore. Parole pesanti, significative, che colpiscono chi è all’ascolto. "Ma infatti gliela voglio fare proprio difficile, cioè nel senso che già non riusciranno a guardarla, ma gliela faccio difficile che dovranno impazzire. Bravo e carica le ristrutturazioni che abbiamo fatto prima".

Don Visconti è il direttore della Caritas Bergamo da venti anni. Un punto di riferimento anche nelle caldissime estati dell’emergenza sbarchi. Il direttore ha il piglio del manager in una Diocesi che gestisce milioni. La conversazione di quella mattina mette al centro della questione le rendicontazioni da pre- sentare in Prefettura per ricevere il rimborso delle spese. Quelle legate ai centri di accoglienza per richiedenti asilo. Un milione e 350mila euro che lo Stato pagherà a novembre 2018. Il sacerdote non può immaginare che i carabinieri del Nucleo Investigativo lo stiano intercettando. Lo scambio finirà tra gli indizi raccolti a suo carico. Il marcio è saltato fuori solo ora.

Una cosa sembra però certa. Fabrizio Gamberini, il pm, pare sia pronto a sfoltire le contestazioni a cari- co del plotone di 83 indagati. Il numero comprende anche il filone indipendente dei tre arrestati della cooperativa Rinascimento. Uno ne è il fondatore, padre Antonio Zanotti. In definitiva si è trattato di un brutto, pessimo scherzo da preti. Le carte alimentano il dubbio di un giro di fondi pubblici gestiti in maniera poco limpida, volendo usa- re un normale eufemismo.

Caritas e cooperativa Ruah assicurano piena collaboazione agli inquirenti. Le indagini toccano il periodo tra il 2017 e settembre 2018. Nell’estate 2017 la Bergamasca ospitava 2.762 richiedenti asilo e la Prefettura di Bergamo si accingeva a pubblicare un bando di 106 milioni di euro per i successivi di- ciotto mesi. Osservano i carabinieri "oltre alle rendicontazioni aggiustate è chiaramente manifesto un altro espediente per ottenere ulteriori contributi". L’espediente è legato ai check-out dei migranti e ai 35 euro al giorno percepiti da Roma per mantenerli. Anche in questo caso parlano i telefoni, e non piangono. In numerose conversazioni gli operatori delle strutture sul territorio si accordano con i responsabili "sulle notti in più da segnare nel registro delle presenze e sulle firme dei migranti da scarabocchiare". Un meccanismo con- testato anche dalle perso- ne più vicine al gruppo di padre Antonio Zanotti. Uomo di fiducia di don Visconti, Luca Bassis rassicura il direttore. "Ho complicato il resoconto per la Prefettura, gli porterò un cd pieno di roba". Allo scopo di fare in modo che alcuni passaggi sfuggano a chi deve controllare". Il sospetto degli inquirenti è avvalorato dal fatto che Bassis chiede il permesso di "poter gonfiare di 50mila euro la voce affitti, calcolando cinque euro a ospite". In riferimento ai centri di Botta di Sedrina, Casazza, San Paolo d’Argon, tutti di proprietà del- la Dicesi. "Tanto non se ne accorge nessuno". Le intercettazioni vengono annotate dai carabinieri all’ascolto.

Don Visconti dà il benestare, corredandolo con una giustificazione, "perché noi quei soldi qua li mettiamo via per quelli che poi voi cacciate fuori per sostenere i servizi degli altri migranti. Ma cinque euro non è troppo poco?". Ma alla fine approva. Gli inquirenti hanno acquisito la certezza. Nulla avveniva senza il consenso di don Visconti. "Controllava le dinamiche delle accoglienze migratoria e la successiva gestione. Condizionava le istituzioni al fine di ottenere vantaggi indebiti".

I reati, sulla carta, sono gli stessi per entrambi i filoni d’indagine. Il pm Gaverini è riuscito comunque a ottenere i domiciliari per il frate cappuccino Antonio Zanotti e la presidente della Coop Rinnovamento, Maria Proceruti e l’economista Giovanni Trezzi. Appare particolarmente indiziante la posizione di padre Zanotti, settantatre anni, che ha alle spalle ha una denuncia per molestie sessuali da un ragazzo ospite in uno dei suoi centri. Non sono state richieste misure cautelari per l’ex direttore don Visconti, ora presso la Pastorale italiana di Bruxelles.

Sequestrati intanto, pr ventivamente, 126mila euro, tra cibo scaduto servito ai migranti e contanti spartiti negli uffici. I Carabinieri sono alla ricerca di altro, in forza di questo passaggio ascoltato nel corso di un’intercettazione. "Siamo in una situazione dei Casamonica, fischia qua", lo sfogo telefonico di Trezzi sul modo di gestire di padre Zanotti. La banda della Caritas Bergamo in piena azione.

Franco Esposito