Ne stiamo uscendo. Malconci forse. Molti lutti, molta sofferenza, molti sacrifici. Nessuno è stato dispensato. C’è stato un momento in cui abbiamo compreso con chiarezza che nessun luogo era "altrove". E come nelle guerre, con il rispetto di chi la Guerra l’ha vissuta davvero, arriva poi il momento in cui finisce, inizia a vedersi la luce, e arriva il tempo della ricostruzione e della rinascita del Paese. E dei suoi cittadini. In questi giorni, che chiamiamo Fase 3, ho sentito come cittadino ma soprattutto come sindaco molto forte la voglia di rialzarsi di tante persone, per questo noi sindaci abbiamo chiesto con la stessa forza che sentiamo nei nostri cittadini allo Stato di far arrivare le risorse necessarie per rimettere in moto l’economia dei territori subito, con la massima urgenza. Il nostro obiettivo ora è costruire il clima di rinascita del Dopoguerra, ma la parola chiave in questi giorni - di bivio tra rinascita e disfatta - è "velocità".

Se le risorse europee e i fondi stanziati dal Governo non arriveranno velocemente nelle tasche di lavoratori, imprese e cittadini, il rischio è che il Paese prenda la strada del rancore. Niente è più potente della frustrazione, della disillusione e dell’abbandono per creare odio e rancore. Noi ora dobbiamo combattere l’odio e dobbiamo ricostruire il Paese. Mi si permetta qui di citare un libro che considero fondamentale, edito da Einaudi, "Come si diventa nazisti" di William Sheridan Allen, studioso americano che ha raccontato con eccezionale meticolosità e con la passione di un cronista le tappe che hanno portato, giorno dopo giorno, senza quasi rendersene conto, una piccola città della Germania tra la fine degli anni Venti e i primi anni Trenta a cambiare completamente volto, passando da democrazia a dittatura. La ricetta è sempre la stessa: insicurezza sociale, insicurezza crescente per il futuro di sé e dei propri figli, e crisi economica. È qui che affondano le loro radici le forze (politiche) più buie, quelle che si cibano di propaganda, di facili colpe e facili soluzioni.

Come ricorda Luciano Gallino, nella sua magnifica prefazione al libro, "se ogni passo che facciamo può avvicinarci all’abisso, e però anche allontanarcene, la migliore precauzione consiste nell’essere il più possibile consapevoli della doppia direzione in cui qualunque passo può portarci. Chiamarla coscienza politica sarebbe forse eccessivo; ma non sembra eccessivo, letta la storia" della cittadina tedesca. Allora se vogliamo imparare dalla storia per realizzare un futuro migliore, se vogliamo prendere la direzione della rinascita e della ricostruzione del Paese, ora o mai più, serve dare sicurezza nel futuro, e per fare ciò servono nuove regole, semplificare le procedure, permettere agli italiani di lavorare e di rialzarsi in tempio brevissimi. Serve velocità. Noi sindaci abbiamo lanciato il tema delle semplificazioni da subito, abbiamo distribuito velocemente 400 milioni di euro di buoni spesa alle famiglie prima di Pasqua con l’autocertificazione, dando fiducia al cittadino. È un meccanismo che applicato a gran parte dello Stato cambierebbe il paradigma per avere un sussidio, per avviare un’impresa. Con controlli ex post e non ex ante.

Serve velocità anche sugli investimenti. Dobbiamo mettere in campo cantieri nel giro di pochi mesi, e non possiamo farlo con le regole attuali. Serve una semplificazione del codice degli appalti. Noi ora siamo a un bivio, dobbiamo scegliere se abbracciare la fiducia o la paura, la chiusura o l’apertura, la voglia di rinascere o un’altra stagione di rancore sociale. Ho voluto riportare una bellissima frase di Francesco Guccini nel mio ultimo libro, Vincere l’Odio. Prima e dopo il coronavirus: "Dopo la guerra c’era una voglia di ballare che faceva luce". Spero che questo sarà lo scenario. Ma potrebbe anche essere, invece, che la rabbia sociale porti a mesi di nuove divisioni. Vedo i rischi di una frammentazione ulteriore della società. Una cosa però mi dà speranza: abbiamo riscoperto in questi mesi difficili il valore della sanità pubblica e dello Stato. E ci siamo resi conto anche della fragilità umana. Allora io dico non limitiamoci a guardare indietro, impariamo da ciò che è successo per costruire un percorso nuovo. Un nuovo Paese, nuove idee. Ogni crisi può essere un’opportunità di rinascita.

MATTEO RICCI