In occasione della giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di stupefacenti un folto gruppo di familiari di tossicodipendenti è tornato a manifestare fuori dal Palacio Legislativo per chiedere l’approvazione di una legge presentata nel 2017. Il collettivo Madres del Cerro riunisce familiari di tossicodipendenti che chiedono risposte concrete a un problema che riguarda l’intera società. Il progetto di legge presentato prevede un ricovero volontario obbligatorio per i consumatori di droga possibile attraverso la concessione della volontà come spiega uno dei portavoce del gruppo, l’italouruguaiano Pablo Delfino: "Questa proposta rappresenta in realtà solo la punta dell’iceberg di una situazione ben più complessa che ha già distrutto tante famiglie. Noi chiediamo che il tossicodipendente in un momento di lucidità davanti a un medico e un notaio possa provvisoriamente cedere la propria volontà a un familiare o a un’altra persona su cui spetta la decisione per il ricovero nel periodo di disintossicazione della durata di tre mesi. Noi non chiediamo nessuna spesa allo Stato ma solo che protegga gli sforzi che sostengono da sole le famiglie per poter pagare queste cure. Questa è la nostra pandemia, la nostra vera emergenza. Ma è un problema per tutti non solo per noi. Secondo l’INAU (Instituto del Niño y Adolescente del Uruguay) ci sono minori di 9 anni che consumano droga. Che cosa bisogna aspettare per intervenire?". Le vittime in questione sono principalmente i consumatori della pasta base, la droga dei poveri in Sud America, la cui diffusione è esplosa a partire dalla crisi del 2002. Si tratta di uno scarto nella lavorazione della cocaina che viene poi mescolato con sostanze molto tossiche provocando effetti devastanti che spianano, tra le altre cose, la strada alla delinquenza. Secondo i dati citati dalle Madri del Cerro solo a Pablo Delfino Montevideo ci sarebbero 9mila consumatori di pasta base mentre il numero di posti disponibili nei centri di recupero in tutto l’Uruguay si aggira intorno a una cinquantina: "La realtà è che né la politica e né la scienza sono riuscite a intervenire in tempo rispetto ai consumi che sono enormemente cresciuti negli ultimi vent’anni. La società è molto ipocrita perché ignora il problema fino a quando le persone iniziano a delinquere e poi vuole rimuoverli. Si vedono solo le conseguenze ma non si cercano le cause. Nessuno di noi vuole figli delinquenti. Rinchiuderli va bene ma c’è bisogno di una vera riabilitazione altrimenti è tutto inutile. Un’altra via nella lotta alla droga è possibile". Se i numeri dei consumatori di pasta base sono allarmanti preoccupano anche quelli inerenti alla popolazione carceraria in Uruguay: "Oggi l’80% delle persone che entrano in carcere hanno reati di droga. Nel 2005 il numero totale di detenuti era di 7mila persone, oggi siamo a oltre 12mila. È evidente che il modello è insostenibile. Questo problema non si risolve in un periodo di legislatura ma c’è bisogno di politiche a lungo termine". Delfino afferma che il prossimo passo nelle attività del collettivo Madres del Cerro sarà quello di trasformarsi in una fondazione attraverso la quale sperano di potersi collegare con l’Italia: "Andremo a bussare alle porte di tutte le collettività presenti in Uruguay partendo da quella italiana facendo una proposta. Ci piacerebbe che venisse creato un fondo di solidarietà da destinare ai discendenti di italiani per aiutarli ad uscire dalla droga e così collaborare in questa lotta. Un grande gesto di aiuto per un problema che non conosce frontiere".

di MATTEO FORCINITI