Più comoda da predicare per gli altri che da praticare su se stessi, la “frugalità” vera o presunta di alcuni Paesi sta ritardando non poco l’ambizioso Recovery Fund proposto dalla Commissione Ue per uscire dalla crisi Covid senza ampliare le diseguaglianze all’interno del mercato unico. A incarnarne l’essenza politica in Europa sono i Paesi Bassi, la testa d’ariete del quartetto composto insieme ad Austria, Svezia e Danimarca, fermamente contrario all’impianto suggerito dal Ursula von der Leyen e oggetto di lunghi e silenziosi negoziati tra le diplomazie europee. Il premier Mark Rutte, in una intervista al Corriere della Sera, ha rafforzato il concetto affermando che l’Italia dovrà imparare “a farcela da sola”, ribadendo ancora una volta che i “frugali” restano contrari al principio dei sussidi e delle garanzie comuni sul debito. Il premier Giuseppe Conte ha risposto molto pacatamente affermando che “l’Italia ce la farà da sola”. Chi invece non ha usato mezzi termini è Roberto Rustichelli, presidente dell’Antitrust, che in audizione alla Camera, ha ricordato come la concorrenza fiscale sleale di alcuni Paesi all’interno dell’Ue costi alle casse italiane un danno tra i cinque e gli otto miliardi di dollari l’anno. “Si tratta di un fenomeno che assume un ulteriore risvolto problematico nel caso dei Paesi che affiancano a tali pratiche fiscali sleali la pretesa di uno stretto rigore di bilancio da Paesi dai quali drenano risorse”, ha proseguito Rustichelli. Tradotto: c’è chi sottrae entrate fiscali ai partner europei per poi dar loro lezioni morali su come ci si comporta nella gestione delle finanze pubbliche. Sembra proprio il caso dell’Olanda, ma non solo. Il fisco italiano perde la possibilità di tassare oltre 23 miliardi di dollari di profitti: 11 miliardi vengono spostati in Lussemburgo, oltre 6 miliardi in Irlanda, 3,5 miliardi in Olanda e oltre 2 miliardi in Belgio. Questo comporta effetti diretti anche sugli investimenti internazionali: “L’Italia attira investimenti esteri diretti pari al 19% del Pil; il Lussemburgo pari a oltre il 5.760%, l’Olanda al 535% e l’Irlanda al 311%”, ha detto Rustichelli. Come ha ricordato anche Thomas Piketty, “i Paesi Bassi sottraggono ogni anno circa dieci miliardi agli altri Paesi”. Il noto economista francese richiama un recente studio pubblicato di tre ricercatori (Thomas Torslov dell’Università di Copenaghen, Ludvig Wier e Gabriel Zucman di Berkeley), secondo il quale l’Italia perde il 15% del proprio gettito fiscale a causa della concorrenza dei paradisi fiscali. Secondo questo studio l’Italia vede circa 26 miliardi di dollari andare oltre i propri confini. Ma il dato clamoroso è un altro: di questi 26 miliardi, ben 23 vengono dirottati in Paesi dell’Unione Europea. In soldoni, vuol dire che Roma perde circa 5,5 miliardi di dollari di profitti, per un gettito di 850 milioni che vanno direttamente nelle casse di Amsterdam (il 2%), più del risparmio annuo che si avrebbe con il ricorso al Mes. Non solo: le casse italiane perdono 2,6 miliardi di entrate nette a favore di quelle del Lussemburgo, mentre 500 milioni vanno a foraggiare le entrate del Belgio.

di CLAUDIO PAUDICE