Quando parliamo di emigrazione italiana in Uruguay del Secolo XIX, al 90% parliamo di liguri. Fedeli al DNA di Cristoforo Colombo, decine di migliaia di genovesi, di La Spezia, Imperia o Savona, sono giunti a Montevideo durante tutto il secolo. Figlio di due immigrati genovesi, Lorenzo Piria e Serafina de Grossi, Francesco Piria nasceva nella capitale dell’Uruguay il 21 agosto del 1847. Suo padre Lorenzo morí giovane quando era un bimbo, cosí, la madre, preoccupata per la sua educazione, lo mandó in Italia dallo zio sacerdote gesuita che si occupò meticolosamente della sua formazione. Francesco ricevette un’eccellente formazione in discipline umanistiche e scienze. Il fatto di studiare in un austero e disciplinato propri dell'ordine di Sant'Ignazio di Loyola, tempererà in modo significativo il carattere di Piria. Studiò a Genova, Roma e Napoli, 3 città che, come ci teneva a dire, "Hanno aperto la mia mente e la mia immaginazione ed hanno svegliato l’amore per le arti classiche che mi hanno accompagnato tutta la vita".

Tornato giovane in Uruguay, cominciò a lavorare in diversi settori, distinguendosi come un grande rifinitore edilizio. Il 25 dicembre 1866 sposò Magdalena Rodino, madre dei quattro figli: Francisco José, Adela (figliastra), Lorenzo e Arturo. A 29 anni, cominciò la sua attività all’asta del "Mercato Vecchio", situato all'interno della Città Vecchia di Montevideo che fu poi demolito per la costruzione di Plaza Independencia. Piria aveva un negozio di aste permanente che funzionava dalle prime ore del mattino fino alle 10 di sera. Nel 1870, a 23 anni, il Vecchio Mercato si incendiò e Piria, dovette spostare la sua "Esposizione universale" nell’Avenida 18 de Julio all'angolo di Andes. Anni dopo aprì un negozio dove vendeva abbigliamento all'angolo tra Calle Treinta y Tres e Calle Rincón. Francesco era un’eccezionale imprenditore e venditore, lucido per gli affari che cuciva con una sua inventiva pubblicitaria. Acquistò migliaia di metri di un tessuto spesso e ordinò di confezionare delle mantelle lunghe alle quali diede il nome di Rémington. In quell’epoca Montevideo viveva sotto lunghe rivolte militari e dei fucili che portavano lo stesso nome, andavano a ruba. Piria inviò alcuni bollettini che dicevano: "Todos los orientales tienen que ir a buscar su Remington". La gente pensava che erano fucili ma trovavano cappotti. In ogni caso questo accorgimento pubblicitario gli permise di vendere 5000 Remington!

PIRIA LATIFONDISTA E GRANDE IMPRENDITORE

Nel 1890 acquistò ben 2700 ettari in un'estensione che correva dalla collina di Pan de Azúcar fino al mare. In quell’anno fece un viaggio in Europa ed al ritorno si ispirò nel settore turistico per fondare la sua opera maestra: Piriapolis che diventò il principale centro turistico del paese e parte della regione. Nel 1897 finì il Castillo de Piria, la sua residenza privata. Questo castello aveva un vasto parco con fontane e statue. La vegetazione era variegata ed esotica. L'architettura di questo edificio è un mix di stili rinascimentali. Le sue sale principali erano decorate con carte importate dall’Italia in cui l'oro era molto diffuso. Le modanature in gesso ricoperte di foglia d'oro, pavimenti in pino e mobili in stile Luigi XV hanno messo in risalto i raffinati sapori dei suoi abitanti. Nel 1898 un'invasione di cavallette distrusse tutte le sue piantagioni. Fu in quell’anno che la sua fede cattolica lo spinse a costruire il Cristo Redentore situato su una collina situata tra il Castello e il Cerro del Toro. Nel 1905 costruì il primo Grand Hotel, chiamato "Piriápolis Hotel", oggi "Holiday School Colony". Nel 1910 iniziò la costruzione del viale, dove si ispirò ai suoi viaggi in Europa, più precisamente sulla Costa Azzurra. Nel 1912 si tenne la prima asta di appezzamenti a Piriápolis e, da allora in poi, la città iniziò a crescere con la costruzione di numerosi chalet. Nel 1913, iniziò a funzionare un treno a vapore che collegava la stazione di Pan de Azúcar con il porto di Piriápolis che era in costruzione e che sarebbe stato completato nel 1916, consentendo l'arrivo dei vapori che hanno portato i primi vacanzieri da Buenos Aires. Lo battezzò "il treno Piria"! Infine, Piria costruì uno degli hotel più giganteschi del Sud America, l'Argentino Hotel che costò una fortuna: 5 milioni di pesos, uno sproposito per l’epoca.

La pietra angolare fu posta nel 1920 dal presidente Baltasar Brum, in fase di inaugurazione 24 dicembre 1930. A Montevideo costruì il Palazzo Piria che è attualmente la sede della Corte Suprema di giustizia dell'Uruguay, nella Plaza Cagancha, opera dell'architetto francese Camille Gardelle. La costruzione del palazzo fu ordinata da Piria ed eseguita secondo le esigenze della sua famiglia con il massimo lusso dell’epoca. In tale occasione portò muratori e suppellettili dall’Italia. Il primo piano aveva tre camere da letto: due "con bagno" ed una sontuosa reception. Aveva una grande sala di 20 metri di lunghezza. L'ufficio di Piria aveva due anticamere comunicanti, sala da biliardo con soffitto affrescato ed alla sala da pranzo si accedeva, da una porta della sala da biliardo o dall'armadietto. Al secondo piano aveva camera da letto più 2 suites. Tra le due suite c'era un ampio soggiorno, che serviva come luogo per riposare e leggere. Tutto sfarzoso e finissimo. Nel 1926 Piria andò a vivere un periodo a Buenos Aires dove acquistò l’altro Palazzo Piria porteño. Era una costruzione dei primi del 1907 situata nella città di Ensenada, provincia di Buenos Aires, che Piria rinnovò per trasferirsi con la sua famiglia. Dopo aver trasformato la dimora in un sontuoso palazzo, Piria iniziò il compito di trasformare la regione in quella che avrebbe definito la "costa dorata del Río de la Plata". Per questo, propose alle autorità provinciali la costruzione di una strada per collegare La Plata con Punta Lara, senza passare per Ensenada. In cambio si offrì di prendersi cura del condizionamento delle spiagge. Il progetto, per la burocrazia argentina, non andò a buon porto e tornò con la famiglia a Montevideo ma, nel 1947 il Palazzo e i 141 ettari che lo circondano passarono nelle mani del Governo della Provincia di Buenos Aires per una donazione della famiglia Piria, per l'uso residenziale dei governatori.

POLITICA E GIORNALISMO

Piria, alle sue origini era del Partido Nacional e da giovane combatté persino nell'esercito contro Venancio Flores. Più tardi, si sposò con il socialismo utopico e si oppose fermamente a José Batlle y Ordóñez, immaginando il decentramento dell'Uruguay, l'uso dell'energia solare e la costruzione di progetti urbani progressivi. Fondò il partito dell'Unione Democratica con base conservatrice. Nel 1919 corse per la presidenza, ma ottenne appena 600 voti. Nel 1898 scrisse il libro "Socialismo trionfante. Quale sarà il mio paese tra 200 anni" e fondò, poco dopo, il quotidiano La Tribuna Popular.

MONTEVIDEO

L’opera di Piria fu fondamentale per Montevideo dove costruì vari quartieri come Flor de Maroñas, Jardines del Hipódromo, Ituzaingò, Perez Castellanos e altri. Francesco Piria morì l'11 dicembre 1933 a Montevideo. Come scrisse Loreley Lazo, un poeta nazionale: "Piria può essere trovato in tutto ciò che il suo ferro creerà. Era un uomo che aveva un sogno, lo ha reso reale e ci vive ". Aveva 86 anni quando una congestione polmonare, complicata da diabete, uremia e cuore debole, lo uccise. L’impronta di Francesco Piria in Uruguay è indelebile. Fu un genio, inventore, alchimista, imprenditore, latifondista, coltissimo rappresentante di quell’italianità che, purtroppo, è quasi scomparsa.

STEFANO CASINI