Il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e il suo omologo sloveno Borut Pahor si sono incontrati nella caserma del Reggimento Piemonte Cavalleria a Villa Opicina, sul Carso triestino. È la prima tappa di una storica visita. È la quindicesima volta che i due presidenti si incontrano. I due hanno deposto una corona di fiori alla foiba di Basovizza, dove si stima che i partigiani jugoslavi abbiano gettato duemila italiani tra militari e civili. L'evento ha un grande valore storico: Pahor è il primo presidente di uno dei Paesi nati dalla disgregazione della ex Jugoslavia a commemorare le vittime italiane delle foibe. Un momento particolarmente toccante nel corso dell'omaggio alle vittime delle foibe è stato quando i due presidenti si sono dati la mano, dopo essersi avvicinati alla corona di fiori che due corazzieri avevano deposto pochi istanti prima. Mattarella e Pahor hanno poi toccato ciascuno la corona e sono rimasti davanti all'ingresso della foiba in silenzio per un minuto circa. Al termine, prima di risalire in auto i capi di Stato si sono fermati a parlare per qualche istante.

MATTARELLA: SOLLECITARE LA LIBERA RICERCA STORICA

"Una adeguata riflessione storica che avete auspicato-una ricerca seria e approfondita - libera come deve essere la ricerca storica, non la ricerca dei governi ma degli studiosi di storia, sui fatti, sulle realtà, su ciò che la documentazione e i fatti presentano e suggeriscono - è molto importante e va incoraggiata per completare quella svolta che ha fatto uscire dal cono d'ombra la drammatica vicenda dell'esodo degli esuli dalle vostre terre. E questo è un adempimento importante: sollecitare che la ricerca storica sia fatta in questo modo, approfondita, libera, completa". Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella alle associazioni degli esuli che ha incontrato oggi prima di ripartire da Trieste. È dunque "importante avere un primo incontro sollecitamente a Palazzo Chigi con il governo per affrontare concretamente i vari problemi che sono diversi e che attendono soluzioni".

"La storia non si cancella, e le esperienze dolorose sofferte dalle popolazioni di queste terre non si dimenticano. Proprio per questa ragione il tempo presente e l'avvenire chiamano al senso di responsabilità", ha detto Mattarella in Prefettura a Trieste davanti al suo omologo sloveno Borut Pahor, dopo la firma di un memorandum per la restituzione del Narodni dom, cento anni dopo l'incendio che lo distrusse. "A compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite da una parte e dall'altra l'unico oggetto dei nostri pensieri, coltivando risentimenti e rancore, oppure al contrario, farne patrimonio comune nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione, amicizia, condivisione del futuro - ha proseguito il presidente - Al di qua e al di là della frontiera, il cui significato di separazione è ormai per fortuna superato per effetto della comune scelta di integrazione nell'Unione europea, al di qua e al di là del confine sloveni e italiani sono decisamente per la seconda strada, rivolta al futuro. In nome dei valori oggi comuni: libertà democrazia pace", ha concluso il Capo dello Stato.

I Presidenti Mattarella e Pahor si sono recati quindi in Prefettura dove hanno consegnato allo scrittore Boris Pahor l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e l’onorificenza slovena dell’Ordine per Meriti Eccezionali. Mattarella e Pahor ancora insieme al Narodni dom, che verrà restituito alla comunità slovena in Italia, esattamente cento anni dopo l’incendio del 13 luglio 1920 che lo distrusse. Infine, il Capo dello Stato italiano ha incontrato in Regione i rappresentanti delle associazioni degli esuli.