"Metti tre siciliani, un calabrese, un marchigiano e un toscano", sarebbe l’incipit perfetto di una barzelletta, ma non lo è. Anzi è una bella storia di vino da raccontare. Una storia moderna, presente e futura. Sei artigiani del vino che si sono messi insieme per scrivere un racconto di Mediterraneo al sapor di uva. Ci troviamo a Marsala, dove l’11 maggio del 1860 sbarcò Garibaldi con i Mille. Qui la produzione vitivinicola moderna ha una narrazione centenaria, basti pensare che il Marsala è stato il primo vino italiano a conquistare il mondo e che negli ultimi anni questo territorio sta sempre più recuperando e rafforzando la sua identità, puntando non solo sul più famoso dei vini fortificati, ma anche su una produzione di vini eccellenti.

Contrada Abbadessa, è qui che è nato il progetto "halará" che in greco significa "prendila con calma" e inglese "Take it easy". Protagonisti di questa pagina insolita di vino: Nino Barraco di Marsala (TP), Stefano Amerighi di Cortona (AR), Francesco De Franco di Cirò (KR), Corrado Dottori di Cupramontana (AN), Francesco Ferreri di Pantelleria (TP), Giovanni Scarfone di Faro (ME). Ad accomunarli non solo una forte amicizia e le vacanze estive condivise con le famiglie, ma un modo di interpretare la viticoltura in modo autentico, puntando da sempre a valorizzare i loro territori, convinti che il vino va oltre la bottiglia e il bicchiere, che è un atto antropico, una presa di coscienza, un messaggero di valori.

È in quest’ottica che prende vita il progetto condiviso. Due ettari di un vigneto strappato al rischio espianto, dopo la scomparsa del proprietario. Esposto a nord, con argille compatte e sottosuolo calcareo. Sottoposto ai venti del Mediterraneo. Impianto ad alberello marsalese con oltre trent’anni d’età. Due vitigni, uno a bacca bianca il Catarratto e uno a bacca rossa il Parpato. Quest’ultimo un vitigno "reliquia", perso negli anni, ma legato indissolubilmente alla storia di Trapani e di Marsala. Chiamato in tempi moderni "Quattro Rappe" è caratterizzato da una buona produttività e da sentori speziati e di frutta matura. Un vitigno sconosciuto ai più che i sei vigneron stanno studiando, in vigna ed in cantina.

Quattromila le bottiglie prodotte. Tre etichette, un bianco, un rosato e un rosso. La contro-etichetta contiene non solo gli aspetti burocratici, ma un messaggio di pace e di unione: "Siamo vignaioli del Mediterraneo. Nel territorio marsalese abbiamo trovato casa comune". È in questa casa comune che nasce un progetto frutto di confronto e di punti di vista differenti che hanno deciso di mettersi in gioco convinti che il confronto e l’unione di intenti fanno la forza. Un racconto importante di vino, un monito per il futuro di tutto il settore. Un’impresa foriera di belle speranze, in un luogo, il Mediterraneo, che ha sempre segnato la storia politica, culturale, sociale ed economica delle terre bagnate dalle sue acque e che oggi fa da spartito al vino di Halarà.