Sembrava fatta per il Brescellum, con il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle a difendere l'accordo di dicembre e chiedere di votare il testo che ne seguì. E invece la commissione Affari Costituzionali della Camera nemmeno si riunisce: Forza Italia chiede di verificare la composizione perché, in base ai nuovi pesi dettati dalle fuoriuscite dal gruppo M5s, i Cinque Stelle avrebbero un componente in più e Italia Viva uno in meno. Della vicenda viene investito il presidente della Camera, che dovrà valutare l'effettiva rappresentanza dei Gruppi parlamentari.

LA MOSSA DI RENZI

E Italia Viva avverte: "Se Fico li confermerà, allora saranno problemi. Eccome". Parole che suonano come una minaccia e che arrivano dopo le esternazioni di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi. Il primo è tornato ad invocare il Sindaco d'Italia, ovvero l'adattamento su scala nazionale del sistema con cui si eleggono i primi cittadini. La seconda definisce "surreale" quella che considera una "forzatura" da parte del Partito Democratico e dei Cinque Stelle. Eppure, fanno notare fonti dei due partiti, erano stati proprio i renziani a spingere per un proporzionale con soglia di sbarramento nazionale al 5%, tanto da proporre e sottoscrivere il testo. Al ritorno in commissione, però, dem e pentastellati si sono trovati davanti una nuova "mossa del cavallo" che spiazza e che rimette tutto in gioco. Il leader Iv scrive nero su bianco di non volerne sapere di proporzionale: "Dobbiamo sapere la sera delle elezioni chi ha vinto, lo dico ora che stanno votando sulla legge elettorale in commissione alla Camera, secondo me sbagliando. A noi gli accordi in Parlamento riescono, se ne è accorto Salvini. Ma serve il sindaco d’Italia, il maggioritario, non una palude continua".

ITALIA VIVA LAVORA ALLE MODIFICHE

Lo strumento per scardinare il Brescellum - questo il nome del testo in discussione in Prima Commissione - sarebbe un emendamento - o un pacchetto di emendamenti - al testo base sulla legge elettorale per trasformare il Brescellum - proporzionale con soglia di sbarramento al 5% - in un sistema maggioritario in grado di garantire che, un minuto dopo il voto, si sappia già chi ha vinto. Sarebbe questa, stando a quanto spiegano fonti renziane della Camera, la "mossa del cavallo" che tenterà Italia Viva. "Stiamo lavorando a vari emendamenti, ma ancora non sappiamo quale sarà il testo base", conferma una fonte renziana. Il termine degli emendamenti, di fatto, non c'è ancora, ma la direzione che Renzi e i suoi vogliono imprimere ai lavori è chiara: "Noi restiamo sul maggioritario, per quello che riguarda il merito", spiega un esponente di IV: "Per quello che riguarda il metodo, poi, abbiamo sempre provato a fare le leggi con le opposizioni". In altre parole, Italia Viva lamenta lo scarso coinvolgimento delle forze di opposizione ai lavori sulla riforma del voto.

PD E M5S DIFENDONO L'ACCORDO

Dall'altra parte del fronte interno alla maggioranza, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, chiedono il rispetto dell'accordo raggiunto a dicembre e che indicava nel Brescellum il punto di caduta in grado di accontentare tutti. O quasi. Perché oltre a Italia Viva, dubbi sulla soglia di sbarramento sono stati sollevati anche da Liberi e Uguali. I dem chiedono invece di votare il testo base, visto che "si è atteso anche troppo".

IL RISCHIO FLOP

Il rischio è di arrivare al voto con un sistema, quello attuale, che combinato al taglio dei parlamentari non garantisce la rappresentanza di tutti i territori e, soprattutto, porterebbe a maggioranze tali da poter fare delle riforme costituzionali in perfetta solitudine. Un rischio da evitare, "anche perché potrebbe essere Salvini a modificare l'impianto istituzionale del Paese" fra qualche mese, spiega una fonte dem. D'altra parte, quello di legare il taglio dei parlamentari a una serie di riforme del istituzionali che garantissero rappresentanza faceva parte dell'accordo di governo, ricorda un parlamentare Pd: si prevedevano una serie di passaggi, dalla modifica dei regolamenti parlamentari alla riforma della legge elettorale. "Non è uno sfizio del pd, quello di votare il testo base, ma un accordo raggiunto a dicembre".

RENZI NON VUOLE ACCELERAZIONI

Sul tema, però, interviene lo stesso Matteo Renzi definendo "un errore" la scelta di votare la legge elettorale in Commissione. E aggiunge: "Dobbiamo sapere la sera delle elezioni chi ha vinto, lo dico ora che stanno votando sulla legge elettorale in commissione alla Camera, secondo me sbagliando. A noi gli accordi in Parlamento riescono, se ne è accorto Salvini. Ma serve il sindaco d'Italia, il maggioritario, non una palude continua". Sorpresi Pd e M5s che, dopo aver visto i renziani sostenere l'accordo sul Brescellum, si trovano a dover difendere quell'accordo proprio da Renzi: "Nelle riunioni di maggioranza che si sono tenute a dicembre, prima della messa a punto del testo, Iv sosteneva la soluzione di un proporzionale con soglia nazionale", viene ricordato.

GLI EQUILIBRI IN COMMISSIONE

A questo si aggiunge il 'giallo' del riequilibrio delle forze politiche in commissione, tema sollevato da Forza Italia - stando a quanto riferiscono fonti interne alla Commissione - ma sottoscritto da Italia Viva che si gioverebbe di un componente di commissione in più nel caso Fico accogliesse la richiesta di sostituire un membro M5s con uno di Italia Viva. Alla base della richiesta, infatti, ci sono le fuoriuscite dal M5s che ha cambiato i rapporti di forza in Aula. E, regolamento alla mano, su quei rapporti va 'disegnata' la composizione della Commissione.