Cartelle esattoriali ferme fino a metà ottobre. E poi: niente seconda rata Imu per hotel, spiagge e cinema; un miliardo in più per le scuole, contributi a fondo perduto per la filiera della ristorazione (e per i negozi dei centri storici); possibilità di poter accedere ad altre 18 settimane di cassa integrazione. Intendiamoci: sono solo alcuni dei 91 punti contenuti nel cosiddetto Decreto Agosto, ancora in versione provvisoria e sul quale il governo Conte sta lavorando, in maniera serrata, in queste ore, per poterlo portare in Consiglio dei ministri entro questa settimana. Tuttavia quello che più sta a cuore a Cgil, Cisl e Uil è la questione "blocco licenziamenti". Maurizio Landini (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl) e Pierpaolo Bombardieri (Uil) lo hanno detto chiaro e tondo: sono pronti a uno sciopero generale il 18 settembre se il governo non stopperà i licenziamenti fino a  fine 2020. In verità Cgil, Cisl e Uil "hanno già indetto un'iniziativa" per quella data. "Che possa essere trasformata in uno sciopero generale dipenderà solo dalle scelte del governo e della Confindustria" hanno spiegato. Insomma: i segretari generali chiedono che vengano bloccati i licenziamenti fino alla fine del 2020, altrimenti, sbottano, il governo si assumerà "tutta la responsabilità del rischio di uno scontro sociale". "Chi pensa di anticipare quella data alla fine dello stato di emergenza dimostra di non avere cognizione delle elementari dinamiche del mercato del lavoro e di non preoccuparsi delle condizioni di centinaia di migliaia di lavoratori" ribadiscono ancora. Chi "pensa che possano stare insieme sgravi contributivi e fiscali generalizzati (vedi Irap) e licenziamenti, non capisce che ora è il tempo della coesione sociale e degli investimenti sul lavoro" rilanciano Landini, Furlan e Bombardieri mettendo nel mirino anche Confindustria: è "davvero grave, spiegano, che decida di non firmare i contratti nazionali dei lavoratori della sanità privata e del settore alimentare, che con la loro opera essenziale ci hanno permesso di uscire dalla fase più acuta della pandemia". Dura la replica degli industriali. "Inutile evocare uno sciopero generale, specie in questo momento di gravissime difficoltà economiche e sociali in cui sarebbe necessario progettare insieme la ripresa", sostiene Confindustria spiegando che la proroga avrebbe un "costo pesante" per lo Stato e avrebbe solo l'effetto di "pietrificare" l'economia ai tempi del lockdown.