Aveva da poco festeggiato il traguardo dei cento anni e ci lasciati per sempre: è morta Franca Valeri, una delle più grandi attrici italiane di teatro, televisione e cinema. L'attrice è deceduta nella sua casa romana. Lunedì 10 agosto, dalle 17, la camera ardente al Teatro Argentina di Roma mentre i funerali si svolgeranno in forma privata. "La morte non ci deve impressionare. È una componente della vita, e se ne può sorridere, a costo di accentuarne le conseguenze, le paranoie e i riti. E poi io ho avuto sempre la fortuna d’avere il teatro che mi parlava in tasca, e quando ho perso per strada gli affetti, ho potuto far affidamento su nuovi giovani amici, e sui miei amati animali" così Franca Valeri esorcizzava l’ultimo passo del cammino terreno con un certo surreale distacco rammentando i tanti colleghi che se ne erano andati prima di lei. Così come per i festeggiamenti del centenario, nell’ora buia dell’addio non resta che rimarcare il ruolo che questa donna versatile ha avuto nella società italiana: studiosa di prototipi femminili, osservatrice di fenomeni di costume, ritrattista storica di generazioni, autrice di testi teatrali e cinematografici, attrice anticonformista produttrice di risate, letterata con padronanza della lingua al servizio di spettacoli e libri di gran diffusione, professionista il cui motto era "La comicità non è un dono di natura, è un lavoro del cervello". Franca Valeri, pseudonimo di Franca Maria Norsa, nata a Milano, 31 luglio 1920 da famiglia ebraica, era nota a più generazioni per la sua lunga carriera di interprete, di caratterista, personaggio di punta della prima televisione italiana e della radio. Lella Costa proprio in questi giorni per festeggiarla sta portando in scena un testo cult di Franca, "La vedova Socrate". Nel recente omaggio televisivo per i suoi cento anni la Valeri, facendo i conti con l’esistenza, ha detto: "La giovinezza e la maturità sono età allo sbaraglio. La vecchiaia no, si può programmare. A parte la conclusione. Mi stupisco sempre nel vedere dei vecchi impreparati. Conosco la vita, l’ho vissuta, scritta, recitata. Le biografie non hanno particolare interesse, ci sono modi migliori per lasciare dei segni". Di segni in effetti ne ha lasciati parecchi: la sua è stata una vita trascorsa nello spettacolo e nella cultura italiana, tra radio e cinema, teatro e televisione e persino l’opera lirica, di cui è grande appassionata da quando, bambina, vide Arturo Toscanini dirigere alla Scala. E’ stata lei ad aver rivoluzionato la comicità e l’immagine femminile dal secondo dopoguerra con l’invenzione di personaggi simbolo come La Signorina Snob, la Sora Cecioni, Cesira la manicure. I suoi esordi teatrali risalgono al 1947 con il personaggio di Lea Lebowitz, una ebrea innamorata del rabbino, lei nata da famiglia ebraica. Due anni dopo entra a far parte della compagnia del Teatro dei Gobbi formata da Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli. La compagnia si trasferirà anche a Parigi portando in scena i "Carnet de notes n. 1" nel 1949 e "Carnet de notes n. 2" nel ‘50, opere formate da una serie di sketch satirici sulla società contemporanea senza ausilio di scene e costumi. A Parigi la compagnia si esibisce in un teatrino del quartiere latino, condividendo la serata con un'altra coppia di artisti, Raymond Devos e il grande mimo Marcel Marceau utilizzando scene dipinte dalla spezzina Lila De Nobili. A rendere nota la Valeri è stata la radio dai cui microfoni interpretava il personaggio della "Signorina snob", da lei scritto e ideato, che, insieme a quello della signora Cecioni, rimarrà negli anni uno dei suoi cavalli di battaglia. Scoperta dal cinema, debuttò nel 1950 con  "Luci del varietà", regia di Fellini e Lattuada, lavorando a fianco della giovanissima Sophia Loren, sua futura cugina Agnesina che avrà più fortuna in amore di lei. Comincia anche a lavorare come sceneggiatrice collaborando al film  "Il segno di Venere" insieme a Risi, Flaiano e, in parte, Zavattini. Per tutti gli anni '50 duetta sullo schermo con Alberto Sordi, suo coetaneo, l'antagonista geografico per eccellenza con il quale si esibisce in indimenticabili match cinematografici vinti spesso da lei: "Liberarti di me tu non potrai mai", arriva a dirgli.  Rende la vita difficile anche a Nino Manfredi nella pellicola "Crimen" di Mario Camerini in cui i due, in giro per Montecarlo, devono difendersi dall'accusa di avere ucciso una vecchietta. Con l’affermazione del piccolo schermo, che entra nelle case degli italiani, Franca Valeri diventa una star della Tv: partecipa a "Studio Uno" di Antonello Falqui, è il volto fisso degli appuntamenti del sabato sera, che allora si passava a casa, e si presenta sotto diverse vesti, con il caschetto alla Vergottini, con parrucche cotonate o bigodini alla Cecioni. Con il marito Vittorio Caprioli, dal quale divorzia nel 1974, forma una delle coppie artistiche più raffinate, colte e divertenti nel mondo dello spettacolo italiano. Una coppia anche nel cinema con Caprioli in veste di regista in pellicole come " Leoni al sole" (1961),  "Parigi o cara" (1962),  "Scusi facciamo l'amore?" (1968). In quegli anni abbina cinema e televisione che gli offre grandi successi con i programmi quali "Le divine" (1959), "Studio Uno" (1966), "Sabato sera" (1967), "Le donne balorde" (1970), "A modo mio" (1976), "Studio 80" (1980), "Nel mondo di Alice", "Norma e Felice", "Linda e il brigadiere". Negli anni '70 si allontana dal cinema e dalla televisione per dedicarsi esclusivamente al teatro e alle regie di opere liriche. Dopo una lunga assenza dal piccolo schermo, nel 1993 torna ad apparire in televisione in "Magazine3" e nel 1995, accanto a Gino Bramieri, recita nella sit-com di Mediaset "Norma e Felice". La sua ultima presenza sul grande schermo è un film, di impianto profondamente teatrale, "Tosca e altre due" di Giorgio Ferrara dove interpreta la custode Emilia sposata al carceriere di Castel Sant'Angelo in cui è rinchiuso il pittore Cavaradossi. Sino al 2015, nonostante l’età e una leggera malattia che le crea un tremore, è salita sul palcoscenico compiendo tournée in tutta Italia. La sua ultima performance teatrale è stata "Il cambio dei cavalli". "Ogni volta che mi illudo d'incontrare quel signore che ritengo sia il teatro, mi rendo conto di vivere la più bella illusione della mia vita" ha dichiarato Franca Valeri. In questa illusione, in questo incontro, sta il segreto della sua vitalità, della sua longevità senza mai perdere il contatto col mondo e le sue trasformazioni, particolarmente evidente in questo momento in cui ha compiuto 100 anni. Di un'artista che ha interpretato da subito dopo la guerra i vizi, i mutamenti, le debolezze di una società in grande trasformazione e poi decadenza, ricordando che questa signora, colta, ironica, di gusto è stata la prima vera voce femminile autonoma della scena italiana. ''La nostra generazione – ha rammentato - era preparata. La preparazione non è solo forza fisica, ed è indubbio che noi siamo più robusti dei giovani, l'esercizio è soprattutto di genere morale''. A 90 anni ancora saliva in scena e stava per debuttare con una nuova commedia, ''Non tutto è risolto'', mentre si batteva pubblicamente e riusciva a far cancellare il progetto di una discarica vicino a Villa Adriana. E mentre tutti la ricordavano ancora come la Signorina Snob o la Sora Cecioni, figure divenute icone popolari di strepitoso successo e di cui a lungo si è sentita prigioniera, amava sottolineare come a un certo punto avessero ''riconosciuto Franca Valeri come scrittrice e autrice di vari libri e commedie'' e non più solo come attrice comica tv, tra l'altro tradita sulle origini culturali dal proprio nome d'arte, derivato dal raffinato poeta francese Paul Valery, ''perché mio padre non voleva facessi teatro''.

MARCO FERRARI