Presentate le liste per le regionali. Quindi si vota? Teoricamente sì, ma ancora non è detto. Purtroppo, "laddove tutto si puote" qualcuno, consapevole della propria inadeguatezza a sognare e costruire un futuro diverso per il Paese, continua a marciare in avanti, con la testa rivoltata all'indietro. E se, "quelli di prima" si preoccupavano solo di galleggiare, per conservare il potere il più a lungo possibile, quelli di oggi, non stanno facendo certo di più. Anzi, senza farsi alcuno scrupolo, per tenerli buoni intimoriscono gli italiani, additando loro sempre nuovi pericoli all'orizzonte. Ieri il mostro era il fascismo. E "quelli che hanno la stessa mia età" sanno - per averlo vissuto - che - negli anni '60, ma anche dopo - i palinsesti televisivi e le pagine dei giornaloni, in occasione di campagne elettorali, erano infarciti di programmi e film contro questo spauracchio. Il che, in verità, ha funzionato a lungo. Poi è andato lentamente scemando, rendendo sempre di meno.

Ma "lorsignori" hanno continuato ad accusare di mettere a rischio la democrazia, chiunque, non la pensasse come loro. Ovviamente, nel tentativo di screditarlo. Ieri la destra, oggi il centrodestra. Gli italiani, però, si sono resi conto del trucco. Basta analizzare i risultati elettorali – reali o virtuali - per avere consapevolezza che tutti – a dispetto di Conte, Zingaretti, Di Maio, Crimi & c - danno per vincente il centrodestra. Soprattutto dopo la sottoscrizione fra Berlusconi, Meloni e Salvini del patto anti-inciucio che pure, in ottica Sud con quel "sì" all'autonomia lascia qualche perplessità; e in considerazione che nonostante le sollecitazioni del premier a trasformare la convivenza d'interessi Pd-M5s, in un matrimonio d'amore e nonostante gli sforzi di Zingaretti e Di Maio – per convenienza e non per convinzione - l'ok non è arrivato.

Gli iscritti non vogliono l'alleanza strategica con i nemici di ieri. Il che, se da un lato, accresce, e non di poco, il rischio dei "giallorotti" di rimetterci le "penne", dall'altro rende credibile il rischio paventato da Giorgia Meloni che qualcuno a palazzo Chigi stia accarezzando l'idea di approfittare dell'emergenza covid-19 per rinviare ulteriormente il voto. Personalmente – anche se alla luce dei suoi reiterati cambiamenti di opinione e posizione, la cosa non è facile – voglio credere a Conte se dice che non ci saranno proroghe. Anche se, quella sua precisazione "si vota per le regioni e non per il governo", è una sorta di "excusatio non petita" e, di conseguenza, poco credibile. Così come preoccupa il silenzio suo e dei ministri sulle affermazioni di Ricciardi, poi smentite dal diretto interessato, circa il possibile slittamento.

Ciò detto, mi piacerebbe che premier e Capo dello Stato, mi sciogliessero alcuni dubbi. Si vota in 6 regioni e se, come da sondaggi, il cd ne vincesse 4 o di più contro 2 o meno del Cs o anche soltanto 3 come gli avversari e gli equilibri (oggi 13 (Cd) e 6 (Cs)) fra le due coalizioni si allargassero (17 o 16 (Cd) 2 o 3 (Cs)), potrebbe Mattarella continuare a far finta di niente, sostenendo che nulla è cambiato, perché in Parlamento c'è una più pretesa che presunta maggioranza? Se al referendum per il taglio dei parlamentari vincessero – come da pronostici – i "si", quale legittimità avrebbe un Parlamento composto per il 30% di abusivi che fino al termine della legislatura per evitarsi problemi - sperando di conquistare la fiducia dei rispettivi leader ed essere, almeno, ricandidati - sarebbero disponibili ad accettare qualsiasi ricatto?

E, a quel punto, quale credibilità avrebbe un Capo dello Stato eletto da un Parlamento per un terzo illegittimo? Senza dire, poi, che una vittoria del centrodestra, porterebbe in parlamento, per la sua elezione, più consiglieri regionali di Cd che di Cs, e il centrodestra potrebbe avere i numeri per eleggerlo. Come a dire che, se si vota, niente sarà più come prima. Altro che urne amministrative, Insomma! Cosa farà, allora, secondo voi, il suggestivo favoliere delle Puglie?...

MIMMO DELLA CORTE