Quella della "rendita di posizione" fu, ai suoi tempi, l'arma vincente di Bettino Craxi. Il Partito socialista non riuscirà mai a ottenere, nelle urne, una percentuale di consensi tale da metterlo in condizione di guidare autonomamente il paese. Ma, grazie all'indiscussa abilità del suo leader, la percentuale di consensi ottenuta fu sufficiente a rendere il PSI una forza determinante per la formazione del governo .Senza l'apporto dei socialisti, infatti, la Democrazia cristiana, pur con i suoi vasti consensi, non avrebbe potuto costituire un esecutivo.

E fu proprio per sottrarsi a questo condizionamento che Giulio Andreotti, con la sua fervida inventiva, elaborò la cosiddetta "teoria dei due forni" che doveva consentire alla Dc di valersi, per poter governare, di più di un possibile alleato. Craxi fu, peraltro, sempre sostanzialmente fedele all'alleanza con i democratici cristiani e non praticò, a sua volta, la "politica dei due forni" che pure avrebbe potuto praticare stipulando una alleanza con il Pci, come avrebbe voluto Francesco De Martino.

Nel panorama politico attuale esiste una forza che, pur non essendo in grado di governare autonomamente, può disporre di una tale "rendita di posizione"? Il pensiero corre immediatamente ai cinquestelle perché non a caso, al loro interno esistono, spesso in palese e pesante contrapposizione, due orientamenti: uno favorevole alla collaborazione con il Pd che, al momento sembra prevalere, l'altro che sostiene un ritorno all'intesa con il centrodestra, come all'inizio della legislatura. Il mantenimento del potere è l'elemento unificante di queste due componenti.

Sarebbe errato equiparare il modo di intendere l'utilizzo della "rendita di posizione" che poté farne il socialismo craxiano con quello che possono e potrebbero farne i cinquestelle. Craxi, al di là del giudizio positivo o negativo che si può avere su di lui, rappresentava una linea politica, perseguiva un obiettivo preciso, aveva un'idea più che chiara del modo in cui doveva condizionare il suo alleato. Non altrettanto può dirsi per il movimento pentastellato.

Partiti con l'intenzione di rivoluzionare, contro tutto e tutti, il modo stesso di far politica, Grillo e i suoi uomini ai quali pure, nelle ultime elezioni politiche, ha arriso un considerevole successo, tale da farne la forza parlamentare di maggiore consistenza, è andato progressivamente perdendosi e ora naviga in uno stato che non esiteremmo a definire confusionale e il loro obiettivo è solo la conquista del maggior numero possibile di poltrone. I grillini hanno stipulato, all'inizio della legislatura, un'alleanza con il centrodestra che si è ben presto sfaldata inducendoli a favorire la formazione di una maggioranza radicalmente diversa fondata sull'accordo, rivelatosi sin dall'inizio di difficile gestione, con il Partito democratico.

Ecco perché non si può fare di ogni erba un fascio. Tra la "rendita di posizione" di cui dispongono i grillini e quella di cui disponeva il PSI craxiano occorre operare una drastica distinzione poiché i pentastellati non sono, in realtà, in grado di fornire alcun apporto alla alleanza, mentre il Psi offrì alla coalizione della quale faceva parte un ampio contributo di idee anche se il modo in cui Craxi tentò di imporle non fu sempre condivisibile. D'altra parte l'utilizzo della "rendita di posizione" che consente a forze minoritarie di esercitare, a volte, un vero e proprio diritto di veto, finisce con il rivelarsi ineludibile per la formazione di una maggioranza, almeno sino a quando nel nostro paese sarà in vigore un sistema elettorale sostanzialmente proporzionale.

OTTORINO GURGO