Era il 2015 quando Alejandro Bulgheroni, imprenditore argentino (di origini italiane) del settore petrolifero, decise di investire nell'area di Bolgheri, aggiungendo una doppia proprietà a quelle già acquistate in precedenza nel Chianti Classico (la tenuta Dievole) e a Montalcino (Poggio Landi e Podere Brizio).

Il progetto del gruppo ABFV (Alejandro Bulgheroni Family Vineyards) in Toscana nasce tre anni prima, nel 2012, può contare oggi su 330 ettari vitati per una produzione che sfiora le 800mila bottiglie l'anno (tra Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Bolgheri e una selezione di bianchi e rossi Igt) e a distanza di otto anni è pronto a salutare l'avvio dei lavori di costruzione di quella che, nelle intenzioni dei diretti interessati, sarà una delle cantine simbolo dell'architettura enologica italiana.

Un progetto da 15 milioni di euro - La location è d'eccezione: siamo nell'ex cava di arenaria di Cariola, dismessa da oltre 30 anni, a Bolgheri. Il progetto è stato approvato dalla Regione e dal Comune di Castagneto Carducci nel 2018 e dovrebbe essere completato (i lavori di messa in sicurezza statica e geologica partiranno fra un mese e quelli dell'edificio vero e proprio a gennaio) entro i prossimi due anni per garantire l'operatività della vendemmia, mentre per l'apertura della cantina al pubblico bisognerà aspettare settembre 2023. L'investimento vitivinicolo, di circa 15 milioni di euro, riflette le ambizioni della proprietà: la cantina sarà realizzata su tre livelli all'interno del sedime della ex cava (al piano più alto il ricevimento degli ospiti e le degustazioni, con la possibilità di ospitare anche eventi sulle terrazze), in un'area di 5mila metri quadri attualmente incolta e nel pieno rispetto dei valori paesaggistici del territorio.

E sarà funzionale per entrambe le tenute di ABFV, Meraviglia e Le Colonne, dove in un'area di 97 ettari si producono Bolgheri Doc, Maestro di Cava Bolgheri Doc Superiore (la prima annata in commercio è uscita nel 2019 con la vendemmia 2016), Bolgheri DOC Bianco e Rosato, Vermentino e Rosato Costa Toscana Igt. Quella della nuova cantina, dicono i portavoce del gruppo, è un progetto edilizio e produttivo fortemente rivolto alla riqualificazione di un sito dismesso da oltre 30 anni e rappresenta la localizzazione meno invasiva tra quelle possibili all'interno della proprietà; la struttura sarà inoltre oggetto di una mirata opera di rinaturalizzazione, con la copertura a tetti verdi di alcune sue porzioni e la creazione di giardini rocciosi di contorno alla cantina. Il profilo longitudinale dell'edificio rispetterà infine lo skyline originale: bottaia (isolata e protetta in modo naturale all'interno della roccia), magazzini, tinaia e uffici hanno infatti sviluppi planimetrici differenti per adattarsi al sito, sia in pianta che in altezza.

DIEVOLE, RESORT DI LUSSO E CANTINA A NUMERO CHIUSO

Per arrivare all'attuale configurazione della tenuta situata nel comune di Castelnuovo Berardenga, fra azienda vitivinicola e resort di lusso, la famiglia Bulgheroni ha messo sul tavolo diverse decine di milioni di euro. Dievole si sviluppa su 600 ettari e di questi 156 ettari (da 230 a 450 metri di altezza) sono destinati alle viti, un centinaio alle uve sangiovese per il Chianti Classico, Superiore, Gran Selezione e Riserva (tutti Docg) e una cinquantina alle uve Trebbiano e Malvasia per produrre il Bianco Toscana IGT bianco. Tutti i vitigni sono a certificazione biologica a partire dall'annata 2013 per perseguire una filosofia di coltivazione e di produzione del vino votata completamente a metodi naturali e al rispetto delle peculiarità della tradizione.

Non stupisce quindi che la fermentazione alcolica delle uve avvenga in vasche di cemento a forma di calice (scelta dovuta alla migliore traspirazione del frutto e al mantenimento delle sue proprietà organolettiche) prima del passaggio in botti grandi e che in tutte le cantine delle aziende Bulgheroni non vengano utilizzate barrique. Alle circa 300mila bottiglie di Chianti Classico imbottigliate ogni anno, con il mercato americano (ora di fatto bloccato) a fare da bacino di sbocco emergente, Dievole abbina un resort di lusso che vuole essere espressione di un'ospitalità integrata a 360 gradi con la produzione di vino e olio. I servizi offerti agli ospiti (prevalentemente austriaci, tedeschi e svizzeri) spaziano infatti dalle visite in vigneto ai "foraging tour" per la raccolta delle erbe spontanee e il loro successivo utilizzo in cucina, dal percorso vita di 27 km che corre tutto intorno alla tenuta (da fare a piedi o in bici elettrica) al training dei cinque sensi con personal trainer dedicato.

In attesa della Spa che sarà pronta nel 2021, c’è il Wine Club a numero chiuso, circa 30 posti: il fee di ingresso è di 5mila euro l'anno fra bottiglie e servizi di ospitality acquistati, prevede l'affitto di una cantinetta per stivare i propri vini (anche non Dievole) e l'utilizzo del caveau per attività di degustazione che si appoggiano alla cucina del resort. La clientela, manco a dirlo, è prevalentemente internazionale.

di GIANNI RUSCONI