Ero adolescente quando lessi "Fahrenheit 451", il libro di Ray Bradbury, che in chiave futurista racconta di un mondo tecnologico, dove é proibito leggere e dove non solo si incendiano i libri, ma anche le case, che li contengono. In uno scenario apocalittico si distrugge con lanciafiamme la cultura, rappresentata da quell’elemento pieno di simbolismi, che é il libro. In questi giorni sono tornato a leggere l’autore, in occasione dei cento anni della sua nascita in Illinois, negli Stati Uniti.

Bradbury, morto alla venerabile etá di 92 anni, fu uno dei piú noti esponenti del genere fantascientifico, autore di libri celebri come Cronache Marziane, Il popolo dell’autunno, L’uomo illustrato. Per celebrare il centenario ho scelto proprio questo ultimo libro, che narra l’incontro del protagonista con un uomo, ormai anziano, che cerca un lavoro, ma invano. Infatti tutti lo evitano quando osservano sulla sua pelle tantissimi tatuaggi, che sono forse opera di stregonería. A guardare a lungo il suo corpo, le figure si animano e raccontano tante storie, che la fantasía di Bradbury raccoglie in 18 episodi. Non ho letto il libro con la curiositá dell’adolescente d’allora, ma con l’interesse di chi ormai vive in un mondo dissestato dalla pandemia, che in qualche modo l’autore americano giá profetizzava nelle sue storie fantastiche.

E’ prodigiosa la capacitá di immaginare il futuro di questo scrittore: case piene di tecnologia avanzata, dove le luci si accendono o si spengono al passaggio dei suoi abitanti, la cucina prepara automaticamente il cibo, mentre enormi televisori in 3D consentono vivere immersi in una realtá virtuale. Ció che piú stupisce di questi racconti non é solo la predizione di tecnologie che oggi sono comuni nella nostra vita o appariranno sicuramente nei prossimi anni, ma anche l’impatto che hanno queste trasformazioni su una nuova societá, che a misura che avanza verso il benessere, perde libertá e valori. E’ proprio il risvolto politico, sociale e psicológico - che Bradbury aveva immaginato negli anni ’50 - che sorprende oggi il lettore non piú adolescente.

Badbury va celebrato, piú che per la sua capacitá fantascientifica, per il messaggio chiaro e preoccupante: le trasformazioni non produrranno maggior benessere, ma faranno perdere all’uomo del futuro - cioé noi, oggi - quote ogni volta piú grandi di libertá, col rischio di condannarlo all’infelicitá. Ho scritto recentemente, in questo giorni di pandemía, che siamo passati dalla societá dell’eccesso a un mondo, che rischia di vivere in continua quarentena. E sono proprio le storie fantastiche di Bradbury, che confermo la profezia: l’uomo, ossessionato dalla ricerca della felicitá, é diventato fragile. Scrive affascinato sull’automazione del futuro, in forma simile a come la percepiamo nel nostro XXI° secolo, ma segnala nei suoi racconti il pericolo che esse comportano.

Allo stesso tempo intuisce che le tecnologíe assumono una indipendenza che consente loro di controllarci. E’ quanto succede con l’intelligenza artificiale, con "l’internet delle cose", o con la raccolta e uso dei nostri dati personali. Attraverso i suoi racconti Bradbury ci dice, con lo straordinario potere di un profeta, che volevamo costruirci un futuro piú indipendente e libero, ma il risultato é che oggi siamo molto piú controllati che nel passato. Il racconto Veldt (che potremmo tradurre come "La prateria") ci ammonisce: i genitori George e Lydia, che avevano acquistato un proiettore 3D di realtá virtuale per i loro figli, saranno divorati dai leoni che pasteggiano nella prateria apparente. La virtualitá e la realtá si confondono tragicamente.

L’epidemia del coronavirus é forse l’esempio piú perfetto di una umanitá fragile, che per salvarsi si affida alla vigilanza degli Stati e accetta le quarantene e i controlli digitali sulla mobilitá delle persone. Qualcuno ha la forza di protestare, come lo dimostra il movimento tedesco dei "senza mascherine", ma la nostra soggettiitá timorosa e controllata considera vergognosa e inaccettabile la rivolta. I rivoltosi chiedono di liberarsi dalle mascherine. Un’idea di libertà che a molti non fa ridere. Fa paura. Considero che la caratteristica degli scrittori "classici" é quella di essere sempre attuali.. Benvenuta quindi la lettura di uno scrittore di fantascienza, che proprio il Covid-19 ci fa capire che é un autore classico.

JUAN RASO