Dice Luigi Di Maio che il taglio del 36,5% della rappresentanza democratica servirà a "modernizzare il Paese". C’è del vero. Il processo di desovranizzazione degli Stati, delegittimazione della politica e svuotamento funzionale dei Parlamenti è, infatti, un elemento centrale della "modernità". Un fenomeno sapientemente alimentato dalle élite finanziarie e dai giganti del Web per spazzare via ogni possibile resistenza "nazionale" alla massimizzazione dei propri profitti globali.

Una lobby colossale di cui il Movimento 5stelle è con tutta evidenza il terminale politico italiano. Quando si oppongono al riconoscimento dei diritti sottratti agli autori nazionali da Google e soci, quando dichiarano guerra all’editoria cartacea, quando propongono la chiusura domenicale dei negozi per favorire il commercio on-line, i grillini fanno lobbing. E lobbistico è anche il tentativo di amputare il Parlamento della Repubblica.

Davide Casaleggio lo ammise candidamente due anni fa in un’intervista alla Verità. L’obiettivo, disse, è "superare" il Parlamento per trasferire la fonte del potere legislativo alle piattaforme Web. Non è un caso che il disegno di legge costituzionale sul taglio dei parlamentari fu presentato contestualmente a una legge per introdurre il referendum propositivo. Detta in sintesi: 500mila click su una piattaforma internet sarebbero sufficienti a superare una legge varata da un Parlamento legittimato da milioni di voti o a imporne una nuova.

Una manna per le lobby, che con la modesta spesa di una campagna su Facebook trasformerebbero facilmente in legge dello Stato ogni proprio interesse di parte. Il fatto, poi, che Casaleggio sia un imprenditore del Web e che la sua società abbia raddoppiato il fatturato da quando il Movimento 5stelle è al governo, non fa altro che conclamare quello che in altri tempi sarebbe stato definito un clamoroso conflitto di interessi. Ma i tempi sono cambiati: oggi siamo tutti "moderni"... Anche per questo #IoVotoNo.

Andrea Cangini