Inizia la folle corsa al danaro che dovrebbe arrivare da Bruxelles. 209 miliardi, assai pochi per le bramosie dei partiti. Quando ancora i 209 miliardi non sono nelle casse dello Stato le prenotazioni sono già centinaia. Le richieste sono le più stravaganti e fanno tremare chi in Italia dovrebbe gestire quei soldi. Un esperto, in un momento di esasperazione, ha urlato: "A queste condizioni di miliardi ne occorrerebbero 700".

EURO, CORSA AL MALLOPPO

È la solita corsa al malloppo a cui nessuno vuole mancare: dai piccoli ai più grandi. Solo che stavolta ci sarà l’Europa a vigilare e controllare dove andranno a finire quei soldi. Al primo sgarro l’avvertimento è stato preciso: "I miliardi torneranno all’ovile e l’Italia dovrà dimostrarci quali spese vorrà sostenere effettivamente"-. Nonostante ciò, le richieste non si fermano. Si ha paura di rimanere indietro e quindi di restare a bocca asciutta. Però, per carità, non si scherzi e non si prenda alla leggera il monito europeo. Se a un certo punto al nostro Paese venisse a mancare quell’aiuto, i guai economici che ci affliggono non avrebbero più risorse. E sarà difficile riprendersi e far uscire l’Italia da una gravissima crisi. La situazione è chiara e non ha alternative. Nelle condizioni in cui siamo meglio essere prudenti e non disubbidire agli input di Bruxelles. Anche ieri non è stata una giornata allegra. Il virus ha continuato la sua corsa, malgrado i casi siano leggermente diminuiti, 1008 con 14 decessi. È quel numero di contagiati che preoccupa gli scienziati e la politica. Segno che le misure anticovid19 non sono ancora sufficienti a frenare l’epidemia.

DESTRA ATTACCA E PENSA AGLI EURO

La destra incalza e getta benzina sul fuoco: "È un governo impreparato e inadeguato alle circostanze", si sostiene. Numeri alla mano si cerca di portare alla luce le magagne di Conte e dei suoi ministri. Il ritornello è sempre lo stesso: "Deve intervenire il Colle per mettere fine a questo governo". La maggioranza tace, ma fino ad un certo punto. Si rende conto delle lacune rimaste irrisolte e invoca (anche loro, sia pure se a mezza bocca) una mossa del Capo dello Stato. Per arrivare magari ad un rimpasto che, come scrive Stefano Folli in un suo editoriale di stamane su Repubblica, "porterebbe riequilibrio fra i partiti" facendo mancare quelle divisioni e quelle risse che non giovano certo al nostro Paese.

SCUOLA, NON SOLO EURO

Ad oggi, ogni occasione è buona per alzare la voce e puntare il dito contro gli avversari. Ieri è stato il turno della scuola al suo primo giorno di lezioni. Qualsiasi quotidiano si apra, si ha un panorama sconfortante della situazione. Mancano 250 mila insegnanti, una cifra non da ridere. In alcuni istituti di Torino, si è andati in chiesa pur di seguire i consigli dei propri docenti. A Roma, una foto lo dimostra, gli studenti si sono dovuti mettere in ginocchio per prendere appunti. Si è in attesa di due milioni di banchi che dovrebbero arrivare verso la fine di ottobre. Ma nel frattempo? "Facciamo i salti mortali", spiega un maestro di Amatrice, il paese sconvolto dal terremoto dove si è costruita una scuola nuova che non può funzionare perché non c’è personale. I partiti dell’opposizione hanno facile gioco. Stando così le cose è fin troppo semplice "sparare sulla Croce Rossa". "Eppure esiste ancora qualcuno che continua a chiamarla scuola. Per carità", incalza un docente. Allora tutti a Roma il 26 di settembre per una manifestazione oceanica a favore di quella cultura che sembra svanire ogni giorno di più.

di BRUNO TUCCI