Il mistero continua: a 16 anni dalla scomparsa del Pirata, finalmente un film porta sul grande schermo la sua storia. "Il caso Pantani. L'omicidio di un campione" sarà un evento speciale nelle sale solo il 12,13 e 14 ottobre distribuito da Koch Media. Più che una biografia sul grande ciclista che nel 1998 realizzò la doppietta Tour de France e Giro d’Italia si tratta di un noir contemporaneo, un thriller, un film d'inchiesta, un biopic, una pellicola drammatica. Una ricostruzione accurata e avvincente della vita del campione romagnolo che svelerà particolari inediti sulla sua morte.

Marco Pantani è stato ucciso due volte: a Madonna di Campiglio, vittima di una provetta manipolata e dalla criminalità organizzata e a Rimini, cinque anni dopo, dove verrà trovato morto in un albergo, solo, disteso a terra, a petto nudo, il giorno di San Valentino, ucciso da una intossicazione acuta da cocaina e psicofarmaci antidepressivi con conseguente edema polmonare e cerebrale, così come provato dall'autopsia del 2004 e da una successiva perizia medico-legale del 2015. Il film è il racconto di Marco Pantani (1970-2004) durante tre fasi della sua breve vita con tre anime, tre interpreti, un solo uomo.

"Il caso Pantani" ricostruisce la storia di un atleta che è diventato un mito, purtroppo distrutto con troppa facilità. Per molti è una vittima che non ha ancora avuto giustizia, per altri un uomo vittima delle proprie contraddizioni. Il regista Domenico Ciolfi ha deciso di ricostruire gli ultimi anni di vita del campione romagnolo: il racconto, che comprende anche inserimenti con immagini d'archivio delle imprese sportive del campione, è diviso in tre atti, interpretati da tre attori diversi per ognuna delle fasi che corrispondono anche tre diversi luoghi: Marco Palvetti per la sua storia a Cesenatico, Brenno Placido a Madonna di Campiglio e Fabrizio Rongione per la parte di Rimini. Nel cast anche Francesco Pannofino e Libero De Rienzo.

Il giovane Brenno Placido, figlio del regista e attore Michele, spiega così il suo ruolo: "Mi è stato assegnato il Pantani più giovane, quando la sua carriera era in ascesa, era il favorito del Giro, venne squalificato per doping in maniera improvvisa con provette che forse sono state manipolate. Non è stato facile, all'inizio ho avuto qualche tentennamento, ma il regista mi ha aiutato molto, è stata una fiducia reciproca e ho fatto del mio meglio". Il giovane Placido è reduce dal ruolo di Emanuele Balestrieri, il figlio adolescente secchione e puntiglioso delle tre stagioni della serie televisiva Tutti pazzi per amore.

Brenno porta il nome, scelto dalla madre, ispirato dal busto del condottiero gallo che mise a sacco Roma nel 390 a.C. L’attore ha compiuto 29 anni il 23 agosto e ha lavorato parecchio sul suo fisico per diventare il primo dei tre Pantani del film. "Quando ho finito di lavorare alla serie ho debuttato a teatro perché è lì che nasce la mia recitazione. C'è un passaggio per un attore che è quello dall'essere ragazzo ad avere una maturità scenica, che si evolve anche con la crescita della persona, e per me questo film è stato un passo avanti. Tutto è nato da Domenico Ciolfi che mi ha visto in scena e mi ha contattato parlandomi del suo progetto. La sua passione mi ha contagiato e mi ha dato la spinta a farlo" racconta l’attore. Un ruolo non semplice visto il clamore e il ricordo ancora vivido del Pirata.

"Quando interpreti certi personaggi – dice Placido junior - ti assumi anche la responsabilità di rappresentarlo. Ho approfondito molto sul ciclista, partendo dal libro Il caso Pantani di Luca Steffenoni e dalla documentazione raccolta dal regista e mi sono reso conto di quante imprecisioni esistano ancora sulla sua morte. In questo senso è un film che parla anche di cronaca nera, non è solo Marco Pantani personaggio controverso ma anche la mancanza di chiarezza nelle indagini sulla morte di una persona. Ma il cinema serve anche a far riflettere, mettere in luce, è un'opportunità per scavare nel passato e rimettere in discussione certi temi. È necessario raccontare questa storia, e poi andiamo a ricordare anche una leggenda del ciclismo, un grande personaggio di cui essere orgogliosi".

Come ci si comporta di fronte a un campione che trova una tragica fine? "A modo mio – aggiunge l’attore - l'ho preso a cuore, ho cercato di comprenderlo. È stato sfortunato, si è ritrovato in qualcosa più grande di lui ed è rimasto vittima due volte, qualcosa che l'ha distrutto e che poi l'ha portato alla morte. Anche se aveva molti amici e colleghi si è sentito solo e nessuno, neanche gli amici o la tua famiglia, possono aiutarti a superare gli ostacoli che sono dentro di te". Chiuso il capitolo Pantani, il giovane Brenno andrà sotto le grinfie del padre Michele che lo dirigerà nel nuovo film su Caravaggio di cui inizieranno presto le riprese. "Questa volta – spiega l’attore - farò l'antagonista, Ranuccio Tomassoni, l'uomo che è stato ucciso da Caravaggio e che lo ha costretto a fuggire da Roma. Ma tra loro c'è stato un rapporto profondo e ambiguo di amicizia e invidia".

Marco Ferrari