È finita con un pareggio. Tre regioni al centro sinistra, tre alla coalizione di destra. Dovrebbero essere contenti tutti. Invece non è così. Perché in Puglia e in Toscana, dove la situazione era incerta, il Pd ha avuto un grande successo. Il che significa che il governo guidato da Giuseppe Conte non corre per ora nessun pericolo. Perché mai, Salvini, la Meloni e Berlusconi dovrebbero riflettere su questo voto? Perché in Veneto, nelle Marche e in Liguria non sono mai esistiti dubbi sull’esito finale. Al contrario, là dove si combatteva una partita difficile che avrebbe coinvolto pure l’esecutivo, la sinistra ha vinto alla grande. I numeri ne sono una dimostrazione lampante. Non solo, ma il Pd ha avuto la meglio anche sui voti di lista, rifilando sberle soprattutto alla Lega.

In certe realtà la differenza fra le due forze politiche si aggira sui 14 punti. Nemmeno il più ottimista degli esponenti della sinistra avrebbe potuto immaginare un finale così positivo. Tutto questo fa nascere due interrogativi. Il primo riguarda il segretario dei Dem, Nicola Zingaretti che esce dalla consultazione come un grande vincitore. Ora, il presidente del Lazio non dovrà più aver paura né della opposizione, né dal fuoco amico che nelle ultime settimane aveva sparato proiettili non proprio piacevoli sulla sua politica.

"Siamo molto soddisfatti dei risultati", dice. "Il Pd si conferma una forza che vuol cambiare e modernizzare il Paese. Ora cercheremo con i nostri alleati di governo, cioè i 5Stelle, di stringere nuovi patti per portare avanti le riforme indispensabili per la rinascita e la ricostruzione dell’Italia. Il mio rammarico è che se avessimo stretto alleanze dappertutto (tranne in Liguria) avremmo potuto fare l’en-plein o quasi".

Il secondo interrogativo riguarda Matteo Salvini che esce molto ridimensionato da questa competizione. Non è riuscito a scardinare il "rosso" della Toscana, ha perduto in Puglia, in Campania non c’è stata lotta, perché il governatore uscente, Vincenzo De Luca, ha fatto il pieno. E allora quale sarà il suo futuro? Rimarrà alla guida della Lega oppure dovrà cedere lo scettro a qualcun altro? Fuor di metafora a Luca Zaia che in Veneto non solo ha superato il 74 per cento dei consensi, ma la sua lista ha superato di gran lunga quella di Salvini?

Gli oppositori del leader affermano: "Ne trarrà le conseguenze o andrà avanti per la sua strada nazionalizzando (come ha fatto finora) la Lega? Comunque vada sarà un periodo assai difficile per Matteo. Che forse penserà con nostalgia ai tempi in cui aveva il doppio incarico di vice presidente del consiglio e di responsabile degli Interni. Infine, i 5Stelle. Per i Grillini è stata "una giornata storica" per aver ridotto notevolmente il numero dei Parlamentari. Sostiene Luigi Di Maio: "È la svolta che inseguivamo da tempo. Ora dobbiamo pensare alla rinascita e dobbiamo studiare e programmare una nuova riforma elettorale". Il ministro degli Esteri dimentica però di dire che in tutte le regioni in cui si sono presentati da soli, i pentastellati hanno inanellato una lunga serie di flop.

Bruno Tucci