Si è tenuta nei giorni scorsi una conferenza stampa in videoconferenza del Cgie che ha visto gli interventi del Segretario Generale, Michele Schiavone, della Vicesegretaria Generale per i Paesi anglofoni extraeuropei, Silvana Mangione, e del Vicesegretario Generale di nomina governativa, Rodolfo Ricci: l’incontro ha consentito di fare il punto sulla situazione all’indomani dei risultati referendari ed in vista dell’Assemblea Plenaria del Cgie prevista per il 28 settembre. 

“Quella di lunedì 28 sarà la prima di una serie di riunioni in videoconferenza per supplire alla consueta Assemblea Plenaria in presenza: dall’ultimo Comitato di Presidenza del febbraio scorso abbiamo continuato a lavorare per tenere viva l’attenzione sulle nostre comunità all’estero”, ha esordito Schiavone rammaricato dall'aver visto saltare l’attesa Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-Cgie la cui preparazione è durata oltre 2 anni e mezzo, rinviata a tempi migliori. 

Quella di lunedì sarà però anche la prima occasione che ha il Cgie di approcciarsi faccia a faccia con il Ministro degli esteri, Luigi Di Maio, che è anche appunto Presidente dello stesso Cgie. “Con Di Maio parleremo dell’emergenza Covid, che ha visto dapprima il soccorso dei nostri connazionali all’estero, rimasti bloccati in attesa di rimpatrio: una fase durata oltre un mese e mezzo con oltre 100 mila italiani rientrati grazie all’intervento dell’Unità di Crisi. Quindi affronteremo la questione relativa al lavoro in questo contesto del Cgie e dei Comites che ha segnato passaggi importanti come la raccolta fondi in Australia e negli Usa per il soccorso sui territori. Il dialogo con il Parlamento e le proposte emendative ai decreti Cura Italia, Rilancio e Semplificazione ci ha consentito di sollecitare il Maeci per attingere ulteriori fondi da destinare agli aiuti per i connazionali più bisognosi soprattutto nei Paesi extra Ue”, ha spiegato Schiavone annunciando “un confronto franco con Di Maio” che avverrà ad un anno dall’insediamento dell’attuale Ministro. “Negli ultimi quattro anni ci siamo confrontati con altrettanti ministri succedutisi e ad ogni cambio di Governo abbiamo cercato di riadattare il nostro lavoro. Vorremmo essere maggiormente coinvolti ed essere propositivi, già dalla prossima finanziaria, considerando che il 2021 sarà un anno ricco di appuntamenti”, ha aggiunto Schiavone menzionando il G20 in Italia, l’anno dantesco ma anche il poter ripartire dal turismo nonché dall’accordo sottoscritto con il Museo dell’Emigrazione di Genova. Se può aver perso spinta l’ipotesi di un Cgie quale ‘parlamentino’ degli italiani all’estero, Schiavone non ha però smesso di sperare in una presa di coscienza da parte della politica e delle istituzioni della necessità di dare attuazione alle riforme approvate nella Plenaria del novembre 2017 riguardanti Cgie e Comites. Riforme al momento ancora ferme ma che assumono ancora più importanza dopo il taglio della rappresentanza estera post referendum. “Già 18 parlamentari erano insufficienti, oggi che sono scesi a 12 il loro lavoro si complica oltremodo nel dover rappresentare i connazionali nei cinque continenti”, ha sottolineato il Segretario Generale.

Sulla riforma di Comites e Cgie è intervenuta anche la Vicesegretaria Silvana Mangione auspicando che questo punto sia all’ordine del giorno della costituenda Commissione bicamerale per le questioni degli italiani all’estero. Sul periodo di emergenza dei mesi scorsi Mangione ha ricordato la generosità delle nostre comunità che si sono messe in movimento in ogni continente. “Negli Usa sono stati creati dei cordoni per il trasporto dei connazionali perché gli unici aerei disponibili erano quelli di Alitalia da New York: si alternavano settimane con due voli ad altre senza voli. Ci siamo adoperati per far arrivare i connazionali dalle diverse zone degli Usa fino a New York e da qui consentirgli di tornare in Italia”, ha spiegato Mangione che ha delineato il ruolo altresì indispensabile dei Comites nell’assistenza degli italiani maggiormente in difficoltà. “I Comites non hanno solo raccolto fondi per il sostegno agli italiani ma localmente si sono adoperati anche per fornire pasti alle famiglie con anziani prive di mezzi. Ricordo inoltre che negli Usa non c’è l’assicurazione medica pubblica e ci sono Stati nei quali i governatori non hanno esteso la copertura medica gratuita ed è qui che sono intervenute le nostre comunità”, ha aggiunto la Vicesegretaria menzionando altre attività come la raccolta fondi in Canada, con l’aiuto dell’Ambasciata, ma anche i diversi incontri in videoconferenza con medici e specialisti sul Covid “per dissipare le bufale”. A questi incontri virtuali hanno partecipato migliaia di persone e il ringraziamento della Vicesegretaria è andato alla rete diplomatico-consolare. Sulla situazione attuale Mangione ha evidenziato come negli Usa e in Sudafrica non sia un momento facile mentre va meglio in Canada e Australia, “benché in Australia i colleghi stessi non possano uscire dal Paese, se non con ragioni validissime per prendere l’aereo e recarsi altrove”. Sul risultato del referendum Mangione ha precisato che molta gente non ha votato: in alcuni Paesi come Brasile e Sudafrica le poste non hanno funzionato come avrebbero dovuto e anche negli Usa ci sono stati “tagli pazzeschi delle poste”, ha sottolineato, “ma malgrado ciò tutti i Consolati ci hanno fatto arrivare i plichi già al 3 e 4 settembre e quindi il problema è stato casomai farli tornare indietro”. Il Consolato di New York è quello che ha gestito la raccolta dei plichi negli Usa: “un lavoro fatto con grande perizia”. Un’altra questione è quella relativa alla scarsa informazione: “è stata carente e molte persone hanno capito che potevano votare il 20 e il 21 mentre all’estero si doveva votare prima”, ha lamentato Mangione puntando l’attenzione soprattutto sui messaggi televisivi. Per quanto riguarda la rappresentanza estera “la prossima legge elettorale dovrà ripartire dall’idea che in ogni circoscrizione debba esserci almeno un deputato ed un senatore mentre i restanti seggi debbano essere attribuiti in base al numero di cittadini residenti”, ha sottolineato Mangione citando il modello americano. “In più occorre la cancellazione della norma che consente ai residenti in Italia di candidarsi all’estero mentre la cosa inversa  non è consentita”. Ma quale ruolo hanno nello specifico i Paesi anglofoni extraeuropei? Per Mangione un ruolo importante sotto l’aspetto della divulgazione della cultura e della lingua italiana. Questo al netto dei problemi relativi alla nuova circolare per la promozione di lingua e cultura italiana all’estero. “Questa circolare è stata emanata ad agosto scorso ma il tutto è stato fatto senza il parere del Cgie, il quale è rimasto fermo ai suggerimenti dati alla versione della circolare del novembre 2019”, ha lamentato Mangione parlando di questioni relative agli enti gestori. “Australia, Nord America e Sudafrica sono concordi nel chiedere che la circolare, che pure ha spunti interessanti, sia perfezionata e completata: questo per quanto riguarda la tempistica di assegnazione e di erogazione dei fondi, ma anche per la definizione dei requisiti d’iscrizione di nuovi enti, per l’aggiornamento del portale specifico della Direzione Generale del Maeci per quanto riguarda la contabilità degli enti gestori. Infine sarebbe auspicabile che venisse stilato un vademecum dei diritti e doveri dei dirigenti scolastici. E’ davvero difficile applicare tutti i dettami della circolare allo stato attuale”, ha rilevato la Mangione.

Il Vicesegretario Rodolfo Ricci si è detto “parzialmente colpito” dalla sproporzione tra i SI ed i NO del referendum. “La mia impressione è che siamo ad uno snodo storico, che bisogna cercare di non evitare in termini di discussione. Questo perché ne va della credibilità stessa del mondo della rappresentanza italiana estera. Bisognerà invece capire come affrontare i prossimi mesi ed anni: è una questione che non riguarda solamente il Cgie perché le priorità sono quelle dell’intera collettività che nell’ultimo decennio ha più che raddoppiato la sua presenza nel mondo”, ha spiegato Ricci riferendosi ai dati ufficiali perché, come è ormai noto, gli italiani effettivamente all’estero potrebbero essere addirittura di più di quel 10% dell’intera popolazione italiana risultante dall’Aire. “La tendenza secondo me sarà di un ulteriore aumento e dovremo lavorare affinché, anche alla luce dei fondi europei, tutte le nostre collettività estere giochino il ruolo che gli spetta e non solo in campo economico o commerciale”. Ricci ha quindi rivolto un appello alla politica. “La politica si faccia carico dei problemi creatisi: questo spetta alle istituzioni e ai partiti, non al Cgie. I nostri 6 milioni di italiani all’estero non possono più stare in una sorta di ‘riserva’ che è ancora più piccola, ossia la Circoscrizione Estero: questo non è concepibile se davvero il voto è egualmente rappresentativo a prescindere da luogo da cui proviene”, ha lamentato Ricci ricordando come questo sia un problema riguardante anche alcune Regioni nazionali, a seguito della riduzione dei parlamentari. In proposito Ricci ha sottolineato la necessità di ristabilire un’adeguata rappresentanza per l’estero sia prevedendo la presentazione di candidati italiani residenti nel mondo nei collegi elettorali italiani, sia attraverso l’aumento delle prerogative del Cgie.  Sui rientri dall’estero, infine, non ci sono al momento dati precisi sulle cancellazioni Aire: “forse avremo questi dati tra un anno”, ha aggiunto il Vicesegretario che ha però messo in guardia sul fenomeno di quanti sono rientrati lavorando a nero all’estero e non essendosi mai iscritti all’Aire. Si tratta di una fetta di popolazione che di conseguenza non risulterà mai dalle statistiche: gli invisibili nell’era della nuova mobilità. “Non è comunque detto che rientrare in Italia sia positivo per il futuro, soprattutto per chi ha una posizione stabile all’estero e gode di misure di sostegno nel Paese in cui risiede regolarmente”, ha concluso Ricci.