Scandalo alla Santa Sede. Il primo non è, non sarà neppure l’ultimo. In Vaticano come in qualsiasi altro posto della terra, anche a casa del Papa il licenziamento è possibile. In nome del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo, questa volta la decisione choc riguarda il cardinale Giovanni Angelo Becciu.

Sardo della provincia di Sassari, settantadue anni, decade immediatamente dalla guida della Congregazione dei Santi e diritti della Porpora. Deve lasciare anche il conclave. Papa Francesco ha rimosso il potente cardinale depositario di tutti i segreti della Santa Sede. Cresciuto alla scuola diplomatica, organizzatore di storici viaggi papali, il cardinale Giovanni Angelo Becciu è stato anche il sostituto della segreteria di Stato. Si sarebbe macchiato di una colpa definita grave all’interno della Santa Sede: dava i soldi dell’Obolo al fratello.

La decisione di licenziarlo è sopravvenuta dopo settimane di serrati confronti. Il Papa ha assunto la decisione sofferta e insieme clamorosa dopo l’ultima udienza, particolarmente agitata. I retroscena sono rivelati nel numero del settimanale l’Espresso, oggi in edicola. E pensare che Papa Francesco si è sempre fidato ciecamente del suo primo collaboratore. Il Pontefice e il cardinale licenziato si confrontavano spesso. La notizia della rinuncia è stata resa nota da un bollettino della sala stampa del Vaticano.

Voci interne attribuiscono la decisione papale alla conclusione dell’inchiesta sull’immobile di Londra, costato al Vaticano 300 milioni di euro, a dispetto del valore effettivo indubbiamente inferiore. Il conto bancario con il quale sono state disposte le operazioni che hanno portato all’acquisizione dell’immobile (e alla perdita di cospicue somme di denaro) era gestito dalla segreteria di Stato Vaticano. In particolare dal sostituto dell’epoca, il cardinale Becciu.

Il conto, in buona sostanza, non era soggetto a controllori esterni. Vi confluivano fondi provenienti dall’Obolo di San Pietro e da altri enti. Il bubbone è esploso quando il Papa ha chiesto totale trasparenza sulle entrate e sulle uscite vaticane. E solo allora ha potuto conoscere il contenuto, valutare ogni movimento e procedere quindi all’indagine. Scrive l’Espresso, a firma di Massimiliano Coccia "l’allora sostituto avrebbe dirottato denaro della Cei e dell’Obolo di San Pietro verso la cooperativa di suo fratello in Sardegna". Le indagini ordinate dal Papa hanno portato al clamoroso risultato. La storia della segreteria di Stato ha presentato momenti sconcertanti anche in passato. Anni fa il cardinale George Pell, capo della segreteria, provò ad avocare al suo dicastero tutte le operazioni finanziarie degli enti vaticani. Andrò però a sbattere contro un muro.

Il revisore dei conti dell’epoca, Libero Milone, fu costretto a dimettersi per resistenze nella vecchia curia. Pell fu costretto a lasciare l’Italia per le accuse di pedofilia che gli scaricò addosso l’Australia. Ma fu proprio il suo allontanamento a permettere alla segreteria di Stato di affossare le riforme proposte dal porporato australiano. I soldi continuarono a essere gestiti autonomamente. Il cardinale Becciu, lo scorso febbraio, si era difeso in questa precisa maniera. "Non ho utilizzato i soldi dei poveri o l’Obolo di San Pietro per fare speculazioni.

Non abbiamo utilizzato quei soldi: abbiamo acceso un mutuo, lasciando i fondi com’erano". Accettate da Papa Francesco, le dimissioni del cardinale sembrano dire altro. Lo scandalo dell’immobile di Londra, in Sloane Road, costrinse cinque persone a lasciare i loro incarichi in segreteria di Stato e nell’Autorità d’Informazione Finanziaria. Nel 2016 monsignore Lucio Vallejo Balda, a capo di Cosea, ammise di aver passato alcuni documenti a giornalisti. Il processo interno scagionò però gli imputati. La caduta di Becciu presenta i connotati dell’accadimento clamoroso. Qui si parla del prefetto della Causa dei Santi, per anni primo collaboratore del Papa.

Lui non è solo l’uomo del palazzo di Londra, all’interno del Vaticano. Dove i problemi sono apparsi enormi alla vista di chiunque, al di fuori della Santa Sede, quando sono diventati noti i documenti relativi alle magagne poste in essere dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato e braccio destro del Papa. Becciu ha sempre goduto fama di saper individuare le falle e i punti di uscita, i responsabili delle trame e i protagonisti coinvolti. Questa è rimasto vittima del suo sapere sui segreti della Santa Sede. Il metodo seguito dal cardinale Angelo Becciu è stato ricostruito da L’Espresso.

Bonifici a società di famiglia e milioni spariti nell’offshore. Una montagna di soldi affiora dalle carte dello scandalo. Un fratello del cardinale, titolare di una ditta di falegnameria, avrebbe arredato e ammodernato numerose chiese in Angola e a Cuba. Quando non c’era nessun tipo di controllo sugli appalti. Un altro caso riguarda la società Angel’s srl. Il fratello del cardinale, Mario Becciu, ordinario di psicologia presso l’università Salesiani di Roma, è socio di maggioranza al novantacinque per cento della società. Ha utilizzato la solidarietà per installare sistemi automatici e prodotti per il settore degli hotel, impiantistica professionale per birra e bevande alla spina.

Così come la cooperativa Spes di Tonino Becciu, che ha prodotto e imbottigliato la Birra Pollicina, attualmente non in commercio. Gli enti ecclesiastici venivano indirizzati ad acquistare i prodotti della Angels’s. Le sollecitazioni arrivavano direttamente dal cardinale Becciu o da persone a lui vicine. Un sistema collaudato in cui i conflitti d’interesse erano all’ordine del giorno. Quelli del cardinale e della sua famiglia. Un meccanismo che ha prodotto un buco di 454 milioni di euro. Fino a quando Papa Francesco ha chiesto e ottenuto definitiva chiarezza. In nome del cardinale e dei suoi fratelli.

di FRANCO ESPOSITO