La Juventus pensa al tridente Dybala-Morata-Ronaldo perché alle spalle ha centrocampisti di fisico e di lotta (McKennie, Rabiot, Ramsey). Gattuso pensa di calare il tris Mertens-Osimhen-Insigne ma, alle spalle, non ha una coppia di "cani da guardia" per reggere il centrocampo.

Dovrebbe trasformare in "mastini" Fabian Ruiz e Zielinski che "mastini" non sono (Vecino è vicino?). Poiché Gattuso parla di equilibrio della squadra il tridente sembra un azzardo e un sogno.

Il Napoli è una squadra squisitamente tecnica e poco fisica e la "rosa" offre soprattutto giocatori offensivi. La variazione del modulo di gioco a seconda degli avversari e durante le partite sembra la soluzione.

Se Gattuso non può rinunciare a Fabian Ruiz e Zielinski, il modulo di partenza resta il 4-3-3. Molti "spingono" per un 4-4-2 (Fabian-Demme-Zielinski-Insigne nei quattro dietro Mertens e Osimhen). Avremmo sempre un centrocampo di qualità ma di scarso filtro anche utilizzando Elmas.

È il tema azzurro di quest'anno. A Napoli prevale lo scetticismo fra le ormai stanche vedovelle allegre di Sarri e i nipotini dispettosi di Ancelotti. Guardano a Gattuso e alla squadra con diffidenza rimpiangendo il maestro dei 91 punti e l'eroe dei due mondi.

Curiosamente, fuori Napoli si indica la formazione azzurra subito dopo Juventus e Inter. Sono due estremi. In mezzo c'è una squadra di grande qualità e poca lotta. Per vincere dovrebbe tenere palla novanta minuti su novanta.

Il possesso azzurro sfiora il 60 per cento ed è più difensivo che offensivo. Mira a lasciare giocare il meno possibile l'avversario limitando l'azzardo della verticalizzazione. Passaggi orizzontali e all'indietro, ritmo da Belle Epoque per non far ripartire l'avversario.

Avendo gli interpreti giusti, il Napoli dovrebbe riproporre l'antico contropiede (3-5-2) con due frecce come Osimhen e Lozano. Ma si può?

Se ne parlerà per tutto il campionato e i risultati condizioneranno i giudizi, mentre la tesi romantica, col potenziale offensivo azzurro, è gettare il cuore oltre l'ostacolo puntando a fare più gol dell'avversario. Ossia bilanciare positivamente la forza dell'attacco con i rischi in difesa, lo scandalo maggiore in un campionato che si vince soprattutto con una difesa forte.

È un gioco che può fare il Sassuolo che non ha pressioni, mentre a Napoli (due scudetti in 90 anni) vige ormai il comandamento di Boniperti, vincere è l'unica cosa che conta.

Napoli-Genoa, oggi pomeriggio al San Paolo, nel segno del Covid. Perin positivo alla vigilia del match, una brutta tegola per la squadra ligure e un ulteriore segnale d'allarme per il campionato.

Formazioni condizionate dalla pandemia e, alla fine, non proprio un campionato regolarissimo per le indisponibilità da virus (il Milan che perde Ibrahimovic), sino al rischio maggiore di uno stop.

Ogni anno il Genoa fa un mercato da capogiro. Questa volta una ventina di arrivi tra prestiti e rientro-prestiti. Ha preso Maran, un allenatore solido per non patire le angosce del campionato passato (salvezza conquistata sul filo).

Curiosità per il rientro in Italia di Pjaca e per il rilancio di Destro, col "vecchio" Pandev (37 anni) capace ancora di squisite prodezze. Modulo da lotta per sopravvivere (3-5-2). Sarà un test probante per il Napoli che potrebbe sventagliare il terzetto delle meraviglia (Mertens-Osimhen-Insigne) e, in partenza, l'inevitabile 4-3-3.

Alla prima giornata, il Genoa ha liquidato a Marassi il Crotone dall'inguardabile difesa (4-1). Non fa testo. Il Napoli, debutto al San Paolo, può vincere. Un risultato diverso sorprenderebbe.

Mimmo Carratelli